CANZONI, RISATE (E MOLTE CHIACCHIERE) ADELE INCANTA I 15MILA DELL’ARENA

CANZONI, RISATE (E MOLTE CHIACCHIERE) ADELE INCANTA I 15MILA DELL’ARENA

La regina del pop a Verona canta, parla con il pubblico e fa anche un video con lo smartphone dal palco

adeleAdele è la regina. La diva. La taumaturga della musica (o meglio dell’industria discografica). 28 anni, tre dischi con cento milioni di copie vendute (più un Oscar giusto per non farsi mancare nulla). Per questo il suo “Adele live 2016” è la tournée più attesa, per questo i biglietti per le date all’Arena di Verona di sabato e domenica (uniche italiane) si erano guadagnate sul campo le mostrine di concerto più atteso dell’anno. Sabato però a cantare per i 15mila dell’Arena non c’è stata (solo) la diva inarrivabile del pop, quella a cui hanno appena proposto un contratto da 150 milioni di euro, ma una ragazza spiritosissima (pure troppo), un’amica con cui uscire a prendere una birra, quella vicina a cui suonare il campanello se ti finisce il caffè. L’Arena è stracolma e guarda al palcoscenico: una cornice bianca (che si illuminerà di vari colori durante la performance) che racchiude gli strumenti della band dietro alla quale un mega schermo proietta l’immagine in loop del dettaglio degli occhi di Adele. Chiusi.
Un battito di ciglia dà il via al concerto. Le note di un pianoforte e quella voce inconfondibile che sussurra “Hello”. Adele avanza in mezzo alla platea areniana (nelle altre date sarebbe spuntata in mezzo al pubblico da una pedana mobile, qui la storia lo rende impossibile). Il pubblico l’assedia come onde che non riescono a toccare la riva. Microfono in mano raggiunge il palcoscenico. Non canta assieme alla band (più di venti elementi tra strumentazione classica da pop, chitarre, basso e batteria, un vero e proprio ensemble di archi, pianoforte a coda e coriste in supporto), ma da un piccolo davanti a quello principale: da qui non si muoverà più per tutto il live. Su “Hometown glory”, dal primo album “19”, lo schermo passa le immagini della città di Verona (2008 su cui passano le immagini di Verona ), poi “One and only”, dal tiro soul, mette in risalto una voce unica, che non vuole strafare, ma che può tutto, che ha tutte le sfumature giuste per entrare nell’animo ma che non gioca sulla facilità del farlo. “Ciao Verona”, saluta Adele svelando da subito quel lato chiacchierone che non molti conoscevano. “Non ho molte canzoni felici, lo sapete vero? Ero preoccupata che non lo sapeste – continua la cantante inglese – sarà una grande crying session, ma un paio di canzoni ritmate le ho”. Infatti “Rumour has it”, questa volta da “21” , è un mix esplosivo di R&B e soul, pieno di groove. Ma in realtà il concerto non è per niente una “crying session”. Anzi. Le doti da scafata intrattenitrice ci sono tutte (oltre a quelle note di grande cantante): battute, racconti, aneddoti, ricordi passano sempre, quasi ad ogni canzone. Ora ad esempio chiama sul palco due fan, 16 e 19 anni di Bari per un selfie che le due ragazze, tra l’estasi e la disperazione più completa, non riescono a scattare.
Che sia la diva più antidiva del panorama lo si capisce anche dall’unico abito. In realtà un gioiello realizzato in seta con paillette floreali ricamate a mano disegnato appositamente da Christopher Bailey, capo dell’ufficio creativo del brand inglese Burberry, ma il punto non è quello: è che non lo cambierà per tutto il concerto. Ancora. Beve spesso la sua tisana ma rassicura il pubblico, con molta ironia, che “non è vino. Non sarebbe professionale, alla fine della tournée però mi rifarò”. “Water under the bridge”, “I miss you”, la premio Oscar “Skyfall” anticipa una mini sessione acustica, “quasi jazz” dice lei. “Million years ago”, “Don’t you remember” trovano una luce nuova, ci si commuoverebbe anche se, si fa per dire, non spezzasse la magia con frasi tipo “lo sgabello è troppo piccolo per il mio sedere”. Intensa invece arriva “Send my love (to your new lover)” prima di una versione da brividi di ““Make you feel my love”, l’unica cover della scaletta, brano di Bob Dylan dell’album capolavoro “Time out of mind” del 1997 che Adele ha inserito nel disco di debutto. Non a caso nella prima platea su queste note arriva anche una proposta di matrimonio in diretta: e Adele, durante e dopo la canzone, fa le congratulazioni alla coppia. Poi la sorpresa “Love in the dark”, con gli archi in grande spolvero, mai eseguita dal vivo in questa tournée. Nell’esibizione dimentica anche un paio di parole, ma che sarà mai, una risata e la concentrazione è ripresa. Dedicata al figlio “la cosa più bella, quella che mi ha cambiato la vita”, arriva potete “Sweetest devotion”. C’è spazio anche perché, con lo smartphone e l’aiuto del pubblico, realizzi un video di auguri per il compleanno di una vecchia amica. Poi racconta di quando cantava nei pub per “quattro ubriachi”. E poi si va sulla commovente “Chasing pavements” e “Someone like you”,voce e piano, che allunga e fa cantar al pubblico. I saluti sono su “Set fire to the rain” con la pioggia sullo schermo a rendere tutto più intimo. Nei bis passano “All I ask”, su cui Adele chiede al pubblico di alzarsi e farsi sotto il palco, ancora “When we were young” e il gran finale di “Rolling in the deep” a luci accese con una pioggia di messaggi di carta. I più dicono “Thanks for coming”. Due ore ascoltando una voce così sono difficili da dimenticare.

Corriere del Veneto

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