I Måneskin sbarcano in America: il debutto è un sold out a New York

I Måneskin sbarcano in America: il debutto è un sold out a New York

Anche New York è andata «fuori di testa»: lo mostrano i video che spuntano sul web — folla in visibilio, cellulari che riprendono, centinaia di teste che si muovono in sincrono — e lo raccontano i presenti, non solo italiani, ma anche, in larga misura, americani. Il primo concerto dei Måneskin negli Stati Uniti è stato una scossa di energia, un sold out al Bowery Ballroom di Manhattan (locale cult della Grande Mela da cui sono passati R.E.M, Coldplay, Lou Reed, Strokes solo per dirne alcuni e dove Patti Smith ha suonato per 14 capodanni di fila) riempito alla massima capienza. Circa 600 persone che mercoledì sera sono corse sotto il palco per ballare con i quattro ventenni italiani più famosi del momento, passati in cinque anni dalle strade di Roma alle stelle.

«Non ricordo l’ultima volta che mi sono divertita così tanto a un concerto. Alla fine ci hanno chiamati tutti sul palco, Vic mi ha preso un braccio e mi ha aiutata a salire e così ho ballato vicino a Thomas», racconta Paige Allison, 19enne americana, a New York per fare l’università. Che cosa hanno di speciale i Måneskin da riuscire a fare breccia non solo nel pubblico italiano, ma nel mondo intero? Paige, che li ha scoperti grazie all’Eurovision, non sa da dove cominciare: «Non c’è nessuno come loro in questo momento. Sono freschi, diversi, adoro il loro rock e la loro estetica. E poi attorno alla band si sta creando una community bellissima, piena di ragazze. Vedere Victoria, una bassista, in un gruppo di uomini, è speciale. È la mia preferita e ha sorriso per l’intero show».

E se dopo l’ospitata al «Tonight Show» di Jimmy Fallon, i Måneskin possono aggiungere anche Drew Barrymore tra i loro fan illustri («Sono la band più sexy del pianeta», ha scritto l’attrice su TikTok postando un video con loro), il consenso è trasversale: Andrea Soriani, 51 anni, manager italiano a New York da 20 anni, descrive il live americano come «un uragano», dove c’erano sì i ragazzini, ma anche qualche capello bianco: «Sono ancora entusiasta — racconta—. Damiano era padrone assoluto della scena e il pubblico non riusciva a stare fermo. Di americani ce n’erano tanti e fa proprio piacere vedere dei musicisti italiani che non portano nel mondo la solita melodia».

In un’ora di scaletta, in un mix di energia, spettacolo e sensualità provocante, i Måneskin hanno sfoderato 14 canzoni, alternando i brani in inglese a quelli in italiano. Nonostante l’«ostacolo» linguistico, tutti cantavano. Lo assicura anche un esperto aizzatore di folle come il dj Benny Benassi, presente al debutto newyorkese: «Abbiamo assistito a una data storica. Io ho 54 anni e un po’ di rock l’ho vissuto. Questi ragazzi hanno tenuto il palco come fossero un mix di Rolling Stones, Iggy Pop e Kiss. Si tornerà a suonare il rock e io da deejay dico “speriamo”. Avevano l’energia dei club, ma fatta con le chitarre». Secondo Benassi, che tra le varie cose ha lavorato con Madonna e gli stessi Stones, i Måneskin «incarnano perfettamente il momento storico», la libertà e le rivendicazioni dei ragazzi di oggi. E così mentre in Italia veniva affossato il ddl Zan, Damiano sul palco brandiva la bandiera arcobaleno. E mentre qui i loro live sono posticipati al 2022, in America i Måneskin si preparano ai prossimi appuntamenti: lunedì 1 novembre li aspetta Los Angeles, mentre il 6 novembre apriranno il concerto dei Rolling Stones a Las Vegas. Sono nominati agli American Music Awards nella categoria Trending Song con «Beggin’» e agli Mtv Emas, dove si esibiranno, come «Best Group», «Best Rock» e «Best Italian Act». E la corsa continua.

Fiorenza Sarzanini, corriere.it

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