
Un’acquisizione di prestigio per gli Uffizi
“La Strega”, opera iconica del pittore seicentesco Salvator Rosa, si aggiunge alla collezione delle Gallerie degli Uffizi, arricchendo la sezione dedicata alla pittura del XVII secolo. Questo capolavoro esoterico, acquistato per circa 450mila euro, sarà esposto nella Sala Bianca di Palazzo Pitti subito dopo le festività natalizie, per poi trovare una collocazione permanente nelle sale dedicate ai maestri barocchi.
L’acquisizione è stata possibile grazie al rientro dell’opera in Italia, dove era assente da anni. Il comitato scientifico degli Uffizi ha sottolineato l’importanza di questa aggiunta per completare il percorso dedicato alla pittura di Salvator Rosa, figura cruciale dell’arte italiana ed europea del Seicento.
Il valore artistico e simbolico dell’opera
Nel dipinto, la strega è rappresentata in una postura inquietante: inginocchiata, con un corpo deformato e un volto pieno di rabbia. In una mano brandisce un ramo in fiamme, mentre nell’altra tiene un contenitore dal quale emerge una figura diabolica. A terra sono disseminati oggetti dal significato oscuro: ossa, un teschio, monete e un foglio bianco con simboli esoterici e il monogramma “SR”. Sullo sfondo, nella penombra, si intravede un dettaglio macabro: un bambino avvolto in un panno, simbolo delle leggende sulle streghe che utilizzavano sangue infantile per i loro incantesimi.
Quest’opera è un autentico manifesto della pittura barocca, caratterizzata da un’attenzione quasi ossessiva ai dettagli grotteschi e alla deformazione. Rientra nel filone negromantico che Rosa sviluppò durante il soggiorno a Firenze, influenzato dalla corte medicea e dal fervore intellettuale delle accademie fiorentine.
Un ritorno importante per l’arte italiana
Secondo il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Simone Verde, l’ingresso di questa tela nella collezione del museo colma una lacuna significativa. Finora, i temi magici e stregoneschi erano rappresentati solo marginalmente, nonostante fossero centrali nella produzione di Rosa a Firenze. Con “La Strega”, gli Uffizi restituiscono all’Italia un’opera che rischiava di andare perduta all’estero.
Il contesto storico e l’influenza della magia
“La Strega” appartiene al periodo in cui Rosa era attivo alla corte del cardinale Giovan Carlo de’ Medici, tra il 1640 e il 1648. In quegli anni, la cultura fiorentina era permeata dallo studio dei testi esoterici e filosofici come il Corpus Hermeticum, tradotto da Marsilio Ficino nel XV secolo. Questo contesto intellettuale influenzò profondamente Rosa, spingendolo a esplorare soggetti magici e negromantici.
Un dialogo con i maestri europei
Nella scelta iconografica, Salvator Rosa richiama i pittori nordici come Albrecht Dürer, Hans Baldung Grien e Jacques de Gheyn, noti per le loro rappresentazioni di streghe e magia. Rosa non si limitò alla pittura: nel 1646 compose un’ode intitolata proprio “La Strega”, che presenta analogie tematiche con l’opera ora acquisita dagli Uffizi.