Le sue assidue collaborazioni ai giornali (prima al “Giorno”, poi al “Corriere della Sera” e infine alla “Repubblica”) sono testimonianza esemplare del suo stile di saggismo letterario
Scrittore e critico letterario autorevole, interprete dei tempi attraverso le opere del passato. Pietro Citati si è spento all’età di 92 anni.
L’infanzia, gli studi e l’inizio della carriera
Nato a Firenze il 9 febbraio 1930 da una nobile famiglia siciliana, Citati trascorre l’infanzia e l’adolescenza a Torino, dove frequenta l’Istituto Sociale e in seguito il liceo classico ‘Massimo d’Azeglio’. Nel 1942, dopo il bombardamento di Torino, si trasferisce con la famiglia in Liguria. Si laurea nel 1951 in Lettere moderne all’Università di Pisa quale allievo della Scuola Normale Superiore. Inizia la carriera di critico letterario collaborando a riviste come “Il Punto” (dove collabora al fianco di Pier Paolo Pasolini), “L’Approdo”, “Paragone”. Era condirettore della Fondazione Lorenzo Valla, che ha creato nel 1974, per la cui collana di “Scrittori greci e latini” ha tradotto la “Vita Antonii” di Atanasio.
Le sue assidue collaborazioni ai giornali (prima al “Giorno”, poi al “Corriere della Sera” e infine alla “Repubblica”) sono testimonianza esemplare del suo stile di saggismo letterario, un modello di accostamento mimetico al testo – sulle orme di Sainte-Beuve – capace di ricreare i valori poetici dell’autore analizzato.
Il suo ruolo nel panorama letterario italiano
Nella sua lunga e vasta opera, ha spaziato da Omero a Marcel Proust, da Giacomo Leopardi a Johann Wolfgang Goethe, da Alessandro Manzoni a Franz Kafka.
E proprio del genere biografico Citati è stato senza dubbio tra i maggiori interpreti nel panorama letterario italiano: nel 1970 ha vinto il Premio Viareggio di Saggistica, con “Goethe” (Mondadori), nel 1981 il Premio Bagutta con “Vita breve di Katherine Mansfield” (Rizzoli), nel 1984 il Premio Strega con “Tolstoj” (Longanesi). E’ autore anche dei saggi biografici “Manzoni” (Mondadori, 1980), “Kafka” (Rizzoli, 1987), “La colomba pugnalata. Proust e la Recherche” (Mondadori, 1995), “La morte della farfalla. Zelda e Francis Scott Fitzgerald” (Mondadori, 2006) e “Leopardi” (Mondadori, 2010).
La sua fama di critico raffinato ha varcato l’Italia: Citati è stato premiato con il “Prix de la latinité”, conferitogli dall’Académie Française e dall’Accademia delle lettere brasiliana nel 2000. Nel 2002 lo scrittore spagnolo Javier Marías, Re di Redonda, lo ha nominato Duca di Remonstranza. In patria Citati era Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana e Grande ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana.
I primi messaggi di cordoglio da parte del ministro della cultura Franceschini e del presidente della regione Toscana Giani.
“Con Pietro Citati se ne va un grande scrittore e una delle voci più illustri e autorevoli della critica letteraria italiana. È un giorno triste per la cultura che perde un intellettuale rigoroso e mai banale. Mi stringo ai familiari e ai tanti che hanno apprezzato la sua opera nel corso della sua lunga e prolifica carriera”.