Alla Fondazione Cini il Venice Sustainable Fashion Forum. Un appello condiviso tra gli attori della filiera della moda per rendere possibile la transizione ecologica. Iniziativa promossa da Confindustria Venezia Area Metropolitana di Venezia e Rovigo e The European House-Ambrosetti, con il patrocinio di Assocalzaturifici, Camera Nazionale della Moda Italiana e Sistema Moda Italia
Incontri, confronti ma soprattutto fatti. Il primo summit dedicato alla moda sostenibile ha posto le basi per la transizione ecologica in uno dei settori più inquinanti al mondo, quello del fashion.
Uomini di impresa, di ricerca, di innovazione, istituzioni hanno discusso, ma soprattutto portato le proprie idee e le proprie proposte per accelerare il passaggio verso una moda più green.
Molti però gli scogli da superare. In primo luogo la raccolta dei dati. La misurazione dell’impatto del settore moda sulla sostenibilità è infatti difficilissima.
Altrettanto la certificazione. Esistono più di 100 certificazioni diverse e occorre perciò trovare dei parametri comuni.
CONOSCERE PER SCEGLIERE LIBERAMENTE
Ma in quella definita come la terza era dell’integrazione sostenibile è fondamentale agire subito.
“Bisogna agire ed innovare”, ha dichiarato Federico Marchetti, fondatore di Yoox Net-a-Porter Group, Chair of King Charles’s Fashion Taskforce e Board member of Giorgio Armani. “Agire perché non c’è più tempo da perdere e quindi bisogna portare azioni concrete, cominciare subito e poi eventualmente piano piano aggiustare il tiro. E poi innovare, perché la tecnologia è la migliore alleata in questo percorso di accelerazione verso la sostenibilità e il cambiamento. Il progresso tecnologico negli ultimi 10 anni è stato incredibile e lo sarà ancora di più nei prossimi 10. Tuttavia, ci sono già ora delle tecnologie che possono cambiare assolutamente l’approccio della moda nei confronti della sostenibilità, come per esempio il passaporto digitale che ho sperimentato per la prima volta nel 2018 con la mia vecchia azienda Net-a-Porter e poi, successivamente, ho portato nella Fashion Task Force di Re Carlo d’Inghilterra che sto guidando come presidente da poco più di un anno. Questo strumento cambierà sicuramente tutto il comportamento dei clienti perché finalmente avranno le informazioni per poter scegliere liberamente”.
Passaporto digitale ma anche “moda rigenerativa, che ha a che fare con i materiali cioè da dove vengono, come vengono prodotti, la seta, il cashmere, il cotone, come si può fare ad avere dei prodotti e dei materiali organici senza degenerare ulteriormente il territorio, depauperato negli anni per un eccesso di bisogno”.
RE.CREA, PROGETTO PER LO SMALTIMENTO SOSTENIBILE DELL’ABBIGLIAMENTO
Dalle parole ai fatti. Come il consorzio Re. Crea che riunisce sei grandi aziende, sotto il coordinamento di Camera Nazionale della Moda Italiana, per risolvere il problema del tessile a fine vita: il Gruppo Moncler, il Gruppo Prada, Max Mara Fashion Group, il Gruppo Otb, Ermenegildo Zegna Group e Dolce & Gabbana.
Ognuna di loro ha contribuito con le proprie competenze affinché il progetto diventasse una realtà tuttora aperta per accogliere nuove aziende.
Un bell’esempio di sinergia tra brand.
“Ringrazio i brand”, ha commentato il Presidente di Camera Nazionale della Moda Italiana Carlo Capasa, “che con generosità continuano a fare sistema su un tema cruciale per la nostra industria. La gestione dell’intera vita dei prodotti è misura del senso di responsabilità che ogni produttore deve avere dal momento in cui crea un capo. È bello che dai grandi marchi dell’alta qualità associati a Cnmi parta un messaggio che sarà centrale per il futuro della moda”.
In un documento pubblicato lo scorso marzo sul proprio sito web, la Commissione europea ricorda che gli europei buttano via una media di 11 chili di materiali tessili ogni anno. A livello globale, l’equivalente di un camion carico di tessili viene messo in discarica o incenerito ogni secondo. La produzione tessile mondiale è quasi raddoppiata tra il 2000 e il 2015 e si prevede che il consumo di abbigliamento e calzature aumenterà del 63% entro il 2030.
Partito già lo scorso agosto ma presentato ufficialmente in occasione del Venice Sustainable Fashion Forum, Re.Crea ha come obiettivo quello di lavorare con prodotti del settore tessile arrivati al capolinea e promuovere nuove soluzioni di riciclo.
Il piano è sulla scia delle direttive europee riguardanti la Responsabilità Estesa del produttore in materia di rifiuti tessili e della normativa nazionale di attuazione organizzata dal ministero della Transizione ecologica.
EDUCARE LE NUOVE GENERAZIONI AL RISPETTO PER L’AMBIENTE
“L’istruzione è sempre stata a cuore alla mia famiglia, sia a mia madre che a mio padre. E come gruppo, spiegare la cultura alle persone è il nostro fine ultimo. Lo stiamo facendo anche per quanto riguarda la sostenibilità, perché vogliamo far capire che più un individuo è istruito e meglio è non solo per l’ambiente, ma anche per la vita di tutti i giorni”. Queste le parole di Lorenzo Bertelli, head of corporate social responsibility del gruppo Prada, al Venice Sustainable Fashion Forum.
Il manager ha illustrato nel dettaglio il programma educativo internazionale Sea beyond, lanciato nel 2019 in collaborazione con Unesco per la salvaguardia degli oceani, progetto nel quale il gruppo coinvolge ogni anno studenti degli istituti superiori di tutto il mondo.
“Abbiamo molto a cuore il tema della salvaguardia dell’ambiente e crediamo che ogni singola azione di un individuo possa fare la differenza. Per questo anche all’interno dell’azienda abbiamo promosso il programma Driver of Change. Educare i nostri team con un’agenda della sostenibilità è molto importante. Vogliamo parlare a chi fa parte della nostra catena del valore e far capire loro perché crediamo tanto in queste iniziative. Se vogliamo cambiare la mentalità delle persone là fuori, dobbiamo prima cambiare quella delle persone che lavorano con noi”, ha specificato il manager, precisando come non esista una formula unica, ma vi siano “tanti piccoli progressi che possono essere compiuti quotidianamente”.