Finalmente arrivano i tempi moderni anche al cinema e c’è chi si ispira a una voce di Wikipedia scoperta random. ”Stavo cercando una voce scientifica per ‘Smetto quando voglio 2’ quando mi sono imbattuto in ‘L’isola delle rose’ e ho così scoperto questa cosa straordinaria che non conoscevo”. A parlare così, a ottobre dell’anno scorso, Sydney Sibilia a Malta, sul set acquatico più grande d’Europa dove si girava ‘L’incredibile storia dell’isola delle rose’, ovvero il racconto di quella piattaforma di fronte a Rimini, fuori dalle acque territoriali, che nel 1968 divenne un vero e proprio stato indipendente che incarnò il sogno di una generazione, quella che ‘non voleva morire democristiana’.
Su questa piattaforma, ricostruita nei minimi particolari nell’enorme vasca dei Malta Film Studios (91 x 122 metri) ai confini del mare con una prospettiva infinita sull’acqua, si assistette allora al dialogo chiave, in stretto dialetto bolognese, tra Giorgio Rosa (Elio Germano), il visionario ingegnere che fondò l’isola con tanto di acqua potabile, e Gabriella (Matilda De Angelis), che diventerà moglie e compagna di una vita.
Il film, co-produzione internazionale di Groenlandia e Netflix (sarà su questa piattaforma dal 9 dicembre) e scritto dallo stesso regista con Francesca Manieri, racconta appunto la storia vera di Giorgio Rosa e dello stato indipendente che fondò nel 1968 al largo di Rimini.
Una mini nazione che incarnò alla stesso tempo la sua utopia e il sogno di una generazione. Un sogno durato poco perché la Repubblica Esperantista dell’Isola delle Rose fu fatta brillare l’11 febbraio del 1969 dallo Stato Italiano.
Francesco Gallo, ANSA