IL MIGLIOR FILM È “SPOTLIGHT”. FINALMENTE DICAPRIO. MORRICONE: STANDING OVATION

IL MIGLIOR FILM È “SPOTLIGHT”. FINALMENTE DICAPRIO. MORRICONE: STANDING OVATION

Il film di Tom McCarthy conquista il premio più importante. Tre statuette a “Revenant” e sei, cialis tecniche”, decease a “Mad Max – Fury Road”. Festa per il compositore italiano

leonardo dicaprioL’Italia festeggia con l’Oscar a Ennio Morricone che ha trionfato nella notte delle stelle con una standing ovation che lo ha portato sul palco del Dolby Theater per ritirare la statuetta per la colonna sonora di The Hateful Eight. Il miglior film è Il Caso Spotlight, physician premiato anche per la miglior sceneggiatura originale. Scritto da Tom Mc Carthy e Josh Singer, il film racconta l’inchiesta premio Pulitzer del gruppo investigativo del Boston Globe che ha denunciato la copertura sistematica da parte della gerarchia della Chiesa Cattolica degli abusi sessuali commessi su minori da oltre 70 sacerdoti locali. “Abbiamo fatto il film per tutti i giornalisti che fanno inchiesta e per i sopravvissuti, il cui coraggio è di ispirazione per tutti noi”. Il produttore Michael Sugar invece ha detto: “Questo premio dà voce ai sopravvissuti. Una voce che arriverà al Vaticano. Papa Francesco, è arrivato il momento di proteggere i bambini”.
L’attore di “Batman” e “Birdman” presenta “Il caso Spotlight” sull’inchiesta del Boston Globe che smascherò la sistematica copertura da parte delle gerarchie ecclesiastiche degli abusi da parte di preti sui ragazzini delle parrocchie. Insieme a Michael Keaton il giornalista premio Pulitzer, Walter Robinson, che guidò il gruppo investigativo.
Leonardo DiCaprio alla quinta nomination (come attore e una come produttore) ha finalmente agguantato la statuetta e, quasi imbarazzato per il grande applauso, ha ricordato il lavoro degli altri nominati, ha salutato Tom Hardy che ha definito “un fratello”, ha ringraziato il regista e il direttore della fotografia e non ha perso l’occasione per parlare del tema che ha più a cuore: l’ambientalismo. “Nel 2015 siamo dovuti andare al Polo Sud per trovare la neve. Il cambiamento climatico sta minacciando la specie umana. Dobbiamo lavorare insieme e smetterla di posticipare, smetterla di sostenere leader che parlano per chi inquina ma non per gli indigeni che saranno toccati da questi cambiamenti. – ha detto – Non diamo per scontato questo pianeta come io non davo per scontata questa serata”
Il protagonista di “Revenant – Redivivo” commenta la (sesta) candidatura agli Oscar: “E’ bellissimo ma non è il motivo per cui facciamo film. Abbiamo sopportato grandi difficoltà per fare un’opera d’arte”. Il film di Alejandro Gonzalez Inarritu racconta l’epopea del cacciatore di pellicce nell’America dell’inizio dell’Ottocento, ferito da un orso e abbandonato dai compagni.
L’Oscar come miglior attrice, come da previsioni, è andato a Brie Larson per la sua performance in Room. Ha battuto Cate Blanchett di Carol, Jennifer Lawrence di Joy, Charlotte Rampling di 45 anni e Saoirse Ronan di Brooklyn. “Wow, grazie all’Academy. Quello che mi piace veramente del cinema è quante persone siano coinvolte”, ha detto Brie Larson ringranziando tutto il cast del film.
Parla un’emozionatissima Brie Larson subito dopo la sua vittoria ai Golden Globe come miglior attrice protagonista per “Room”, film che le è valso la nomination agli Oscar. L’attrice 26enne, considerata da molti addetti ai lavori la nuova Jennifer Lawrence, racconta come la prima volta ai Globe sia venuta solo come spettatrice, accompagnando un amico giurato. Una carriera lampo la sua, che potrebbe culminare con la vittoria della statuetta più prestigiosa del mondo. Al momento è impegnata sul set di “Kong: Skull Island”, nuova versione di King Kong, in arrivo nel 2017.
