Protagonista della fiction «I bastardi di Pizzofalcone»: storia del riscatto di un poliziotto serie in 6 puntate, dai romanzi di Maurizio de Giovanni, su Rai1 con la regia di Carlei
Siamo a Napoli. Il commissariato di Pizzofalcone è destinato alla chiusura: un gruppo di poliziotti corrotti ne ha infangato l’immagine e la credibilità. Proprio lì vengono trasferiti altri cinque poliziotti per il disbrigo delle ultime pratiche, prima di calare il sipario definitivamente. «È un gruppo di reietti, un manipolo di “ultimi”, di poliziotti “difettati” che, pare, abbiano sulla coscienza questioni poco chiare del passato», esordisce Alessandro Gassmann protagonista, nei panni dell’ispettore Giuseppe Lojacono de «I bastardi di Pizzofalcone», la serie in 6 puntate di Rai Fiction con la regia di Carlo Carlei, in onda su Rai Uno nel 2017.
Pizzofalcone: un inferno
«Il mio personaggio è soprannominato “il cinese”, per via del taglio d’occhi un po’ allungato – continua l’attore – Sono stato trasferito dalla Sicilia, perché accusato di aver passato informazioni alla mafia locale. Un uomo impenetrabile, ma fragile». Come lui, anche gli altri sembrano nascondere scheletri nell’armadio , quindi ritenuti indesiderabili e allontanati dai rispettivi distretti giudiziari, spediti altrove. «Pizzofalcone è un cimitero degli elefanti, un inferno – aggiunge Gassmann – ma si scoprirà che i reietti sono stati accusati ingiustamente ed ecco che scatta l’orgoglio ferito: invece di limitarsi a rimettere a posto le scartoffie, decidono di riscattarsi e, grazie alle loro capacità investigative, cominciano a risolvere casi di criminalità, si conquistano la fiducia del questore. Insomma, partono da sottozero, è una rincorsa alla riabilitazione e fanno rinascere a nuova vita il commissariato».
Crescentini: «La mia pm è una tosta»
La fiction, coprodotta da Clemart, è tratta dai romanzi di Maurizio de Giovanni: «Pizzofalcone esiste veramente – spiega -, è il nome della collina sopra piazza del Plebiscito, nel centro storico di Napoli: è una zona che unisce realtà sociali e ceti diversi, tra nobiltà partenopea e gente dei quartieri spagnoli. Il commissariato l’ho inventato e collocato in quel luogo, perché tra quei confini invisibili di condizioni differenti emergono contrasti forti che danno luogo a personaggi straordinari». Carolina Crescentini è la pm Laura Piras: «Una testa dura, tosta, abituata a lavorare in un ambiente maschile – spiega l’attrice – e anche lei, a causa di un doloroso episodio del passato, ha messo in stand by la sua vita, è rigida, malfidata, non molla mai».
Ma non è la Napoli della solita camorra
Siamo di nuovo a Napoli con una serie poliziesca: «È una Napoli diversa dalla solita di Gomorra – interviene Carlei – I casi affrontati sono omicidi passionali, femminicidi, fattacci non riconducibili alla camorra, ma casi umani. La volontà è di zoomare l’atomo opaco del male nel contesto meraviglioso della città che ha voglia di rinascere». Ed è questo aspetto che ha convinto Eleonora Andreatta direttore Rai Fiction a produrre il progetto: «È una storia che mescola il giallo con una profonda e umanissima trama di riscatto personale. I personaggi sono veri, imperfetti, un po’ come i sette samurai chiamati in un angolo di Napoli a rinascere dal loro fallimento. Una Napoli calata nell’attualità delle sue contraddizioni». Conclude Gassmann: «Le serie poliziesche sono, drammaticamente, quelle che hanno più successo in tv e, per quanto riguarda quelle italiane, la corruzione, la criminalità in genere, quella camorrista e mafiosa in particolare, sono i contenuti più esportabili. Purtroppo è l’immagine che all’estero hanno del nostro Paese: triste doverlo ammettere, ma è vero».
Corriere della Sera