Nicole Kidman, James Franco, Jane Campion. Poi si aggiungono il cast di Dawson Creek. E Alexis Bledel, la protagonista di Una mamma per amica, per le serie tv.
Non è il parterre di una serata Oscar o Emmy Awards. Ma la lista degli ultimi aficionados che la scrittrice, o dovremmo dire il brand, Elena Ferrante ha conquistato negli Usa. Il movimento si crea per passaparola. La regista Jane Campion lo ha consigliato a Nicole Kidman: «Mi ha energicamente esortato a leggere i suoi libri». Lo ha raccontato in un’intervista a Repubblica: le due sono migliori amiche da quando la Campion ha scoperto una Kidman a scuola di recitazione e adesso si scambiano titoli di libri e autori, soprattutto se le storie sono sull’insostenibile leggerezza dei legami sentimentali. Secondo la Kidman, l’autrice di L’amica geniale (e/o) «è straordinaria, chiunque lei, o lui, sia. Mi sembra abbia un punto di vista molto femminile, sincero e audace. Mi piace anche che abbia voluto proteggere la propria identità». E si è letta tutta la tetralogia, che immagina le sarà fonte di ispirazione per la sceneggiatura che vorrebbe scrivere da tempo.
Anche James Franco ha scoperto Ferrante per passaparola, qualche mese fa: «Ho visto che la leggevano tutti. Una delle mie amiche più care stava leggendo la serie e mi ha confessato che avrebbe voluto che non finisse mai per quanto l’amava. Poi ho visto un’ottima recensione dei suoi libri sul New Yorker scritta da James Wood e lì mi sono convinto definitivamente». E siccome anche James Franco scrive in Italia sono stati tradotti il suo romanzo d’esordio, In stato di ebbrezza (minimum fax) e lo scorso anno Il manifesto degli attori anonimi (Bompiani) può permettersi di diffondere con autorevolezza il verbo Ferrante sui social ai suoi fan: «Lo so che sono in ritardo alla festa, ma questo libro è fantastico» e via con Instagram per postare, l’autunno scorso, un selfie con la cover de L’amica geniale. A Franco, i cui autori preferiti sono William Faulkner e Cormac McCarthy, Ferrante piace per «La centralità che dà alla giovinezza, alle vite delle donne, l’abbondanza di dettagli, la ricca vita interiore dei personaggi, interessanti e ben descritti». E gli ricorda il neorealismo e i microdrammi della gente comune raccontati dal primo Pasolini, Fellini, Antonioni, De Sica.
Piace che si parli di Napoli. Piace il linguaggio semplice. Intriga l’anonimato. E forse la notizia che i volumi della quadrilogia diventeranno una serie tv dal titolo The Neapolitan Novels con una coproduzione internazionale e che la misteriosa autrice parteciperà alla stesura delle sceneggiature – ha convinto gli attori di Hollywood a portarsela in vacanza. Ma sta di fatto che se fino a poco tempo fa a scrivere endorsement sulle cover dei volumi tradotti per gli Usa da Ann Goldstein erano Elizabeth Strout, Alice Sebold, Amitav Ghosh, Jumpa Lahiri, oggi è lo show business a dire la sua. Alexis Bledel ovvero Rory Gilmore, la figlia protagonista di Una mamma per amica ha consigliato a Michelle Obama Elena Ferrante in un video postato sulla pagina Facebook della serie. Nella clip, il personaggio di Rory dialoga con la First Lady, che sceglie tra le proposte letterarie della «secchiona» proprio il romanzo della Ferrante.
Di come gli americani abbiano scoperto Elena Ferrante si parla ormai da due anni. Si pensava che il 2015 fosse stato il suo anno, anche se poi lo Strega non lo ha vinto. L’autrice l’anno scorso è diventata l’idolo della crème intellettuale americana. È stata inserita da Foreign Policy tra i cento pensatori più influenti al mondo, epigrafata dall’Economist come «Il miglior scrittore contemporaneo di cui abbiate mai sentito parlare», ma soprattutto ha sorpassate le 150mila copie vendute solo negli Usa. Nel 2016 il fenomeno non ha accennato a scemare: è arrivata la notizia della serie tv, poi la classifica di Time, che la inserisce tra le cento persone più influenti dell’anno, e l’annuncio di essere finalista al Man Booker Prize International. Un successo quasi senza precedenti per uno scrittore italiano, visto che, se a cinema stiamo messi bene, sul mercato anglofono non siamo fortissimi in fatto di bestseller. Gli unici nomi che finora si sono fatti strada, anche come modello nelle scuole di creative writing, appartengono di diritto al Novecento e sono quelli di Italo Calvino, Umberto Eco, Elsa Morante. Se la cavano, più di recente, anche le firme Fallaci, Calasso, Saviano, Severgnini. Ma nessuno di loro ha sfondato tra le star del cinema o ha visto il proprio nome su Variety. Quindi welcome to Hollywood, Ferrante.
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