Come miglior regista per il secondo anno consecutivo è stato scelto Alejandro Gonzalez Iñarritu che con la statuetta per Revenant diventa il terzo regista della storia dell’Academy a vincerne due consecutivi. Sul palco il regista messicano ha detto: “Questa è un’opportunità per la nostra generazione di liberarci di tutti i pregiudizi, il colore della nostra pelle è irrilevante come il colore dei nostri capelli”.
Stesso destino per il suo grande amico Emmanuel Lubezki detto “el Chivo” che ha vinto la terza statuetta consecutiva per la miglior fotografia in Revenant di Alejandro Gonzalez Iñarritu. Lubezki infatti ha vinto nel 2014 per Gravity di Cuaron, lo scorso anno per Birdman sempre di Iñarritu. Ringraziando ha voluto condividere il riconoscimento con il regista e con Leonardo DiCaprio. Nato nel 1964 a Città del Messico, Lubezki viene da una famiglia fortemente legata al cinema: il padre Muni è attore e produttore, mentre il fratello minore Alejandro è sceneggiatore e regista.
Miglior attore non protagonista A sorpresa il premio Oscar è andato all’inglese Mark Rylance che nel film di Steven Spielberg Il ponte delle spie interpreta un uomo accusato di essere una spia sovietica, difeso in tribunale da Tom Hanks. Delusione per Sylvester Stallone che dopo il Golden Globe era dato come favorito grazie al suo ruolo di Rocky in Creed.
Miglior attrice non protagonista a Alicia Vikander per The Danish Girl che ha battuto concorrenti agguerrite come Kate Winslet e Jennifer Jason Lee. L’attrice è stata premiata per il ruolo della moglie del pittore paesaggista di inizio Novecento Einer (interpretato dal premio Oscar Eddie Redmayne), che dopo aver compreso di avere dentro di sé un’anima femminile, decise di sottoporsi ad un pionieristico intervento di riassegnazione sessuale diventando Lili Elbe, il primo trans della storia. La ventisettenne attrice svedese, definita la “nuova Ingrid Bergman”, nel ritirare il premio ha ringraziato il cast del film e il compagno di set Eddie Redmayne.
Parla l’attrice svedese candidata all’Oscar per il suo ruolo in “The Danish Girl”, storia di Lili Elbe il primo trans della storia. Alicia Vikander interpreta la pittrice Gerta Gottlieb, moglie di Einer (interpretato dal premio Oscar Eddie Redmayne) che gli rimase accanto durante l’intervento di riassegnazione sessuale. Il film di Tom Hooper sarà nelle sale il 18 febbraio.
Sam Smith, premiato con l’Oscar per la migliore canzone insieme a Jimmy Napes per il brano Writing’s on the Wall tema dell’ultimo film di James Bond Spectre dal palco ha dichiarato: ”Ho letto un articolo di Ian Mc Kellen che diceva che nessun uomo apertamente gay avrebbe mai vino un Oscar, questa sera sono qui come musicista gay orgoglioso”. Il musicista poi ha dedicato il premio alla comunità lgbt.
Miglior sceneggiatura non originale La grande scommessa invece ha vinto l’Oscar per il miglior adattamento dal romanzo di Michael Lewis: sul palco sono saliti gli sceneggiatori Charles Randolph e Adam McKay. McKay ringraziando ha dato un’indicazione di voto: “Non andate a votare per quei candidati le cui finanze dipendono dal petrolio”. Il film racconta la storia della crisi economica dal punto di vista di personaggi fuori dagli schemi, “eroi” dai caratteri difficili, sconosciuti ai più ma fondamentali per capire che cosa è successo veramente.
