Anche se il concetto di Nft è ritrovabile anche nei primi anni ’10 del 2000, la tecnologia digitale, che corre su una retta parallela alla crescita delle cryptovalute, ha avuto un’enorme affluenza mediatica negli ultimi mesi, rischiando di capovolgere completamente il mercato dei contenuti digitali, e di riflesso anche il mercato discografico. Qualche esempio? Il nuovo album dei Kings of Leon, le 11 nuove tracce di Steve Aoki e il nuovo singolo di Morgan.
Riflettere sull’innovazione della distribuzione digitale della musica ha portato negli ultimi 10 anni a una rivoluzione tecnologica dell’ascolto e della promozione dell’artista e della sua musica. Un’evoluzione che potrebbe ripetersi, questa volta attraverso la proprietà digitale dell’opera. Stiamo parlando degli Nft, “Non-Fungible Token” (detti anche nifties), una certificazione digitale che ha attraversato negli ultimi 15 anni una trasformazione della propria essenza, risultando negli ultimi mesi uno strumento per i creator digitali di attribuire valore alla propria arte, alla propria musica, attraverso l’utilizzo di criptovalute e di dati registrati nelle blockchain. Questo nuovo strumento ha la possibilità di certificare la proprietà di un contenuto digitale, un’opera d’arte come un brano, acquistabile attraverso l’utilizzo di una criptovaluta da un utente che riceverà una autenticazione del proprio acquisto, diventando il proprietario “non intellettuale” dello stesso contenuto. Una scelta che prosegue l’arricchimento delle opzioni di utilizzo delle criptovalute, affermando l’esistenza anche di un nuovo sistema di sostentamento per l’artista, che esclude l’attività della propria casa discografica.
Da Beeple al mondo della musica
Se il fenomeno Nft ha avuto la propria esplosione nel sistema d’informazione mainstream si deve buona parte all’attività digitale di Beeple, nome d’arte del designer Mike Winkelmann, che ha realizzato l’opera “Everydays — The First 5000 Days”, un collage di cinquemila opere digitali (ne è stata creata una al giorno), che è stata venduta per un valore di 69,3 milioni di dollari. Ciò che impressiona, oltre alla cifra, è che a battere il martelletto dell’asta dell’opera digitale sia stato un funzionario della casa d’aste ultracentenaria Christie’s, per la prima volta nella sua storia, ma anche che l’acquirente ha acquisito per quella cifra una foto digitale da 319 mb. Ma il mondo dell’arte non è stato l’unico a essere coinvolto, basti pensare che solo pochi mesi prima Deadmau5, pseudonimo del dj canadese Joel Thomas Zimmerman, aveva iniziato a vendere alcuni Nft con suoi contenuti digitali, che univano il mondo della musica Edm alle immagini digitali disegnate per lui. Nft con diversi livelli di rarità, che hanno permesso al dj di accumulare Ether, una criptovaluta che ha un valore attorno ai 1500 euro. L’approccio prolifico e diretto dell’artista al contenuto digitale e alla sua distribuzione, ha portato sempre più musicisti a servirsi della piattaforma di mercato principale, la OpenSea, per il riconoscimento del valore della propria musica. OpenSea non è la sola piattaforma a essere utilizzata, aggiungendosi a SuperRare, Mintable, Nifty, Viv3.
Steve Aoki, Tory Lanez e Mike Shinoda
Tra gli artisti più attivi ci sono Steve Aoki, che lo scorso 7 marzo ha unito 11 disegni originali dell’artista digitale Antoni Tudisco alla propria musica, generando una cifra attorno ai tre milioni di dollari, con oltre 1000 Nft venduti. Ma non è il solo: basti pensare a Mike Shinoda, frontman dei Linkin Park, che è stato il primo musicista primo artista di una major a lanciare un teaser di 75 secondi per il nuovo singolo “Happy Endings” con iann dior e UPSAHL in collaborazione con Cain Caser sulla piattaforma. Il cantante ha poi anche spiegato su Twitter le ragioni della propria decisione, cercando di rendere più chiaro il processo di appropriazione di valore del contenuto e di come esso non riguardi, né autorizzi, la proprietà intellettuale. La svolta è arrivata con la band rock statunitense Kings of Leon, formata dai tre fratelli Followill, diventati la prima band a distribuire il loro nuovo album “When you see your self” come Nft. La distribuzione con questo processo ha prodotto nelle prime settimane un guadagno per la band per un valore superiore ai due milioni di euro. A seguire, anche uno degli artisti hip hop americani più in vista degli ultimi anni, Tory Lanez, ha usufruito di questa distribuzione per pubblicare tre brani come Nft, due risalenti al suo ultimo album “Playboy”, mentre l’altro che si riferisce a un progetto ancora non presentato dal cantante. In pochi minuti, i token sono esauriti, facendo guadagnare la cifra record di 500mila euro in sole 24 ore al cantante.
L’esempio italiano con Morgan
Anche in Italia sembrano muoversi i primi passi con due artisti che si son mossi prima degli altri: i Belladonna. Il complesso nato nel 2005 dai Luana Caraffe e Dani Macchi, hanno pubblicato il loro nuovo singolo “New Future Travelogue”, e grazie alla tecnologia Nft, esisterà una sola copia digitale del singolo. A seguirli, c’è stato pochi giorni fa l’annuncio di Morgan, che ha messo all’asta il nuovo singolo “N” e il suo testo autografato fino al 7 aprile: lo stesso cantante ha sottolineato come questa nuova tecnologia potrà essere uno strumento di libertà e indipendenza dalle logiche delle case discografiche, un territorio di discussione ampio e che negli anni dell’ascolto digitale si è stratificato in maniera maggiore.
La sostenibilità ambientale
La maggiore fruizione di tecnologia digitale ha comunque messo sotto i riflettori anche l’altra faccia della medaglia: il consumo di energie e la conseguente sostenibilità ambientale. Già in passato, inchieste del New York Times avevano sottolineato quanto il mantenimento energetico per la produzione e per il controllo del mercato delle criptovalute, avesse lo stesso consumo energetico in un giorno di una nazione di media grandezza. Su questi termini si era espresso anche negli scorsi anni il creatore di una delle più grandi criptovalute, Ethereum, Vitalik Buterin. L’imprenditore aveva rivelato le sue preoccupazioni per il consumo energetico, affermando di voler trovare un modo sostitutivo per l’utilizzo di energie rinnovabile e che potessero essere contenute per la sopravvivenza dell’ambiente. I suoi dubbi si raccoglievano attorno al concetto di replicabilità dei token, delle monete, che con il sistema Ethereum, a differenza del numero limitato di bitcoin replicabili nel tempo, non avessero un numero finito da raggiungere, replicando all’infinito il consumo energetico
Vincenzo Nasto, Music.fanpage.it