PER IL CALCIO OSSIGENO DAI DIRITTI TV

PER IL CALCIO OSSIGENO DAI DIRITTI TV

Il report sui conti delle squadre italiane. Dalle televisioni introiti in crescita dell’11% in 5 stagioni
Figc: sbilanciamento rispetto ai ricavi da stadio e sponsor

calcioI ricavi da diritti televisivi sono cresciuti dell’11% nelle ultime cinque stagioni e sembrano destinati a essere ancora per molto la voce che sostiene il calcio italiano: con 1,12 miliardi di euro rappresentano il 43% dei ricavi complessivi delle società professionistiche (2,6 miliardi nel 2014/2015), ben al di sopra degli introiti da biglietti e abbonamenti (256 milioni) e di quelli da sponsorizzazioni e attività commerciali (411,6 milioni) le altre due voci su cui le squadre dovrebbero puntare per dipendere meno dalle televisioni.
I ricavi da diritti media arrivano alla quota totale di 1,161 miliardi di euro se si includono anche quelli che vanno alla Figc e alle Leghe (A, B e Lega Pro) e a livello dell’intero settore calcistico italiano (includendo anche il sistema dilettantistico che però non ha introiti tv) pesano un po’ meno rispetto al solo calcio professionistico (31,1% di 3,7 miliardi), ma sono sempre la prima voce.
I dati arrivano dal primo report con l’analisi dei conti del calcio italiano realizzato dalla Figc in collaborazione con Deloitte.
Un lavoro in cui appunto si avverte che «l’eccessiva dipendenza dai diritti media comporta uno sbilanciamento rispetto alle altre tipologie di ricavi caratteristici su cui i club del nostro paese dovrebbero concentrare l’attenzione, al fine di ridurre il gap con le altre maggiori nazioni europee e garantire maggiore solidità al sistema».
In particolare i ricavi dai diritti tv erano di 991,5 milioni nel 2010/2011 e sono arrivati a 1,118 miliardi nella scorsa stagione, con un picco di 1,127 miliardi nel 2012/2013.
Fra i diritti media anche quelli da competizioni europee, Champions ed Europa League. Nel totale la Uefa ha distribuito ai i club partecipanti dei diversi paesi 5,5 miliardi di euro fra il 2010-2011 e il 2014-2015, con una crescita dai 943,9 milioni della prima stagione agli oltre 1,2 miliardi del 2014-2015. Di questo ammontare le squadre italiane hanno ricevuto 692,7 milioni, dato inferiore rispetto a Germania (701,9 milioni), Inghilterra (846,7 mln) e Spagna (866,4 mln), ma significativamente superiore rispetto a Francia (500,6 mln), Portogallo (246,5 mln) e Russia (229,7 mln).
Diritti tv a parte, i ricavi da biglietteria delle squadre professionistiche italiane sono cresciuti del 5% nelle cinque stagioni considerate, mentre quelli da sponsorizzazioni sono calati del 14%. Sono il punto debole del sistema: nel primo caso troppo pochi (256 milioni), nel secondo caso (411,6 mln) il calcio italiano ha perso attrattività nei confronti delle aziende nazionali e internazionali, che comunque hanno avuto a che fare con la crisi. Allo stesso modo, i club dipendono troppo dalle cessioni del calciomercato che valgono il 16% del totale (420,2 mln).
Nel complesso, il calcio italiano, con i suoi 3,7 miliardi di euro vale l’11% del pil del football mondiale.

di Andrea Secchi, ItaliaOggi

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