La Procura di Milano si occuperà dell’inchiesta relativa al caso Chiara Ferragni. La decisione è stata presa il 29 gennaio dalla Procura generale della Cassazione, risolvendo così le incertezze sulla competenza territoriale del cosiddetto “pandoro-Gate”. La Balocco, l’azienda dolciaria sotto indagine, ha sede a Fossano, in provincia di Cuneo.
Il documento che delinea la competenza rivela un altro indagato, Fabio Maria Damato, manager dell’influencer. In “The Ferragnez“, Chiara Ferragni stessa lo definisce come “il mio braccio destro, sinistro, tutto. Mi aiuta in qualsiasi attività lavorativa“. Ci sono voci, provenienti da gossip di fine dicembre su Linkiesta, che suggeriscono che Fedez avrebbe voluto licenziare Damato, accusa simile a quella rivolta alla Ferragni: truffa aggravata, non solo nel caso del pandoro, ma anche per le uova di Pasqua Dolci Preziosi e la bambola Trudi.
La Procura di Milano sostiene che il profitto derivante dalle attività commerciali non è stato solo economico, ma ha anche contribuito al “rafforzamento mediatico dell’immagine dell’influencer“. Questo perché Chiara Ferragni avrebbe ottenuto consenso veicolando un’immagine strettamente associata all’impegno personale nella beneficenza. La Procura afferma che ci sono “indizi esteriori, di tenore non equivoco“, di un “disegno criminoso” legato alle presunte truffe, tutte simili, ad eccezione dei partner scelti. In tutti e tre i casi, l’influencer avrebbe pubblicato post e storie sui suoi social che lasciavano intendere che l’acquisto dei prodotti avrebbe contribuito a cause benefiche, definendoli “video fuorvianti” per i consumatori. La situazione è ancora da chiarire, ma si prevede che i tempi saranno lunghi date le circostanze iniziali.