L’insolita lovestory del film salta l’uscita di San Valentino per arrivare in sala il 17 marzo. Ecco cosa aspettarsi…
Questa non è la classica storia d’amore. O forse sì? Per scoprirlo, il pubblico deve esercitare ancora un po’ di pazienza. La commedia diversamente romantica Corro da te slitta al cinema fino al 17 marzo. La storia, che vede insieme per la prima volta Miriam Leone e Pierfrancesco Favino, è diretta da Riccardo Milani, e ruota attorno ad un dilemma morale fortissimo.
Gianni (Favino) è ricco, single e allergico alle relazioni serie. Colleziona donne come fa con i successi professionali della sua ditta di scarpe e non ne fa mistero. Gli piace frequentare donne più giovani e non lo nascondere, anzi. Quando però di trova a sgomberare la casa della madre defunta e si siede per sbaglio sulla sedia a rotelle della signora defunta viene scambiato per disabile dalla vicina di casa, Alessia, che si offre di aiutarlo. La ragazza ha una sorella, Chiara (Miriam Leone), sulla sedia a rotelle e lei vive la sua condizione in maniera molto diversa da quella che Gianni immagina. Attratto dal senso di libertà che sprigiona, l’uomo si finge paraplegico per conquistarla e la farsa si spinge sempre oltre, con grande disappunto di chi gli sta accanto (Pietro Sermonti). Ciononostante, Gianni continua la sua farsa, anche se ignora le conseguenze del suo gesto.
Nel cast anche Michele Placido, Piera Degli Esposti e Pilar Fogliati. Il regista ha anche scritto la sceneggiatura assieme a Furio Andreotti e Giulia Calenda.
Il cuore della storia ruota attorno all’idea di cosa sia effettivamente l’amore e come si possa declinare nelle varie circostanze. Nel trailer si vede Chiara sospirare: «Mi fa sentire intera, perché mi guarda come si guarda una donna».
I toni agrodolci, infatti, puntano i riflettori sul concetto di diversità e disabilità, sui pregiudizi e sulle discriminazioni. E si vede la magia dei sentimenti, anche a costo d’immaginarne la fine: «È bello sentirsi amati – confessa la ragazza – o almeno crederci».
Niente pietismo, però: l’idea di fondo è proprio quella di guardarsi da pari a pari, negli occhi, senza retorica o buonismo. Per capire, però, se l’intento del progetto è stato raggiunto bisogna munirsi di un altro po’ di pazienza.
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