Parliamo di diritti ma a Sanremo e Primo Maggio non c’è spazio

Parliamo di diritti ma a Sanremo e Primo Maggio non c’è spazio

Diritti, fragilità e riscatto: questi i temi centrali della musica de ‘Il Muro del Canto’, la storica band folk-rock romana che ha da poco pubblicato il suo sesto album di inediti, ‘La Mejo Medicina’. Nonostante il grande successo e una carriera lunga 14 anni, la band continua a sentirsi fuori posto in contesti come il Festival di Sanremo o il Concerto del Primo Maggio. “Parliamo di lavoro, diritti, persone che soffrono e cercano riscatto. Forse diamo fastidio”, afferma con schiettezza all’Adnkronos Daniele Coccia Paifelman, voce del gruppo. Dopo il debutto sold out al Monk Club di Roma, la band è in tour in tutta Italia con il nuovo album.

Uscito il 30 ottobre, ‘La Mejo Medicina’ rappresenta un nuovo capitolo nella storia della band, un lavoro nato in tempi record, come racconta Coccia Paifelman: “Abbiamo scritto, registrato e mixato tutto in appena quattro mesi. Venivamo da uno sconvolgimento nella formazione, ma è stato un momento di rinascita. Ci siamo ricostruiti moralmente e, grazie alla musica, ci siamo tolti tante soddisfazioni. Abbiamo anche accolto due nuovi membri, Edoardo Petretti e Gino Binchi, che hanno portato nuova linfa al progetto. Questo disco ci piace tanto e non vediamo l’ora di suonarlo dal vivo il più possibile”. Il brano che dà il titolo all’album, ‘La Mejo Medicina’, è un inno alla forza delle passioni, in particolare all’amore per la musica: “La musica è stata la nostra medicina. Nei momenti peggiori, ci ha permesso di ritrovarci e andare avanti. L’uscita di due membri storici è stata dura, ma la volontà di lavorare insieme e scrivere nuove canzoni ci ha reso più forti di prima”.

La band, infatti, è stata segnata dall’uscita dai due membri storici, Alessandro Marinelli e Alessandro Pieravanti. Con 14 anni di carriera, 5 dischi e oltre 500 concerti in Italia e all’estero, ‘Il Muro del Canto’ ha costruito un legame solido con il proprio pubblico: “Dal 2012, quando abbiamo iniziato a suonare dal vivo, abbiamo preso coscienza di ciò che stavamo facendo e del rapporto con il pubblico. È cresciuto con noi, ci segue ovunque, ed è una delle cose più belle”. L’album è stato anticipato dal singolo ‘Montale’, un brano che affronta il tema dell’amore, intrecciandolo con la fragilità: “Viviamo in un mondo che ci spinge a nascondere i nostri sentimenti, a mostrarci sempre forti. Ma la fragilità fa parte della vita, e non va repressa. Anzi, parlarne può aiutare anche gli altri. ‘Montale’ è una canzone leggera nella melodia, ma potente nel messaggio: dobbiamo sentirci liberi di esprimere le nostre emozioni, anche nei momenti di debolezza”.

E sulle fragilità che toccano soprattutto i giovani, Coccia Paifelman riflette: “Non credo che i giovani di oggi siano più fragili rispetto a noi. Ogni generazione vive le proprie difficoltà. Spesso si tende a fare discorsi nostalgici, tipo ‘ai miei tempi era meglio’, ma non li condivido. I giovani hanno ancora tanti sogni, e anche se a volte sono illusi, è proprio questo che li rende speciali. Bisogna conoscerli, ascoltarli e stare con loro: c’è tanto di buono”. Tra i brani più intensi del nuovo album c’è ‘Sotto un altro cielo’, che racconta la storia di due persone costrette a separarsi: lui emigra a Berlino in cerca di lavoro, dignità e libertà, mentre lei rimane a casa. Alla fine, i due si ricongiungono, ma il brano è un potente richiamo ai viaggi della speranza. “Chi si sposta lo fa per migliorare la propria vita. È un tema che divide tanto, ma non si può ridurre tutto a favorevoli o contrari. Ci sono tante zone grigie che andrebbero affrontate con serietà”.

Nell’album anche una reinterpretazione di ‘Eppure soffia’ di Pierangelo Bertoli, un omaggio a uno degli artisti più amati dalla band: “Bertoli è un amore antico, lo ascoltavo da piccolo con i miei genitori. Il brano parla di ecologia e guerra, ma trasmette anche una grande voglia di vivere. È un messaggio potente, soprattutto oggi”. E in tanti anni di carriera non sono mancati i tentativi di partecipare al Festival di Sanremo, ma senza successo: “Abbiamo provato due o tre volte, ma non ci hanno mai fatto sapere nulla. Non credo che siamo noi il problema, ma piuttosto Sanremo ad avere un problema con noi. Adesso, probabilmente, non ci sarebbe più spazio per noi, viste le proposte degli ultimi anni”.

Sanremo, spiega l’artista, “potrebbe essere un modo per arrivare a tanta gente, ma magari il giorno dopo non suoni più. Insomma, adesso l’idea non mi convince anche perché sono ancora legato a un Sanremo ‘antico’. Oggi è cambiato, come tante altre manifestazioni che non sono più quelle di una volta”. Lo stesso vale per il Concerto del Primo Maggio: “Forse, cantare al Primo Maggio canzoni che parlano di lavoro, di persone che non hanno uno stipendio, sarebbe un po’ fuori luogo. Magari potrebbe dar fastidio”, risponde ironicamente e aggiunge: “Noi di questo parliamo, e non siamo mai riusciti a partecipare. E mi fermo qui, altrimenti finisco per farmi troppi nemici”. Infine, uno sguardo alla città che ha dato i natali alla band: “Roma peggiora sempre. Stamattina, mentre arrivavo, pensavo: è un disastro completo. Ma in mezzo a tutto questo disastro ci sono cose magnifiche. Roma è così: un mix di sublime e terribile. Rimane un posto bellissimo, ma con tanti problemi”. di Loredana Errico

Torna in alto