FERRO: «LA VITA PUBBLICA MI IMPONE DI RIDERE, IL PRIVATO VA DA UN’ALTRA PARTE»

FERRO: «LA VITA PUBBLICA MI IMPONE DI RIDERE, IL PRIVATO VA DA UN’ALTRA PARTE»

Il cantautore verso Sanremo (da ospite) dopo il successo del brano «Il conforto» con Consoli: «Abbiamo sempre bisogno degli altri. Con Carmen interpreto tema universale»

Tiziano FerroEssere Tiziano Ferro. La porta per entrare nella testa del cantautore non sta nascosta chissà dove. Il punto di accesso sono le canzoni. «Non ho paura di esporre la mia ricerca personale», confessa il cantautore. Il primo palco su cui si metterà a nudo raccontando «Il mestiere della vita», album già triplo platino, è quello di Sanremo.
Sarà ospite della prima serata. Cosa sta preparando?
«Porterò i brani del nuovo disco, ci sarà anche Carmen Consoli per “Il conforto” e farò un pezzo non mio, una sorpresa, ma che sta bene in quel contesto. Sto provando molto ed evito il viaggio mentale dell’ansia. Non mi appartiene».
Anche lei, come Zucchero, non crede nella magia del palco dell’Ariston?
«C’è un senso di bene comune attorno al Festival, nonostante tutti lo critichino. Sento la solennità dell’appuntamento, ma sono sereno. Credo che sia qualcosa che si acquista col tempo e capisco quindi Zucchero. Spero di godermela come due anni fa. La prima volta non fu così».
Era il 2006, Zarrillo la invitò a duettare. Ricordi?
«Mi veniva da vomitare e lo dico fuor di metafora. Pensai che non sarei arrivato alla fine. Nel 2007 tornai come superospite e l’anno di esperienza non mi era servito».
Nonostante sia una ballad, «Il conforto» è il pezzo più trasmesso dalle radio. Come se lo spiega?
«Sin da subito ho sentito che sarebbe stato un brano importante, ma non pensavo così tanto. Credo diventerà essenziale nel mio repertorio. L’ho notato dalle reazioni che ho avuto. Sono “resuscitati” conoscenti che non si facevano vivi da tempo».
Commento su YouTube: «Se volete venire con me sotto il piumone e piangere fino al 2020, c’è spazio».
«Divertente! Però non è un brano triste».
«Sarà che piove da luglio…»
«Il tema non è solo l’amore, è più universale: la consapevolezza del bisogno che si ha degli altri. Ci sono rapporti personali di co-dipendenza, a volte non sani, ma se a un certo punto, come dice il testo, con la tua tenda vieni nel mio deserto è una crescita. È di conforto sapere che esistono persone che sono un punto di riferimento».
Il seme del testo?
«Il concetto “sarà che non esci da mesi, sei stanco e hai finito i sorrisi”. La mia vita pubblica mi spinge a esibire un sorriso anche quando quella privata va da un’altra parte. Allora se non mi sento all’altezza delle giornate preferisco non uscire. Anche per questo ora vivo a Los Angeles. Però mi sembrava troppo autoreferenziale, così all’evento negativo ho affiancato il conforto».
Frase centrale: «per pesare il cuore con entrambe le mani ci vuole coraggio»…
«Benvenuto nella mia vita… Con il tempo ho capito che per raggiungere la felicità bisogna avere il massimo di onestà verso se stessi e gli altri. Costa meno che passare una vita fra piccole menzogne e altre sovrastrutture. Quello che è faticoso è la decisione di dire sempre la verità».
Frase attribuita sia a Tenco che Lauzi. «Scrivo canzoni tristi perché quando sono felice esco». Vale anche per lei?
«Mi ribello a questa immagine. Ho scritto “E Raffaella è mia”, “L’Olimpiade”, “La differenza tra me e te”… Poi “Ed ero contentissimo” e “Sere nere” sembrano aver azzerato quegli episodi. Forse la gente ha più bisogno di ascoltare quello».
Anche lei cerca atmosfere più cupe e dark?
«No, quella parte di me la spendo nella vita reale, parlando con gli amici. Non ho bisogno di buttarmi in una canzone, un film o un quadro per veicolare certi sentimenti».
Quindi qual è la sua playlist del momento?
«Non vedo l’ora che esca l’album di Ed Sheeran. Purtroppo perderò il tour che debutterà a Torino, ma sarò a Los Angeles a prepararmi per l’uscita del disco in spagnolo».
L’11 giugno tornerà negli stadi, con tripletta a S. Siro.
«Sono senza parole e mi riempie di orgoglio. Il pop non è abituato a questo. Tre show a S.Siro se li possono permettere Vasco, Liga, Jova e gli U2. Farò un concerto con quello che la gente vuole sentire».
Un successo senza presenza sui social network, senza rispondere a chi la tira in ballo…
«Alla vecchia, sono old school… Non è una mia polemica contro i social, ma quel modo di discutere non mi assomiglia. Conduco la mia vita artistica come facevano quelli che mi hanno innamorare della musica. Se avessi saputo tutto di Freddie Mercury, Stevie Wonder, Whitney Houston forse non sarebbe stato lo stesso. Ci vuole un po’ di aura, di magia».
Tiziano Ferro come Mina?
«No, fra dischi, interviste e tour sarò sempre fra le scatole. I social ti fanno sentire obbligato ad avere un’opinione su tutto. Preferisco parlare quando ho qualcosa da dire. E anche se ce l’ho non è detto che voglia condividerlo con tutti».

di Andrea Laffranchi, Il Corriere della Sera

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