Che panico il successo. Carlo Verdone racconta sul numero di gennaio del mensile “OK Salute e Benessere” la sua prima reazione alla notorietà, dopo la partecipazione al programma di Enzo Trapani ‘Non Stop’ nel 1978. «La gente ormai mi riconosceva per strada e a tanta popolarità io reagii con attacchi di panico», spiega in un’intervista al periodico, che ha fornito un’anticipazione, l’attore e regista, dall’11 gennaio di nuovo al cinema con la commedia “Benedetta follia”. «Mi girava la testa, andavo in iperventilazione, temevo mi venisse un infarto da un momento all’altro. Non ero più in grado di uscire di casa, nemmeno per andare a trovare Gianna, la mia fidanzata e futura moglie che abitava vicino a Vitinia, una frazione di Roma. Il buio ricadeva su di me, ero un uomo da buttare. «Ecco, è uscita fuori tutta la mia inadeguatezza, mentale e fisica, pensavo. Non sono in grado di sostenere questo tipo di lavoro».
Ad aiutarlo fu una volta «un gran calcio nel sedere di mia mamma Rossana» e più in generale uno padri della psicanalisi italiana, Piero Bellanova. «La cura che mi suggerì fu lì per lì uno shock: lui la definiva “un atto di coraggio” che consisteva nel rimettere il naso fuori di casa per andare a trovare Gianna, allungando il percorso addirittura di una decina di chilometri. “Invece di prendere subito lo svincolo per Vitinia – diceva – vai fino a Ostia, fai la rotonda e torni indietro. Sia all’andata sia al ritorno. Pensavo scherzasse, invece…».
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