Voluto da DeAgostini, avrà contenuti in stile DMax, ma in versione soft ed elegante. Gattuso e Castrogiovanni i primi a raccontarsi nel programma «Campi di battaglia»
Gennaro Gattuso, Martin Castrogiovanni, Maddaloni padre e figlio. Nomi che da soli evocano mondi e successi nello sport. Sono gli uomini scelti da DeAgostini per il lancio del nuovo canale Alpha (can. 59 DTT). Un bel parterre testosteronico, per una rete che, volendosi rivolgere a un pubblico maschile, ammicca nel nome alla tipologia del maschio dominante e vagamente prepotente. «Un guerriero» sintetizza Maddaloni padre.
Poi però tutti fanno a gara ad allontanare da sé, dal canale e da quell’alpha, l’immagine dello stereotipo. Il loro maschio è uno che affronta con umiltà e coraggio la vita, che ne accetta le batoste e si rialza, che chiede rispetto e non vuole strafare. Insomma un modello per molti, non per pochi. Simpatico, con tocchi quasi femminili. Potrebbe – addirittura – essere donna. «Le donne al comando sono davvero alpha», ancora copyright Maddaloni.
Per questo le loro storie, sono così importanti e significative: perché ognuno di loro ha avuto successo e vinto, ma ha anche combattuto o combatte battaglie, conosciuto sconfitte. Esempi, ma non superuomini. In loro – è l’idea – chiunque può identificarsi o a loro ispirarsi. «Tutti vorremmo metterci alla prova, vivere avventure, affrontare e superare sfide. O anche solo avere stimoli e modelli per essere diversi e migliori», spiega il direttore Massimo Bruno. I programmi di Alpha vanno in questa direzione.
DeAgostini Editore amplia la propria offerta tv: oltre i bambini e i ragazzi, junior, kids & tweens, gli uomini.
È un’area quella dei canali a target dichiaratamente maschile, a ben vedere, finora piuttosto povera di offerte che non fossero sport e luci rosse. Costellata di precedenti precipitosamente chiusi, era finora presidiata dal solo DMax del gruppo Discovery: molto americano, molto sopra le righe, storie trash e maschi eccessivi, al limite del credibile (e forse…), motori, tatuaggi, muscolacci, cibo in quantità over, sfide impossibili.
Alpha va a collocarsi in questa zona, tra lo sport e i reality, il factual e certa serialità, ma tentando un approccio più soft o forse solo più elegante. Un vuoto (anche di raccolta pubblicitaria) che deve essere balzato improvvisamente agli occhi non della sola DeAgostini, se è vero che il 22 ottobre arriverà Viacom con il suo Spike (can. 49 del DTT): terzo canale gratuito del gruppo americano dopo Paramount Channel e VH1 e già visibile in altri paesi, non se ne sa ancora molto se non che non sarà la fotocopia di quelli esistenti ma verrà declinato in funzione del maschio italico, con materiale di importazione e si spera qualche produzione nazionale.
È invece proprio la produzione italiana il fiore all’occhiello di Alpha. Gattuso e Castrogiovanni saranno i primi a raccontarsi nel programma «Campi di battaglia», in onda nel 2018: gli schiaffi non solo metaforici che hanno ricevuto in vita, il successo e i fallimenti, la malattia, lo sport, passione e compromessi.
In «Clan Maddaloni» (puntata speciale a novembre e poi la serie nel 2018) due grandi campioni del nostro judo, Gianni e Marco, raccontano l’altra faccia di Scampia, una periferia divenuta tristemente famosa a causa della tv (odiano «Gomorra» perché divenuta modello e causa di emulazione). «Il mio obiettivo è aiutare la mia gente». E lo sport può farlo, sostengono i due Maddaloni. La serie mostrerà come.
Terza produzione, a primavera, «Bisonti»: protagonista ancora lo sport, per la precisione una squadra di rugby composta da detenuti, quelli del carcere di Frosinone, attiva nel campionato di serie C. Tra le tante serie factual e i reality di importazione: «Air Security Columbia» sull’antinarcotici dell’aeroporto di Bogotà, «Life Below Zero» o come sopravvivere nel gelo dello Yukon.
I tre inglesi di «Top Gear» con le loro follie automobilistiche. C’è spazio poi anche per la Storia, seppure muscolare e in versione docu (molto) drama : «Barbarians», dalla parte dei popoli e dei generali che presero d’assalto Roma Antica, da Annibale ad Attila.
Adriana Marmiroli, La Stampa