(di Tiziano Rapanà) Amici miei, adesso pure questa. Non è vera la notizia. Fedez direttore musicale di Sanremo nel dopo Amadeus (ossia nel 2025)? È tutto uno scherzo orchestrato da Fiorello. Ed io che già congetturavo: è un’aspirazione o una reale chance? Macché! Tutta una burla. “La direzione musicale mi hanno proposto e credo che accetterò…”, così sembrava dire Federico Leonardo Lucia da Milano ma era solo un bravo imitatore. Abbiamo l’eccellenza, il fiore dei musicisti nel mondo. Gente esperta come Paolo Buonvino, Fabrizio Fornaci, Gianfranco Caliendo, il sempreverde Peppe Vessicchio, James Senese, Fabio Pignatelli e via così, si potrebbe puntare su di loro, ma la suggestione legata a Fedez è più che interessante. È il nome noto, il sole della popolarità, l’altra metà dei Ferragnez. Eppoi è chiaro: Sanremo non è più solo il festival della canzone italiana ma uno show macina share. Fedez è una scelta sensata e lo stesso Amadeus non è un tecnico, ma un buon conoscitore. Non sono, a onor del vero, un fan di quello che ha passato il convento nei lustri. Le canzoni che hanno dominato, in questi anni di gara, sono modeste e prive di uno slancio creativo significativo. Si dovrebbe correggere il passo e dare una centralità più specifica al pezzo, ad un fare canzone di qualità. Ma il problema è generale, l’attualità è sconfortante e Sanremo è solo lo specchio di questo presente ignifugo alle fiamme dell’arte più immaginosa. Un tempo avevamo i Pink Floyd, i T-Rex (la loro straordinaria Life’s a gas è stata inserita in un recente spot dell’Adidas), J. J. Cale, e in Italia gruppi meravigliosi come gli Osanna, i Delirium e la Premiata Forneria Marconi. Oggi ci sono i Måneskin, che propongono un rock orecchiabile ma già sentito e nemico di ogni originalità, e tutta una serie di trapper che non nomino per amor di patria. Forse era meglio il superficiale movimento musicale della Italo-disco degli anni ottanta, tutto Fairlight CMI e testi sempliciotti, alla pochezza di oggi. Sanremo deve alzare l’asticella e proporre cultura alternativa, in prima serata su Rai 1. Confido in Amadeus e nella costruzione del suo ultimo atto. Fedez può scompaginare le carte e creare un festival più interessante del previsto. Non è Joe Dassin, Bill Withers o Jacques Dutronc, ma ha orecchio nel cercare cose nuove.