L’attore, da dicembre nelle sale con il dramma storico sulla schiavitù Emancipation, diretto da Antoine Fuqua, ha mostrato comprensione verso gli spettatori critici nei confronti del suo ritorno sul grande schermo dopo lo scandalo dello schiaffo sferrato al comico Chris Rock nella notte degli Oscar 2022. La speranza, però, è che “il bene che può essere fatto apra il cuore delle persone”
Il rumore dello schiaffo scagliato da Will Smith a Chris Rock sul palco degli Oscar 2022 dopo una battuta del presentatore sulla testa rasata di Jada Pinkett Smith, la moglie dell’attore affetta da alopecia, rischia di riecheggiare ancora nelle sale cinematografiche. In un’intervista rilasciata a Fox 5 Smith, che dopo l’infelice episodio tornerà per la prima volta sul grande schermo con il dramma storico sulla schiavitù Emancipation, diretto da Antoine Fuqua e in uscita a dicembre, ha mostrato piena comprensione per gli spettatori riluttanti: “Capisco completamente – se qualcuno non è pronto, lo rispetterei assolutamente e concederei loro lo spazio per non essere pronti”, tuttavia, “la mia più grande preoccupazione è la mia squadra – Antoine ha fatto quello che penso sia il più grande lavoro della sua intera carriera. Le persone della sua squadra hanno fatto alcuni dei migliori lavori delle loro intere carriere, e la mia più profonda speranza è che le mie azioni non penalizzino la mia squadra”.
LO SCHIAFFO AGLI OSCAR
Will Smith ha vissuto una doppia notte degli Oscar 2022: la prima con la vittoria dell’Oscar come Miglior attore protagonista in King Richard per il ruolo di Richard Williams, padre e allenatore delle sorelle del tennis Venus e Serena Williams, e la seconda con lo scandalo sollevato per lo schiaffo al comico Chris Rock. Nonostante le scuse dell’attore, l’Academy ha proibito a Smith la partecipazione agli Oscar per i prossimi dieci anni. “È stata una notte orribile” ha raccontato l’attore in un’intervista al The Daily Show With Trevor Noah. “È stato il ragazzino che ha visto suo padre picchiare sua madre, capisci? Tutto quello è semplicemente esploso in quel momento. Quello non è chi io voglio essere”. Smith ha poi condiviso un aneddoto sulla reazione della famiglia: “Ero andato. Quella era una rabbia che era stata imbottigliata per davvero tanto tempo. Mio nipote ha nove anni. È il ragazzino più dolce. Siamo tornati a casa. Era rimasto alzato fino a tardi per guardare suo zio Will e siamo seduti nella mia cucina e lui è sulle mie ginocchia e sta tenendo in mano l’Oscar e mi dice, “Perché hai colpito quell’uomo, zio Will?” Maledizione”.
IL NUOVO FILM EMANCIPATION
In un’intervista a Vanity Fair Antoine Fuqua, regista di Emancipation, ha definito lo schiaffo di Smith “uno sfortunato evento, e spero che possiamo andare avanti e superarlo”. E, forse, proprio grazie all’uscita del film programmata nello stesso anno della discussa cerimonia. Emancipation, basato sulla storia vera dello schiavo Gordon, fotografato nel 1863 con la schiena straziata dalle cicatrici e perciò ispiratore del movimento abolizionista, racconta la storia di Peter, uno schiavo fuggiasco noto come “Whipped Peter” (Peter Frustato) per le foto delle cicatrici provocate dalla brutalità della schiavitù. Il film segue la fuga di Peter tra le paludi della Lousiana dai proprietari di piantagioni che lo hanno quasi ucciso. “Il film per me è più importante di quel momento” ha spiegato Fuqua. “Quattrocento anni di schiavitù sono più importanti di un momento. La mia speranza è che le persone la vedano in quel modo e che guardino il film e siano travolti dalla grande performance di Will e da tutto il vero duro lavoro che l’intera squadra ha fatto”. La scelta di uscire nelle sale a pochi mesi di distanza risponde quindi all’interrogativo del regista ““non sono quattrocento anni di schiavitù, brutalità, più importanti di un solo brutto momento?””. Smith concorda: “La schiavitù americana è stata uno degli aspetti più brutali della storia umana…È difficile capire il livello della crudeltà umana. Mia figlia mi ha chiesto, “Papà. Abbiamo davvero bisogno di un altro film sugli schiavi?” Ho risposto, “Daby, te lo prometto, non farei un film sugli schiavi. Questo è un film sulla libertà”. La speranza è lasciare scorrere il passato, personale e collettivo: “Spero che il bene che può essere fatto apra il cuore delle persone”.