Il cantautore toscano in gara tra Nuove Proposte con Universo
A mollare non ci ha mai pensato. Nonostante le porte in faccia, nonostante il palco dell’Ariston l’anno scorso gli sia sfuggito per un soffio, nonostante i consigli di chi ha continuato a dirgli di lasciar perdere, Francesco Guasti al quarto tentativo è finalmente approdato sul palco più importante della musica italiana: quello del festival di Sanremo, sezione Nuove Proposte. “Eh già, questa era la quarta volta che ci provavo. Ma sono testardo e alla fine ho avuto ragione io”, racconta all’ANSA, con un sorriso che gli illumina il volto, il 34enne cantautore di Prato.
Un’ostinazione che spiega così: “Sono da sempre un fan del festival e quando lo guardavo con mia mamma dal divano di casa le dicevo: ‘un giorno sarò io a guardare te da lì'”. A Sanremo sarà in gara con il brano Universo, “nato proprio dopo l’esclusione dell’anno scorso (e dopo una porta presa a pugni per la delusione, ndr): parla di speranza, di quanto sia importante non mollare mai. E non solo per me, ma per tutta una generazione di trentenni, che spesso si sentono dire che sono troppo vecchi per sognare. Ma bisogna mettersi il miglior paio di scarpe per correre verso il nostro presente e quindi verso il nostro futuro”, spiega Guasti, che nel 2013 si fece notare dal pubblico durante la sua partecipazione a The Voice, nella squadra di Pelù che lo prese poi sotto la sua ala protettrice e lo definì il Rod Stewart italiano. “Ecco, anche un po’ meno andava bene lo stesso… A livello timbrico un po’ ci assomigliamo, sembra che io abbia un amplificatore attaccato alle corde, ma a livello musicale siamo diversi. Comunque devo dire grazie a The Voice, perché mi ha portato a Sanremo. I talent sono una maglietta da indossare, il festival è una guardaroba completo”. E nel suo, di guardaroba, ci sarà anche un anello speciale. “Era di Silvia Capasso, con me a The Voice. E’ morta un mesetto fa, con la sua compagna abbiamo deciso che a Sanremo doveva esserci anche lei”.
Il brano sanremese fa da apripista all’album in uscita il 10 febbraio (DA 10 Production), “non sono molto fantasioso e il disco ha lo stesso titolo”, scherza ancora ridendosela sotto i baffi all’insù che spuntano dal suo barbone (curatissimo) da hipster (“non ci rinuncerei mai, barba è bello”, conia come slogan). “Parla del mio universo, di tutto quello che ho visto e vissuto in questo anno, e che poi ho buttato giù nella scrittura. Rispetto all’Ep Parallele (del 2015) è un album diverso, più completo più maturo anche nelle sonorità. Ho cercato di far combaciare le sonorità elettro-pop con il cantautorato, in un giusto compromesso”. Ma senza strizzare troppo l’occhio alle mode del momento “perché le ‘references’ sono importanti, ma copiare è un’altra cosa”. Nei suoi ascolti ci sono “in macchina solo De Gregori” e “a casa tutto, per tenermi aggiornato, grazie a Spotify”. Obiettivo di Sanremo, che immagina come il negozio di giocattoli nel quale la mamma lo portava da piccolo (“una festa”), al di là della vittoria, è “arrivare al cuore delle persone e lasciare un messaggio. E, comunque – avverte Guasti – non ce n’è per nessuno, perché è l’anno del 7 che è il mio numero fortunato”. Vegetariano convinto, dedica un pensiero agli animali del centro Italia ‘in cerca di casa’: “Dopo il terremoto e la neve servono stalli”.
ANSA