L’odissea di una mamma siriana, nuovo progetto Spielberg

L’odissea di una mamma siriana, nuovo progetto Spielberg

Dal libro portavoce UNHCR. Scelta autrice Lena Dunham è discussa

Il dramma dei profughi in viaggio verso l’Europa è al centro di un nuovo progetto di Steven Spielberg e J.J. Abrams, con Lena Dunham come sceneggiatrice. La autrice e protagonista di “Girls” adatterà per il grande schermo la storia di sopravvivenza di una donna siriana raccontata nel libro di Melissa Fleming “Più profondo del mare” (Piemme), “A Hope More Powerful that the Sea”, portavoce dell’agenzia dell’Onu per i rifugiati UNHCR.

Spielberg e Abrams produrranno il film che Amblin di Spielberg e Paramount dovrebbero distribuire globalmente. Il libro, pubblicato in Usa l’anno scorso, racconta il drammatico viaggio di una giovane madre, Doaa Al Zamel, e dei suoi due bambini. Scappata dalla Siria attraverso l’Egitto, Doaa aveva fatto naufragio ed era sopravvissuta per quattro giorni in mare aperto reggendo i due figli in braccio con il solo sostegno di un salvagente di gomma. Quasi 500 profughi, tra cui il fidanzato della donna e uno dei bebe’, erano annegati nel naufragio del barcone dei trafficanti. Doaa, una dei solo undici superstiti, alla fine di una lunga odissea era riuscita a raggiungere la Svezia dove ha ottenuto l’asilo. Per Lena Dunham, che all’epoca di “Girls” fu criticata per aver puntato i riflettori su un gruppo di ragazze bianche e privilegiate, la storia di Doaa rappresenta un cambio a 180 gradi di prospettive.

La Fleming ha applaudito all’iniziativa: “Mi ritengo fortunatissima per avere la straordinaria @lenadunhan che adattera’ il mio libro e i maestri Spielberg e Abrams a realizzarlo in film”, ha confermato su Twitter. La scelta di Lena tuttavia, proprio per il suo passato a “Girls”, ha scatenato critiche sui social: “Non ha mai messo nel cast una persona di colore: non e’ proprio la piu’ adatta a cogliere le sfumature di una rifugiata siriana”, ha reagito un utente del sito di microblogging. Mentre la social editor di “Romper” Suzanne Samin, che e’ di origini siriane e cubane, ha argomentato che “spetta ai siriani raccontare le storie che li riguardano, soprattutto se sei Lena Dunham” e chiesto alla cineasta se avesse mai donato fondi alla causa dei rifugiati “prima di speculare sulle sofferenze della mia gente”. Critica che Lena ha immediatamente rispedito al mittente: “Si, fino all’ultimo centesimo”.

Ansa

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