La scrittrice parla al New York Times della serie tratta dai suoi romanzi che sarà diretta da Saverio Costanzo
Vedere il racconto che ha creato diventare una miniserie tv è un “cambiamento radicale“. I personaggi, il quartiere “lasciano il mondo dei lettori per entrare in quello molto più vasto dei telespettatori, incontrano persone che non hanno mai letto di loro e che per circostanze sociali o per scelta non l’avrebbero mai fatto. E’ un processo che mi intriga”. Elena Ferrante spiega al New York Times come vive la preparazione della serie tratta da L’amica geniale, megaprogetto Hbo – Rai diretto da Saverio Costanzo, prodotto da Lorenzo Mieli e Mario Gianani per Wildside e Domenico Procacci per Fandango. La quadrilogia bestseller (edita da e/o) diventerà un lungo racconto televisivo ambientato nella Napoli delle due protagoniste dei romanzi, Lila Cerullo e Elena Greco, dall’infanzia negli anni Cinquanta fino a oggi.
Quando chiedono all’autrice, che da sempre protegge la sua identità con uno pseudonimo, se speri che dalla serie esca un’immagine diversa di Napoli per il mondo rispetto a quella offerta da Gomorra, spiega: “Le città non hanno un’energia propria. Deriva dalla densità della loro storia, dal potere della loro letteratura e delle loro arti, dalla ricchezza emozionale degli eventi umani che vi hanno luogo. Spero che il racconto visivo provocherà emozioni autentiche, sentimenti complessi e anche contraddittori. Questo è ciò che ci fa innamorare delle città”.
Il progetto di Neapolitan novels non vede la scrittrice partecipare direttamente alla scrittura della sceneggiatura (“Non ho le capacità tecniche per farlo”), ma sta contribuendo con alcuni suggerimenti sulle scelte per il set, in fase di allestimento, scrive il giornalista Jason Horowitz (che la scorse settimana aveva già raccontato una giornata di casting a Napoli per la serie, ndr) e sui copioni. “Leggo i testi e mando note dettagliate” spiega l’autrice. “Non so ancora se ne terranno conto ma è molto probabile che le useranno più avanti nell’ultima versione della sceneggiatura”. Anche il regista Saverio Costanzo aveva spiegato che Ferrante è direttamente coinvolta, contribuendo alla sceneggiatura (scritta da Francesco Piccolo e Laura Paolucci) via mail.
Riguardo invece alla scelta delle due protagoniste, Lila e Lenù, Ferrante sottolinea che “i bambini attori ritraggono i bambini come gli adulti immaginano che dovrebbero essere. (Invece) i bambini che non sono attori hanno qualche possibilità di uscire dallo stereotipo, specialmente se il regista è capace di trovare il giusto equilibrio tra realtà e finzione”. Per lei infatti L’amica geniale non è una favola ma “un racconto realistico. E’ l’infanzia a essere colorata di elementi del fantastico, e sicuramente lo è anche Lila. Per quanto riguarda la fedeltà al libro, mi aspetto ci sia compatibilmente con le necessità del racconto visuale, che usa differenti strumenti per ottenere gli stessi effetti”. Infine la scrittrice fa anche una battuta quando le domandano se spera o teme, visto il coinvolgimento dell’Hbo, che la serie diventi un fenomeno mondiale, una sorta de Il trono di spade italiano: “Sfortunatamente – osserva – non offre lo stesso tipo di snodi narrativi”.
Amatissima in Italia e oltreoceano dove è stata uno dei casi editoriali del 2015 (l’ultimo capitolo della quadrilogia, Storia della bambina perduta, è stato inserito dal New York Times tra i dieci migliori libri), l’opera di Ferrante, ovvero la scrittrice dall’identità misteriosa (in molti sono pronti a giurare che si tratti di Anita Raja, traduttrice e moglie dello scrittore Domenico Starnone), è uno dei kolossal internazionali più attesi. Il primo ciak è previsto questa estate.
Silvia Fumarola, la Repubblica