L’appassionata difesa dell’Edicola di Fiore: «Questa è l’Italia, siamo un popolo di rosiconi. In America diventi un modello, invece da noi ti danno contro». Fiorello parla anche di Maria De Filippi che va al Festival senza compenso: «Non è giusto lavorare gratis, ma sei costretto»
Per Umberto Eco il dramma di internet è che promuove «lo scemo del villaggio a detentore della verità». Mentana aveva coniato un neologismo: «webete». Fiorello oggi parla di «rosiconi del web». La questione è quella dei social media — i nuovi bar virtuali — e del loro lato oscuro, quando vestono il loro abito distorto e rabbioso, quello dove il ragionamento lascia spazio all’insulto. L’ultimo caso è quello di Carlo Conti preso di mira per il suo compenso per Sanremo (c’è chi ha parlato di 650 mila euro). Dopo la difesa della Rai, arriva quella di Fiorello che nella sua edicola mattutina si è schierato dalla parte del conduttore «vittima del Festival dell’insulto».
«Gli haters non sanno niente di Carlo Conti»
Fiorello racconta gli inizi di Conti: «Ha cominciato a lavorare nei teatrini e nei localini. Cercava di fare le serate, ma gli sbattevano le porte in faccia. Lui pensava solo a lavorare e così ha cominciato a salire, gardino dopo gradino, senza raccomandazioni. Piano piano sono arrivati i primi bagliori, i primi successi, corredati anche da delusioni. Ma lui continuava a lavorare. Finché entra finalmente in Rai e conduce un programma per ragazzi. Poi a 54 anni suonati approda a Sanremo, arriva al massimo e riesce pure a guadagnare dei soldi. Può dare al figlio quello che lui non ha avuto quando era ragazzo, cresciuto senza il papà, con la mamma che doveva lavorare. E il risultato qual è? Lo insultano perchè nella vita ce l’ha fatta. Questo è il nostro Paese, quando ce la fai ti insultano, devi essere punito. In America diventi un modello, invece da noi ti danno contro. Amici rosiconi, che fate i conti in tasca alle persone un saluto a voi. Gli haters non sanno niente di Carlo Conti. Quando era senza una lira nessuno diceva: “C’è uno in Toscana che sta lottando per emergere”. Nessuno lo diceva quando si sbracciava, nella legalità, onestamente, e pure pagando le tasse…». Qui piazza la battuta: «Che paghi le tasse non lo so ma spero di sì». Fiorello riflette ancora: «In Rai da oggi in poi non ci si deve far pagare». È l’aggancio per parlare di Maria De Filippi, che al Festival ci va senza compenso: «Secondo voi, perché Maria De Filippi non si è fatta pagare? Per evitare questa rottura di coglioni. E non è giusto lavorare gratis, ma sei costretto».
Il comunicato della Rai
Anche la Rai era scesa in campo nei giorni scorsi spiegando che le cifre sono in linea con il mercato per uno dei volti di punta dell’azienda e che non si può scorporare il singolo evento (Sanremo) dal suo contratto complessivo che comprende la conduzione e la direzione artistica del Festival — spesso in passato affidate a due figure diverse, dunque con due compensi — ma anche la realizzazione di altre trasmissioni (come autore e conduttore) oltra alla direzione artistica di Radio Rai. Viale Mazzini aveva anche sottolineato che Sanremo «non pesa sulle risorse derivanti dal canone, ma da almeno due anni è in attivo grazie al contenimento dei costi e ad introiti pubblicitari e ricavi commerciali per un totale stimato quest’anno di 23 milioni di euro». A fronte di una spesa di 15 milioni e mezzo di euro. Un margine attivo in cui rientra il compenso di Carlo Conti.
Renato Franco, il Corriere della Sera