L’attrice ammette che, nonostante la serie avesse un intento femminista nel mostrare l’emancipazione delle donne, nella realtà raccontava solo le storie irreali di quattro donne privilegiate dell’élite di Manhattan
Cynthia Nixon, l’indimenticabile interprete di Miranda Hobbes in “Sex & The City”, non è molto fiera di aver partecipato all’iconico seria tv che l’ha resa una star.Femminista convinta e impegnata in prima linea nelle battaglie della comunità Lgbt dopo il suo coming out e il matrimonio con la compagna Christine Marinoni, in un’intervista a IndieWire ha detto che il serial “nonostante avesse l’intenzione di raccontare le nuove frontiere dell’emancipazione lavorativa e sessuale delle donne moderne, alla fine non è che la storia di un’elite di donne bianche con i soldi, assolutamente di fantasia e fuori dalla realtà”.Tornando indietro la Nixon, ora entrata in politica come esponente del Partito Democratico, non parteciperebbe più a un serie in cui “l’unica figura reale era il personaggio di Steve, un barista di Brooklyn. Non c’era nessun afroamericano rappresentato e i gay erano ritratti con i soliti cliché. Tutto girava attorno ai soldi e allo shopping”.Nel serial tv lei era un’avvocatessa in carriera che sposa un barista, tutte le altre invece passavano di letto in letto, “frequentando solo l’élite di di Manhattan. Una delle cose più difficili per me ora è guardare indietro e vedere quanto tutto lo show fosse incentrato sui soldi e notare come, Steve, il marito del mio personaggio, sia stato il più vicino a un ragazzo della classe operaia, l’unico con problemi di soldi”.Oggi girare un serial del genere sarebbe inconcepibile, ma “ai tempi contava molto il sogno, la perfezione delle vite di quelle 4 donne. Ma penso che esistano un sacco di modi in cui le persone possono essere visivamente avvincenti senza essere così perfette”.
Sandra Rondini, ilgiornale.it