È trascorso esattamente un anno da quando a fine dicembre 2020 Harry e Meghanfirmavano la prima puntata del loro podcast dal titolo Archewell Audio, progetto pilota di un accordo di collaborazione con Spotify per una cifra pari a 18 milioni di compenso (20 milioni di euro circa). Nelle previsioni del colosso dello streaming quella dei Sussex avrebbe dovuto essere “una programmazione che eleva e intrattiene il pubblico di tutto il mondo”. Peccato però che la grandiosa ambizione della coppia di costruire “una comunità attraverso la condivisione di esperienze, storie e valori” si sia arenata dopo i primi 35 minuti di registrazione. Ascolti bassi, scarso interesse: il podcast del principe Harry e Meghan Markle è stato un flop, nonostante la partecipazione di ospiti d’eccezione come Elton John e James Corden, e il saluto a sorpresa del piccolo Archie.
Forse Spotify si sarebbe aspettato dalla coppia nuove idee per correggere il tiro e migliorare la performance di ascolti, ma dalla residenza di Montecito non è pervenuto nessun cenno e a conti fatti la coppia avrebbe guadagnato l’incredibile cifra di 486.000 sterline al minuto per il lavoro svolto finora. In realtà molti credono che il colosso della musica non abbia versato l’intero compenso, ma solo un piccolo anticipo, riservandosi il diritto di recedere dal contratto se il primo episodio non fosse stato abbastanza popolare. A giudicare dal silenzio radio degli ultimi dodici mesi sembrerebbe proprio che le parti abbiano stralciato l’accordo. Resta l’insuccesso di un progetto naufragato sul nascere per una coppia popolare come i Sussex, che nel 2021 si è aggiudicata il primo posto sui social e google per interazioni e ricerche sul web.
“Non sarebbe ingiusto pensare che la loro popolarità potrebbe non essere così grande come pensavano, o come Spotify inizialmente pensava”, ha detto l’avvocato dei media Ian Penman all’Express, convinto che la piattaforma di streaming abbia risolto il contratto con i duchi per mancanza di contenuti. “Penso che si potrebbe trarre come conclusione che se [Spotify] non ha esercitato l’opzione di un prossimo episodio del podcast, allora forse non hanno avuto la popolarità che Meghan e Harry si aspettavano o che addirittura Spotify si aspettava”. Harry e Meghan insomma non avrebbero poi così tanto da raccontare o un pubblico così desideroso di ascoltarli, nonostante il principe sia in procinto di pubblicare un memoir sulla propria vita, che promette di fare luce su alcuni aspetti rimasti oscuri della Corona.
Secondo la biografa Angela Levin il problema dei Sussex è che “vogliono fare troppe cose allo stesso tempo”. Accanto all’accordo con Spotify, il nipote della regina e consorte hanno firmato anche un accordo multimilionario con Netflix e iniziato una partnership con Ethic, un gestore patrimoniale per promuovere investimenti finanziari. Qualsiasi siano i termini del contratto “per i soldi che vengono dati a Harry e Meghan, presumibilmente [la casa di produzione] vorrà che facciano qualcosa di un po’ più sostanzioso” ha spiegato all’Express l’esperto reale Russell Myers. “Non credo che daranno solo decine di milioni di sterline a Harry e Meghan per sfornare podcast come hanno fatto nell’episodio pilota”. Presto o tardi i colossi dello streaming reclameranno “la loro libbra di carne”.
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