Un viaggio nell’universo intellettuale e creativo di uno dei padri della cinematografia moderna, autore di film come “L’avventura”, “Il deserto rosso”, “Blow-Up”, “Zabriskie Point” e “Professione: reporter”: apre a Ferrara, da sabato 1 giugno, lo Spazio Antonioni, il nuovo museo che invita a riscoprire l’originalità e l’attualità dell’opera del regista e sceneggiatore Michelangelo Antonioni (Ferrara, 1912 – Roma, 2007).
Il progetto, a cura di Dominique Païni, già direttore della Cinémathèque Française, è stato sviluppato, su input di Vittorio Sgarbi e in sinergia con la moglie del regista, Enrica Fico Antonioni, dal Servizio Musei d’Arte del Comune di Ferrara e dalla Fondazione Ferrara Arte. L’idea portante è quella di creare un museo vivo, un luogo di formazione e di scoperta, dove esplorare le preziose testimonianze del lavoro di Antonioni e approfondire i molteplici nessi con artisti, registi, intellettuali che l’hanno ispirato o che continuano a trarre nutrimento dal maestro. I due piani completamente ridisegnati dell’ex Padiglione d’Arte Contemporanea di Palazzo Massari ospitano una selezione dello straordinario fondo di oggetti e documenti che il regista stesso e sua moglie hanno affidato al Comune di Ferrara. Costituito da oltre 47.000 pezzi, l’Archivio Antonioni è stato oggetto di un ambizioso progetto di valorizzazione realizzato grazie alla Regione Emilia-Romagna ed è una testimonianza unica dell’orizzonte estetico ed intellettuale del regista, che permette di addentrarsi nel suo cinema e, più in generale, in tutta la sua attività, anche quella critica, letteraria e artistica: film, manifesti, sceneggiature, fotografie, disegni e dipinti di Antonioni, i suoi libri e i suoi dischi, i premi e l’epistolario intrattenuto con i maggiori protagonisti della vita culturale del secolo scorso (da Roland Barthes a Umberto Eco, da Federico Fellini ad Andrej Tarkovskij). Questo prezioso patrimonio è arricchito dalla visione delle sequenze dei film di Antonioni e dal confronto con opere visive che le hanno ispirate, a partire dal lavoro di maestri italiani come Giorgio Morandi, Filippo de Pisis o Alberto Burri. Il percorso museale si sviluppa cronologicamente ripercorrendo le stagioni del cinema di Antonioni lungo tutto il secondo Novecento: dagli esordi nell’ambito del neorealismo al superamento di questa stagione con i film di cui è protagonista Lucia Bosè, fino alla “trilogia della modernità” legata a Monica Vitti (L’avventura, L’eclisse, La notte), quindi l’avvento del colore ne “Il deserto rosso”, e poi ‘la conquista del West’ con le pellicole angloamericane testimoni dell’esplosione della cultura pop e hippy – “Blow Up” e “Zabriskie Point” – e l’evasione africana in “Professione: reporter”, per concludere con ‘il ritorno in Italia‘ e le opere che recuperano il legame con le radici. Un capitolo a parte è riservato alla produzione pittorica del regista e agli spettacolari paesaggi onirici delle Montagne incantate. Infine, un ampio spazio polivalente è dedicato a rassegne, incontri, esposizioni dossier nello spirito del dialogo tra le arti. Il progetto architettonico, firmato dal prestigioso studio internazionale Alvisi Kirimoto (www.alvisikirimoto.it), in coordinamento con la progettazione esecutiva e direzione dei lavori del Servizio Beni Monumentali del Comune di Ferrara, prevede un percorso espositivo chiaro, fluido e dinamico che ricorda uno dei piani sequenza di Antonioni. Al piano terra cinque setti monolitici scandiscono i capitoli del racconto per culminare nelle sale immersive dedicate ai film di Antonioni. Al progredire dell’esperienza corrisponde il climax cromatico in scala di grigio delle pareti che plasmano uno spazio astratto, richiamando le atmosfere ricercate dal regista nei suoi film. I setti espositivi sono progettati per assolvere a funzioni diversificate, mettendo in dialogo medium differenti: pareti piene per l’appendimento di dipinti e manifesti si alternano a monitor integrati e ad ampie vetrine per l’esposizione di oggetti, documenti e foto. Al primo piano, un”esplosione spaziale’ innescata da pannelli che traslano e ruotano consente di modulare la grande sala, aperta e versatile, in base alle diverse necessità funzionali della programmazione museale. Il progetto ha l’autorevole sostegno di comitato d’onore a cui hanno aderito Gian Luca Farinelli, Thierry Frémaux, Wim Wenders, Alfonso Cuarón, Jonas Carpignano, Walter Salles, Irène Jacob, Sophie Marceau, Giorgio Tinazzi, oltre a Enrica Fico, Dominique Païni e Vittorio Sgarbi.