(Corriere) Il settimanale americano dedica la copertina alle confessioni di attrici e modelle che sarebbero state drogate e poi violentate dal “dottor Robinson”, discount alias Bill Cosby
Trentacinque donne sedute su trentacinque sedie, una accanto all’altra. È l’immagine in bianco e nero che compare sulla copertina di questa settimana del New York Magazine, che ritrae riunite tutte insieme le accusatrici del famoso comico americano Bill Cosby. «Bill Cosby: le donne, una sorellanza indesiderata» il titolo. Intervistate separatamente negli ultimi sei mesi, le loro testimonianze raccontano storie diverse ma con un trama comune -una giovane donna, spesso aspirante attrice, violentata dall’uomo che considera un mentore- e forniscono un resoconto completo dei loro traumi.
Mentore e nemico
«Nei primi anni ‘90, quando avevo circa venticinque anni – racconta ad esempio Lili Bernard – Bill Cosby è stato il mio mentore. Ha guadagnato la mia fiducia totale e poi mi ha drogato a mia insaputa. Mi ha violentato. Non lo chiamerei pazzo. Aveva il controllo totale del suo comportamento». Mentre Chelan Lasha,che sostiene di essere stata aggredita sessualmente da Cosby quando aveva diciassette anni, afferma: «Non ho più paura ora mi sento più forte di lui».
Il 78enne attore non è mai stato incriminato e ha sempre negato ogni addebito, tuttavia, in una testimonianza giurata del 2005, in una causa intentata da una ex dipendente della Temple University, Andrea Constand, che sosteneva di essere stata drogata e molestata dall’attore, Cosby aveva ammesso di aver comprato farmaci sedativi per abbassare la resistenza delle donne con cui voleva fare sesso e di averle poi pagate mantenere il silenzio. Gli avvocati dell’attore hanno però precisato che il loro assistito ha solo ammesso di essere una delle tante persone ad avere introdotto il Metaqualone, farmaco con azione sedativa-ipnotica, nella sua vita sessuale durante gli anni ‘70, ma sempre con il consenso di entrambe le parti.
Parlare di violenza
«Il gruppo di donne che Cosby ha assalito funziona come un duplice studio: ognuna ha una sua storia personale, ha dovuto gestire un trauma singolo per decenni combattendo con ingiustizie e pregiudizi, ma al tempo stesso ha una valenza collettiva», scrive il magazine. «Negli anni 60, quando si sono verificate le prime molestie da parte di Bill Cosby, la violenza sessuale era qualcosa di fuori dall’ordinario, l’assalto di uno straniero. Oggi le giovani donne hanno preso coscienza del fatto che la violenza è qualcosa di ordinario e che l’unico modo per combatterla è parlarne. Il non accettare di essere una vittima è il miglior modo per sconfiggere la sottomissione».