«No, sul serio, non ho un preferito. E come potrei? Sono il creatore di questa ricetta e ogni concorrente è un ingrediente che ho scelto e voluto: come faccio a preferirne uno?». Per Milly Carlucci è meglio concentrarsi sul risultato finale, e in vista dell’ultima puntata di Ballando con le Stelle, in onda venerdì, in prima serata su Rai 1, si concede un bilancio col segno più: «Il programma prende vita a seconda dei personaggi ci sono nel cast. Ci troviamo alla fine come se avessimo fatto un meraviglioso viaggio di esplorazione, passando anche tanti momenti difficili. Anche se questo Ballando è stato particolarmente felice».
Gli ascolti sono andati bene: cosa ha funzionato? «Tutti i concorrenti sono riusciti a crescere attraverso questa esperienza, raccontandoci anche qualcosa di privato su loro stessi. Ballando dovrebbe figurare nell’albo degli psicologici».
C’è chi la vede come una deriva non positiva dello show… «Certo, all’inizio si parlava meno e tutto era dominato dal ballo. Nel tempo abbiamo dovuto allungare fino a fare quattro ore di dirette, e questo conta, ma confesso che sono stata sempre io a spingere in questa direzione, anche quando non si usava tanto. E’ bello vedere Bolt alle Olimpiadi. Ma quanto sarebbe bello se, oltre al gesto atletico, ci raccontasse anche tutto quello che ha passato per arrivare fino a lì? Sapere quello che c’è dietro penso sia un valore».
E’ qualcosa che l’avvicina alla sua competitor, Maria De Filippi, no? «Noi, in realtà, mescoliamo tanti generi: il varietà, lo sport e anche la narrazione. Mettiamo insieme tutti questi elementi in un’unica atmosfera. I paragoni con altri non mi destabilizzano minimamente».
E’ vero che l’aveva invitata ad essere una sua «ballerina per una notte»? «Questa singolar tenzone tra me e lei è frutto dei giornali e penso che a giovarne sia stato il pubblico del sabato sera televisivo. La sfida è tra i network. Con Maria ci siamo sentite anche al telefono: c’è grande stima e simpatia reciproca. E’ vero che l’avrei voluta come ballerina per una notte e anche lei era molto divertita… ma è stata in onda fino a pochi giorni fa. Non poniamo limiti per il futuro, magari potrebbe essere un collegamento epocale tra le due reti».
Raffaella Carrà è andata ospite ad «Amici». E’ vero che le è spiaciuto? «Ognuno fa le proprie scelte e va dove vuole andare. Evidentemente Raffaella non aveva un contratto che glielo impedisse, va bene così».
Parliamo dei suoi concorrenti. Milena Vukotic è la vincitrice morale, non pensa? «La sua vittoria è stata far conoscere una donna elegante, sensibile e meravigliosa che dà un messaggio di speranza e di gioia per noi donne: in tutte le stagioni delle nostra vita, se vogliamo, possiamo restare noi stesse. Un po’ come ha fatto Carolyn Smith, dimostrandoci che nemmeno la malattia ci deve trasformare in altro».
Ha fatto ballare Nunzia De Girolamo e Antonio Razzi. «Il fatto che non fossero più politici è stata la condizione perché partecipassero. E da comuni cittadini, non mi interessa cosa facevano prima: qui hanno cercato di dimostrare che potevano diventare quasi degli artisti. Sia Antonio che Nunzia si sono buttati alle spalle il passato: discriminarli non sarebbe stato giusto e noi di politica non abbiamo parlato».
In realtà i giudici hanno spesso indirizzato loro frecciate proprio su questo… «Ai nostri giudici andrebbe il premio limone. Sono un po’ come la limonata. Dicono molte cose che non direi: siamo caratterialmente diversi, ma va bene. Fatta salva l’educazione, fanno bene. Io sono l’allenatore, il mio compito è motivare. Ma loro fanno bene a dare scossoni, diventa una motivazione».
Un’altra presenza discussa è stata quella di suor Cristina. «Lo sapevamo fin dal principio. Ma grazie a lei di sabato sera abbiamo parlato di fede, di scelte, di comportamenti, di spiritualità…in una società dove gli argomenti caldi sono ben altri, è stato il modo per lanciare il seme di una discussione diversa. Pur sapendo che molti non avrebbero condiviso, hanno però parlato di una donna di 30 anni che fa questa scelta, oggi rara».
Altri momenti caldi: ha bacchettato in diretta un suo ballerino geloso di una collega. «Mi dispiaccio per qualunque cosa vada male, sono tutti come figli che ho cresciuto. A una mamma tocca anche bacchettare e rimettere le cose a posto. Ne avevamo parlato a lungo in privato. Lo choc di averlo detto in diretta ha aggiustato magicamente tutto. Ci siamo chiariti».
Tra i maestri, Raimondo Todaro ha polemizzato molto con la giuria. «E’ un siciliano focoso. Il maestro che difende la sua allieva è uno dei nostri paradigmi: quest’anno una volta gli è proprio partita la sua natura. Ho cercato di calmierare e portato la discussione al nostro tono: da noi c’è antagonismo ma non ci sono nemici. E’ come quando giochi a carte con gli amici e vuoi vincere».
Momenti bui di questa edizione? «La mia frattura al piede ha messo un’ombra su tutto. Avevo il metatarso incrinato e essere stata le prime due puntate sui tacchi, imbottita di antidolorifici, ha portato alla frattura. Per settimane il dolore ha oscurato tutto e non è stato semplice mantere un sorriso che, visto il mio ruolo, era dovuto. Gli animi devono sempre stare alti, non potevo mostrare come stavo alla squadra. E’ stato difficile, non pensavo così tanto. Per fortuna sono all’ultima settimana di gesso».
Il 6 giugno partirà su Rai5 un nuovo progetto: «Il sogno del podio». «E’ un talent show sulla musica classica tra giovani direttori d’orchestra tra i 18 e i 30 anni. E’ un contest che esiste da anni, e che mette in palio l’opportunità di lavorare per un anno come assistente direttore nella London Symphony Orchestra. Ma non erano mai entrate le telecamere prima. E’ stata un’esperienza che mi ha dato moltissimo, se va bene chissà che non vada anche sulle reti generaliste».
Nel frattempo, «Ballando» resta confermato? «Il direttore è felicissimo di noi, quindi si, siamo riconfermati e torneremo, anche se non in autunno, non siamo in grado».
Sogni per i prossimi ballerini per una notte, a parte Maria? «Penso in grande, per questo ho ricevuto anche dei garbati no… ma mandare una mail non costa niente, no? Per questo dico che vorrei tanto Michelle Obama».
Chiara Maffioletti, Corriere.it