METTIAMO BAUDO AL POSTO DI SANTORO?

METTIAMO BAUDO AL POSTO DI SANTORO?

123_santoro-2 (1)(di Mariano Sabatini, treatment Tiscali) Dev’essere ben triste l’autunno del patriarca Michele Santoro che, visti gli ascolti in picchiata e valutato il non idilliaco rapporto con padron Cairo, ha annunciato che questa sarà l’ultima stagione di Servizio Pubblico. E sai che sforzo! L’astuzia sta nell’abbandonare la festa anche solo un istante prima che l’ospite dia il benservito ai convitati.

Che sia simpatico o no, l’anchorman salernitano è un fuoriclasse, colui che decenni fa si è inventato un modo meno paludato e più ficcante, sicuramente più affascinante per il pubblico, di trattare la politica in Tv. Oltretutto avvicinandola, fino a scendere nelle piazze, alla “gggente”. Si è passati senza soluzione di continuità dalle tombali tribune politiche a Samarcanda, uno choc positivo per i telespettatori.

Capostipite indiscusso del talk show politico moderno, Santoro oggi fatica a raggranellare pubblico su La7. Ed è comprensibile che sia così. In prima battuta perché l’emittenza commerciale non è il suo habitat naturale, lo avevamo capito fin dal passaggio in Mediaset: la sua collocazione ideale è in Rai.

Anziché scomodare il damerino Massimo Giannini da Repubblica, se avessero dato a Santoro lo spazio di Ballarò, Floris avrebbe avuto un competitor alla pari e superiore. Con ciò non voglio dire che il Nostro non abbia commesso errori: oltre a non aver usato la brillantina Linetti, ha accettato la buonuscita sontuosa dalla Rai e soprattutto ha toppato clamorosamente all’ultima occasione di avere Berlusconi tra le grinfie in campagna elettorale. Lui e Travaglio hanno scelto di fare archeologia, laddove avrebbe pagato molto di più stare sulla cronaca.

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