Il trio di maniaci mascherati torna a mietere vittime casuali in un film che si ispira a classici del terrore ma che lascia a desiderare sotto quasi tutti i punti di vista
“The Strangers: prey at night” nasce sulla scia di un successo horror di dieci anni fa, “The Strangers”. In linea generale, si tratta di un film destinato a soddisfare chi, a suo tempo, apprezzò l’originale oppure gli amanti di un terrore vecchia maniera che richiama titoli usciti negli anni 70-80 come “Christine – La macchina infernale”, “Duel”, “Halloween” e “Non aprite quella porta”. Rispetto a quei classici, però, si compie un netto passo indietro dal punto di vista qualitativo.Il film racconta di una famiglia che intraprende un viaggio in auto. Sono gli ultimi giorni in cui la madre Cindy (Christina Hendricks), il padre Mike (Martin Henderson), il figlio Luke (Lewis Pullman) e la figlia Kinsey (Bailee Madison) possono stare assieme prima che quest’ultima, una vera irrequieta, vada a studiare in collegio. I quattro decidono di sostare per la notte in un campeggio per roulotte. Giunti sul posto, diverranno le prede di una folle caccia assassina ad opera di tre misteriosi sconosciuti. Indeciso tra sequel e reboot, “The Strangers: prey at night” è in realtà un rifacimento con qualche variante: le vittime predestinate sono aumentate e la location della mattanza si sposta anche in esterno. Diretto da Johannes Roberts (più efficace alla regia di “47 metri”), “The Strangers: prey at night” ha una prima metà lenta e piuttosto cupa, in cui si delineano i profili di ciascun personaggio in modo da creare una qualche empatia con lo spettatore. Una volta raggiunto il punto di rottura, ossia l’inizio della violenza, il ritmo da dilatato diventa sincopato: parte un gioco al massacro in cui si intuisce presto chi sarà l’unica pedina superstite. Il meccanismo è arcinoto e non basta giocare ad accompagnare atti sanguinosi con una colonna sonora fatta di allegri successi pop anni 80 per rinfrescare una formula stantia.Personaggi appena tratteggiati compiono scelte sbagliate nel tentativo di fuggire da psicopatici che invece compiono sempre quella più giusta. In questa dinamica fra gatto e topo, colpisce una scena ambientata in piscina sulle note di “Total Eclipse of the Heart” di Bonnie Tyler, ma ce ne sono altre la cui logica assai stiracchiata lascia molto a desiderare, come quella in cui si architetta di lasciare sprovvisti di cellulare tutti i protagonisti in un colpo solo.La gestione della tensione è piuttosto efficace, anche se i balzi di paura sono prevedibili. Quello che rende l’atmosfera angosciante è la consapevolezza che questi omicidi siano espressione di una violenza irrazionale, cieca e casuale che fa pensare basti trovarsi al posto sbagliato nel momento sbagliato perché possa riguardarci.Uccidere è qui un macabro passatempo per psicopatici, una pulsione capace di annidarsi in sconosciuti come tanti che non hanno conti in sospeso o sete di vendetta, bensì mero e disumano sadismo.Va in scena un assedio spietato compiuto indossando sul volto, per contrasto, maschere infantili che richiamano un’innocenza di cui non c’è traccia reale.Il cast fa quel che può ma come titolo horror “The Strangers: prey at night” resta davvero incolore.Nei cinema dal 31 Maggio.
Serena Nannelli, ilgiornale.it