Migliori costumi La costumista inglese Jenny Beaven, già premiata con il Bafta per questo film e con un Oscar nel 1987 per Camera con vista, ha vinto l’Oscar per il suo lavoro con Mad Max – Fury Road, il quarto capitolo della saga di Mad Max a firma di George Miller. Ritirandolo la costumista ha messo in guardia dalla possibilità che nel futuro il mondo possa apparire come nel film di Miller “il flm potrebbe diventare profetico se non siamo più genitili uno con gli altri e non smettiamo di inquinare la nostra atmosfera”. Migliore scenografia Gli sceneggiatori Colin Gibson e Lisa Thompson sono stati premiati per la miglior scenografia di Mad Max – Fury Road. Il premio è stato consegnato da Tina Fey e Steve Carrell a Colin Gibson. E anche il trucco e parrucco è andato agli artisti di Mad Max: Lesley Vanderwalt, Elka Wardega e Damian Martin. Miglior montaggio Margaret Sixel è la montatrice che ha ricevuto l’Oscar per Mad Max – Fury Road. Ringraziando ha ricordato il coraggio del regista George Miller, di cui è anche la moglie, e il lavoro di tutta la troupe che ” è sopravvissuta per sei mesi nel deserto della Namibia”. Miglior montaggio sonoro al duo Mark Mangini e David White per Mad Max – Fury Road e il film di George Miller si è aggiudicato anche il miglior missaggio sonoro premiando Chris Jenkins, Gregg Rudloff e Ben Osmo. In tutto il film di Miller ha conquistato sei statuette anche se tutte tecniche.
Miglior film straniero Il film ungherese Il figlio di Saul, già premiato a Cannes, ha vinto l’Oscar come miglior film in lingua non inglese. E’ la storia di un uomo che fa parte dei Sonderkommando di Auschwitz, i gruppi di ebrei costretti dai nazisti ad assisterli nello sterminio degli altri prigionieri. “Anche nei momenti più bui ci può essere una voce dentro di noi che ci permette di rimanere umani” ha detto il regista László Nemes accettando il premio.
Effetti speciali L’Oscar se lo sono aggiudicati Andrew Whitehurst, Paul Nurris, Mark Ardington e Sara Bennet per il film di Alex Garland Ex Machina, “il nostro è un gioco di squadra” hanno detto.
Parla il regista premio Oscar per “Up” a Roma per presentare “Inside Out”, ultimo gioiello Pixar in sala il 16 settembre dopo aver incassato nel mondo 750 milioni di dollari. E’ la storia di una undicenne che deve cambiare città, casa e amici e delle cinque emozioni (dalla gioia alla tristezza passando per paura, rabbia e disgusto) che albergano nella sua testa.
Cartoon. Trionfo per Inside Out dei registi Pete Docter e Jonas Rivera che hanno voluto ricordare le centinaia di persone alla Pixar cha sono dietro al film. Docter ha dedicato il premio a “tutti i ragazzi delle elementari e delle medie, ci saranno giorni di paura e difficoltà ma voi potete vincerla disegnando, creando, facendo film”. mentre il corto d’animazione al piccolo film dei due registi cileni Gabriel Osorio e Pato Escala Bear story che hanno ricordato che il loro è il primo Oscar vinto dal loro paese.
Miglior cortometraggio Per il miglior corto è stato premiato Stutterer di Benjamin Cleary e Serena Armitage.
Il video, girato nel marzo del 2006, è un estratto del docufilm ”Amy”, diretto da Asaf Kapadia. Nelle immagini la cantante londinese, scomparsa il 23 luglio 2011 – registra in studio insieme al produttore Mark Ronson il brano che l’ha resa famosa in tutto il mondo
Documentari. La regista pachistana Sharmeen Obaid-Chinoy (già premio Oscar) ha vinto l’Oscar per il miglior corto documentario con A girl in the river: The price of forgiveness (Una ragazza nel fiume: il prezzo del perdono), di Saba Qaiser, una ragazza sopravvissuta al tentativo giustizia capitale perpretrato nei suoi confronti dal padre e dallo zio in quello che in Pakistan è conosciuto come “delitto d’onore”. La regista ritirando il premio ha detto: “Questa settimana il primo ministro pachistano ha detto che cambierà la legge che riguarda i femminicidi. Questo è il potere del cinema”. Per il documentario lungo invece l’Oscar è andato a Amy di Asif Kapadia e James Gay-Rees. Ritirando l’Oscar i registihanno spiegato: “Volevamo parlare della Amy Winehouse divertente, spiritosa e intelligente che aveva bisogno di qualcuno che si occupasse di lei. Questo premio è per i fan di Amy, lei aveva bisogno di loro”.

La Repubblica

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