Il film, al cinema dal primo gennaio, utilizza anche l’autoironia per spiegare il motivo di un ritorno alla Matrice a vent’anni di distanza. Neo è nuovamente intrappolato in una realtà a cui sente di non appartenere, e Trinity è ugualmente bloccata in scelte non sue. Tutto quello che c’è da sapere sul nuovo (e attesissimo) capitolo
Vent’anni fa il cinema è stato rivoluzionato dal colpo di un proiettile sospeso nel tempo, il Bullet Time, e da una scelta iconica (Pillola rossa o blu?) . Quando The Matrix arrivò nei cinema nel 1999 era il riflesso cyberpunk della frenesia e della paura di fine millennio.
Neo (Keanu Reeves) incastrato in una vita non sua, dubita della realtà in cui vive, e trova un modo per entrare nella tana del Bianconiglio. Quella strada arriva da Trinity(Carrie-Anne Moss) e Morpheus (Laurence Fishburne). Voler conoscere la realtà era una scelta già presa, le ragioni dietro quella scelta sono la vera incognita. Così racconta l’Oracolo nell’iconica trilogia diretta dalle sorelle Wachowski.
Questo solo uno dei rompicapi mentali proposti da una saga che si nutre di dibattiti filosofici, che necessita più di una visione per essere compresa appieno, il cui senso muta con il passare degli anni, soprattutto in corrispondenza del periodo storico in cui ritorniamo alla matrice di quei film che hanno segnato un’epoca.
Dal 1 gennaio, distribuito da Warner Bros. Italia arriva in sala Matrix Resurrections diretto da Lana Wachowski. Unico modo possibile di raccontare la storia di Neo e Trinity, il film utilizza anche l’autoironia per spiegare il motivo di un ritorno alla Matrice a vent’anni di distanza.
Scelta volontaria della regista, per raccontare la propria visione, portando avanti una storia in parte autoconclusiva, che lasciava spazio aperto ad alcuni dubbi, gli stessi da cui parte questo quarto capitolo della saga.
Neo è nuovamente intrappolato in una realtà a cui sente di non appartenere, con la coscienza che si ribella in crisi che lo costringono a frequenti visite dall’analista, e con la sua vita usata come arma contro di lui. Trinity è ugualmente bloccata in scelte non sue. Questo il primo tema che Lana Wachowski ha voluto far suo: in un mondo che ci impone degli standard prefissati, dove il sistema binario è ormai superato, quali sono le scelte che davvero compiamo per noi stessi e quali quelle per compiacere gli altri, e raggiungere determinati obiettivi (soprattutto legati all’età)?
Saga nata in un mondo senza social network Matrix Resurrections riflette invece sul rapporto che oggi abbiamo con la tecnologia, soprattutto sulla percezione della realtà attraverso gli strumenti che utilizziamo per raccontarla, e fonda la sua essenza sul rapporto con i videogame, anche qui in chiave brillante e autoironica.
Il film rilancia la saga in un mondo diverso, cercando di rimanere fedele a sé stessa, analizzando con ferocia, brutalità e sarcasmo, l’industria dell’intrattenimento e i suoi fruitori. Ottimi gli innesti e i nuovi personaggi introdotti (da Bugs di Jessica Henwickall’Analista di Neil Patrick Harris e a Jonathan Groff), e i continui riferimenti ai film precedenti, con la voglia di arrivare a un pubblico più giovane, senza dimenticare le generazioni di fan storici.
Quello che in parte manca è il mind porn i continui rompicapi filosofici offerti agli spettatori nei capitoli precedenti, scelta comprensibile per renderlo fruibile anche a quelle generazioni che non reggono più le trame approfondite neanche nei videogame. Matrix Resurrections ha però il grande pregio dì confermare, visto che sono cambiati i tempi, una cosa che tutti noi sapevamo da sempre. Al centro di tutto quel mondo cyberpunk, fulcro della distopia di fine millennio, c’è sempre stata la storia d’amore fra Trinity e Neo.
VanityFair.it