Si è presentato in giacca e sandali neri, il solito sorriso dolce e beffardo, Harvey Keitel, al cocktail in sui onore a Palazzo Taverna, sede dell’ambasciatore americano a Roma. L’attore, 82 anni, era lì con la moglie, l’attrice e regista canadese Daphna Kastner e il figlio Roman. Tra i molti ospiti anche Abel Ferrara, il regista amico longevo di Keitel, tra i loro film Il cattivo tenente. L’occasione dell’incontro il saluto all’attore del vice ambasciatore Americano a Roma, Thomas Smitham. Smitham, introducendo la serata ha ricordato “la Sardegna, che è nei nostri pensieri. I nostri cuori sono con il popolo sardo sta attraversando gravi difficoltà. Ci auguriamo che la situazione torni sotto controllo e che la ripresa sia rapida, esprimiamo la nostra sentita solidarietà”.
Keitel ha tenuto un discorso divertente che lega Roma, sua moglie e l’amico De Niro: “Ho incontrato mia moglie proprio qui a Roma a una festa per Robert De Niro. Erano gli anni 80. Mi ha permesso di portarla a cena dal ‘Bolognese’. Poi l’ho richiamata una seconda volta e abbiamo di nuovo cenato insieme. E poi, la stessa sera, le ho chiesto se voleva bere qualcosa nella mia stanza d’albergo e lei ha detto: ‘No, grazie’. Non ci siamo rivisti per diciassette anni e poi ci siamo incontrati a un’altra festa, ancora per De Niro. Sette settimane dopo stavo andando a un festival del cinema in Italia e le ho proposto di venire con me. Ha detto ‘sì’ e durante il volo le ho chiesto: ‘Cosa ne pensi di sposarci?’, e lei ha subito risposto ‘va bene'”. Ma le coincidenze sono continuate: “Quando è rimasta incinta circa un anno dopo, nostro figlio Roman è nato il giorno del compleanno di Robert De Niro”.
L’attore non ha dimenticato di citare il cinema italiano: “E’ stato sempre in prima linea, ci ha incoraggiato ad andare avanti spianandoci la strada”. Si è fatto poi molte foto con i marines, corpo in cui si era arruolato a 17 anni volontario nel 1956 partecipando poi a una missione in Libano per la quale è stato decorato”.
L’arroganza del potere è il libro che ha cambiato la sua vita, racconta l’attore, che dopo un’adolescenza turbolenta si arruola a sedici anni nei marines, con i quali prende parte all’intervento in Libano, denominato Operation Blue Bats: “Un giovane attore mio amico che studiava con me recitazione a New York, e che purtroppo è morto troppo giovane -, mi ha dato il libro di J. William Fulbright che mi ha aiutato a capire quanto fossi rigido e come avessi un pensiero davvero ristretto. Ho iniziato allora a notare la protesta della gente agli angoli delle strade d’America e per la prima volta facevo il tifo per loro. Ho capito che ero solo stupido e ignorante”.
Presidente onorario al Filming Sardegna Festival di Tiziana Rocca nei giorni scorsi, l’attore ha ricordato suoi inizi con Martin Scorsese e Robert De Niro: “Eravamo tutto molto giovani. Era il 1967 e io avevo 28 anni. Martin stava cercava allora giovani attori disposti a recitare gratis. Non solo, era costretto per questo a girare solo nel week-end visto che per sopravvivere facevamo vari lavoretti, camerieri, lavapiatti. Era il primo film di Scorsese e aveva come titolo Chi sta bussando alla mia porta“.
L’attore ha ricordato: “Quando da New York seguivo con grande attenzione e apprensione quello che stava succedendo in Italia con il Covid (sono cresciuto a Brooklyn), mi appellavo agli angeli e mi chiedevo dove fossero. Poi sono comparsi i primi soccorritori, i medici, gli infermieri, chi si prendeva cura delle persone malate, chi prestava soccorso rischiando la vita. E poi le persone che alla finestra cantavano e allora ho capito che non c’era nulla da cercare: “Gli angeli erano intorno a noi, intorno a me”. Keitel ha appena girato con Davide Ferrario Blood on the Crown: “Interpreto il governatore inglese di Malta realmente vissuto, Hunter Blair, quando l’isola era sotto il protettorato britannico, incapace di affrontare i moti indipendentisti”, il film racconta la rivolta di Malta del 7 giugno 1919, giorno in cui festeggiano la libertà dagli inglesi”.
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