“Tutti abbiamo un lato oscuro. Credo esista una convinzione che se le persone non ci rivelano tutto, allora stanno nascondendo qualcosa. Io lo chiamo privacy. Ma abbiamo tutti qualcosa che vogliamo tenere segreto agli altri che forse dobbiamo ancora elaborare. Il mio ruolo nella serie è quello di una donna che ha seppellito alcuni eventi drammatici della vita, e questo mi ha fatto riflettere su ciò che nella vita non abbiamo ancora affrontato”, così Cate Blanchett racconta il suo personaggio in ‘Disclaimer‘, serie tv di Alfonso Cuarón presentata in anteprima mondiale fuori concorso alla 81esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia.
La serie, tratta dal romanzo omonimo di Renée Knight, ha rappresentato una sfida per Cuarón: “Quando ho letto il libro ho pensato subito a un film ma non sapevo come realizzarlo. Il film che vedevo era troppo lungo e non riuscivo a dargli forma. Solo molti anni dopo, quando ho riletto il libro, ho pensato a questo formato che è diventato popolare”. E sul cast non ha mai avuto dubbi: “Mentre scrivevo la sceneggiatura era ben chiaro che fosse Cate ed ero terrorizzato che potesse rifiutare perché l’ho sempre visualizzata in tutta la serie”.
Blanchett ha descritto la difficoltà di interpretare un personaggio di cui si sa poco all’inizio della storia: “La sfida più grande per il mio personaggio è che quando la incontriamo sappiamo poco di chi sia, sappiamo solo ciò che dicono gli altri. È stato difficile, quindi, non rivelare troppo”. L’attrice pone poi l’accento sul “tentativo in qualche modo di attenuare quella che è la percezione, è veramente scioccante pensare agli strati di giudizi che anch’io ho trasposto sul personaggio non sapendo nulla di lei e credo che questo sia il potere del giudizio”. Nei giudizi “c’è vergogna e senso di colpa, c’è la voglia di mettere le persone alla gogna. Se pensiamo al modo in cui ci rivolgiamo ai nostri figli: se li facciamo vergognare in pubblico possiamo ricevere reazioni inaspettate, se spieghiamo in privato è tutto diverso e gli esiti sono molto più efficaci”.
Kevin Klein ha definito il suo personaggio “inusuale, in continua trasformazione ma bisogna permettere a quei cambiamenti di realizzarsi. La storia stessa parla di trasformazione, poiché accadono molti eventi significativi”. E infine ha affermato l’attore: “Lavorare con Alfonso è stata un’esperienza intensa di grande apprendimento”.