E’ stato per 27 anni l’incubo dei giornalisti italiani spuntando improvvisamente alle loro spalle durante le dirette tv, incursioni che ormai rimarranno solo un lontano ricordo. Gabriele Paolini è uscito oggi dal carcere di Rieti (dopo la condanna per induzione alla prostituzione minorile e produzione di materiale pedopornografico) e annuncia di voler cambiare vita e di pensare a una futura esperienza politica: “Ho due obiettivi ora: la prima si riferisce al partito già fondato ‘Volta Pagina’, che ha sede a Rivodora (Torino), una piccola eredità che mi ha lasciato mio padre generale d’Esercito – dice all’Adnkronos – Si occuperà in particolare di carceri collaborando con associazioni come Nessuno Tocchi Caino. Poi la mia casa editrice, Felis Edizioni. Quindi dopo i miei 35.000 ‘sabotati’, cosa che mi certifica il guinness dei primati, non tornerò a fare il ‘disturbatore televisivo’, alla tv dico addio”.
“Ho finito tutte le pene, ora sono un uomo libero”, racconta il noto ‘disturbatore’ tv ripercorrendo, in parte, la sua vicenda che ha avuto inizio nel 2013. “Il rapporto tra me e Daniel era assolutamente consenziente, io all’epoca avevo 39 anni, lui 17… poteva essere mio figlio. La mia colpa è stata averlo amato. Il carcere mi ha fatto capire molte cose, mi è stata inflitta una condanna che ho espiato da colpevole. Le azioni criminali, a parte il giudice, in fondo è soprattutto la nostra coscienza a doverle scoprire”. Dietro le sbarre a Rieti “ho trovato una umanità straordinaria, nel tempo il carcere è diventato ‘famiglia’ e mi ha permesso di salvarmi la vita, vista la mia precedente esperienza con le droghe. In carcere mi sono anche diplomato e da uomo libero per me oggi inizia una nuova ‘carcerazione’, quella di raccontare l’umanità che ho incontrato”, prosegue il 50enne Paolini ricordando di aver scritto (insieme al suo “cellante” Alvaro Molina) anche un libro dedicato agli agenti penitenziari: ‘Come ‘evadere’ dal carcere’. Paolini, infine, conferma di voler cambiare sesso: “Ho iniziato il percorso di transizione ma non è detto che vada a buon fine”.