ELTON JOHN ACCUSATO DI MOLESTIE DALL’EX BODYGUARD: “HA TENTATO DI AFFERRARMI I GENITALI”. STEFANO GABBANA: “CHE COSA RACCONTERÀ A SUO FIGLIO?”

ELTON JOHN ACCUSATO DI MOLESTIE DALL’EX BODYGUARD: “HA TENTATO DI AFFERRARMI I GENITALI”. STEFANO GABBANA: “CHE COSA RACCONTERÀ A SUO FIGLIO?”

L’ex bodyguard Jeffrey Wenninger avrebbe infatti portato in tribunale il baronetto inglese accusandolo di parecchi episodi di molestie. L’episodio ha scatenato il sarcasmo e l’ironia tagliente di Stefano Gabbana e subito dietro gli sono andati la maggior parte dei suoi follower su Instagram

elton johnStefano Gabbana vs. Elton John. One more time. La lite con offese, tweet, screenshot, stoviglie e piatti lanciati ad altezza d’uomo tra lo stilista italiano e il cantante inglese non sembra esaurirsi mai. L’aggiornamento al file arriva dalla pagina Instagram di Stefano Gabbana che il 29 marzo 2016 ha postato la notizia, rilanciata dalla stampa internazionale, di Elton John accusato di molestie sessuali dalla sua ex guardia del corpo. “E adesso??? #karma se mai fosse vero cosa racconterà a suo figlio?”, ha scritto Stefano Gabbana commentando la foto di un articolo online che mostra la denuncia contro l’autore di Crocodile Rock.
L’ex bodyguard Jeffrey Wenninger avrebbe infatti portato in tribunale il baronetto inglese accusandolo di parecchi episodi di molestie. Nel 2014, secondo le accuse dell’ex guardia del corpo, Elton John avrebbe “tentato di afferrargli i genitali” mentre erano in macchina; poi avrebbe provato a stringergli i capezzoli dicendogli: “Sei una cosa meravigliosa”. Ancora, l’irrefrenabile cantante inglese avrebbe provato a infilargli un dito tra le natiche, poi rivolgendosi a Wenninger: “Ci sono tanti geni gay dentro di te, solo che li devi ancora incontrare”. L’escalation di episodi, a decine, e che si aggiungono agli ultimi tre in ordine cronologico, sarebbero iniziati secondo il legale dell’ex guardia del corpo, almeno dal 2010. L’uomo avrebbe tentato di resistere verbalmente e fisicamente “ma Elton – ha dichiarato Wenninger – non si fermava mai…”.
L’episodio ha scatenato il sarcasmo e l’ironia tagliente di Stefano Gabbana e subito dietro gli sono andati la maggior parte dei suoi follower su Instagram. “@stefanogabbana il cadavere del nemico che passa sulla sponda del fiume!”, ha scritto tra mille emoticon gaie Marziisabella; “@stefanogabbana la ruota gira sempre! #karma”, firmato ilenia_lepro; “Ahahahah…..manderanno al rogo il suo pianoforte”, ha aggiunto paololeonephoto. Ma c’è anche chi è entrato apertamente in polemica con lo stilista: “Non fare lo s. e pensa alla tua vita invece di guardare quello che fanno gli altri. È indecoroso e patetico continuare questo odio. Ognuno si sceglie la vita che vuole fare”, ha scritto bornthisrebel, a cui Gabbana ha risposto subito: “ma io nn lo odio mi sembrava giusto mettere in evidenza che persona è…. Ma figuarati se perdo tempo a odiare sto qua… Poi odio è una parola brutta che ne io ne domenico conosciamo…”.
Tra uno scambio di battute e l’altro, in pochi minuti i seguaci degli stilisti italiani hanno impostato l’hashtag ‘#boycotteltonjohn. Di un anno fa la polemica arroventata sulle adozioni gay che vide nuovamente Dolce&Gabbana protagonisti ed Elton John a far loro eco. I due dichiararono ad un magazine italiano: “Non ci convincono i figli della chimica, i bambini sintetici, uteri in affitto, semi scelti da un catalogo”. Le parole in realtà furono di Domenico Dolce, ma su tutte le furie ci andò solo Elton John che dai suoi account social lanciò l’hashtag #boycottDolceGabbana, a cui diedero il loro supporto artisti come Ricky Martin e Courtney Love. Sempre nel 2015 Elton John era intervenuto su questioni Lgbt italiane intervenendo sempre dai social contro il sindaco di Venezia. Luigi Brugnaro aveva annunciato che avrebbe bandito dalle scuole 49 libri per bimbi, poi ridotti a due, che avevano come protagonisti coppie dello stesso sesso: “la meravigliosa Venezia sta indubbiamente affondando – disse Elton John – ma non tanto rapidamente quanto il bifolco e bigotto Brugnaro”.

Davide Turrini, Il Fatto Quotidiano

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