Lo showman ricorda il collega di recente scomparso: “Nella vita era come sullo schermo, usava un italiano ricercato, quasi aristocratico, odiava la volgarità”
“Abbiamo fatto il provino per fare i conduttori insieme, ricordi indimenticabili. Luciano Rispoli era un signore, quello che faceva in tv rispecchiava la sua persona. Aveva rispetto per il pubblico, aveva il culto dell’italiano e aveva ragione: guardi come siamo ridotti, nessuno sa parlare”.
Pippo Baudo ricorda Luciano Rispoli con affetto. E lo ripete: “Luciano pesava sempre le parole, perché soprattutto se fai televisione, sono importanti “. Sembra di sentire Nanni Moretti in Palombella rossa quando dice: “Chi parla male, pensa male e vive male. Le parole sono importanti”.
Baudo, ci racconti il provino del debuttante Rispoli.
“Eravamo due ragazzi. Io venivo dalla Sicilia, lui dalla Calabria. Era serio, determinato, ci teneva molto a parlare un italiano perfetto, curava la dizione. Ci esaminarono Antonello Falqui e Lino Procacci. Luciano fu preso per le “Radiosquadre””.
Cos’erano?
“Un’iniziativa dell’Ufficio propaganda della Rai. Rispoli girava l’Italia insieme a Enzo Tortora con un grande pullman che si trasformava in palcoscenico. La radio aveva bisogno di conquistare ascoltatori, e loro in tour, di paese in paese, facevano lo spettacolo”.
Oggi tutti rimpiangono il suo garbo. Era davvero così?
“Non cambiava davanti alle telecamere, era se stesso. Amava il suo lavoro, l’ho sempre stimato perché aveva un atteggiamento diverso rispetto agli altri che erano disinibiti, lui era un borghese educato e perbene. Al pubblico piaceva il suo stile e lui fece del garbo la sua cifra stilistica “.
Era anche cerimonioso, e ironizzava su questo aspetto.
“Era così anche nella vita, teneva alla forma. Usava un italiano ricercato quasi aristocratico, bello, molto musicale. Odiava la volgarità “.
Se dovesse scegliere il programma che lo rappresenta meglio?
” Parola mia, sicuramente. Fu un’invenzione geniale. Un quiz per far conoscere la lingua italiana, che ebbe grande successo. Quanto ce ne sarebbe bisogno anche oggi”.
È vero che negli ultimi tempi era amareggiato per come era stato trattato dalla Rai?
“Sì ne avevamo parlato. Luciano aveva ragione ma purtroppo quando subentrano nuovi dirigenti, sei fatto fuori. E i modi sono pessimi. La televisione è molto cambiata, in peggio, c’è una corsa al sensazionalismo, la cosa più lontana dal suo modo di porsi. E questo sì, gli dispiaceva davvero”.
Silvia Fumarola, La Repubblica