Il primo passo del cambiamento musicale di Anna Tatangelo è “Guapo”, il singolo che vede la collaborazione del rapper napoletano Geolier. La cantante ha deciso di virare in maniera decisa berso suoni più urban e lo farà ancora di più col prossimo album. Un cambiamento non facile, spiega, per chi ha un passato come il suo, ma che le sta dando già soddisfazioni.
Anna Tatangelo è diventata per alcuni Anna Trappangelo, in un gioco di parole che fa riferimento al cambiamento sonoro della cantante di Sora. Più che trap in senso stretto, però, parliamo di quello che solitamente viene definito urban e che, pare, segnerà il futuro prossimo di un’artista che negli anni passati è stato un riferimento per un certo tipo di pop.
Le cose vanno come devono andare e Anna Tatangelo non cambierebbe niente di quanto successo artisticamente fino ad ora, però era arrivato il momento di dare una svolta ed essere anche più aderente agli ascolti di una donna che nonostante una carriera già lunghissima ha solo 33 anni e una playlist Spotify piena di musica contemporanea. Certo, per lei più che per altri la costruzione di una nuova credibilità e l’abbattimento dei soliti pregiudizi è un affare più complesso, ma non pare che la cosa la spaventi in alcun modo. Un anno e mezzo fa c’era già stata la cover fatta da Achille Lauro e Boss Doms di “Ragazza di periferia”, ma l’attitudine nuova della cantante ha assunto una forma ancora più definita in “Guapo”, il primo singolo che segna questo cambiamento. Un brano che la vede collaborare con Geolier, una delle stelle della trap italiana, e probabilmente non poteva esserci inizio diverso, come conferma anche la cantante che Fanpage.it ha raggiunto al telefono.
Quello con Geolier è stato un inizio che, stando ai numeri, ti sta dando soddisfazioni, no?
Sono contentissima perché per me è un cambiamento importante. Avere ospitato Emanuele (Geolier, ndr) in questo progetto mi rende felice perché, oltre a essere un bravissimo ragazzo, mi piace tantissimo come artista e devo dire che ha impreziosito questo brano nato in mezzora e che sta andando bene.
Come nasce l’idea di cambiare strada, di dare una strada precisa a quell’idea nata, immagino, con Achille Lauro?
È venuto tutto in maniera naturale. La collaborazione con Lauro è nata perché questo mondo del rap, della trap e dell’urban soprattutto non è mai passato inosservato, nella mia playlist di Spotify c’è tanto R&B, e tutto un mondo diverso da quello che ho fatto fino a oggi. La mia trasformazione è avvenuta in maniera molto naturale, dopo l’ultima partecipazione al Festival ho deciso di mettermi in studio e percorrere un’altra strada che comunque è nella mia pelle, questo genere mette in risalto le mie caratteristiche.
Non possiamo negare che fa un po’ strano, come l’hanno presa i fan?
In maniera molto positiva, mi aspettavo qualche critica, invece i miei fedelissimi da quando ho 15 anni hanno accettato questa trasformazione, mi hanno incoraggiata, lo vedo costantemente attraverso i social e quello che mi scrivono e sono entusiasti di questo cambiamento. Anche perché quando sei serena, quando ti diverti, quando fai musica, fai una cosa che ti piace in una modalità che ti fa stare bene, ovvio che traspare, che questa mia serenità arriva. Quindi quando sento dire che è un cambiamento importante ma che sono credibile perché sono più io, per me è una vittoria, vuol dire che è la strada giusta.
L’hai detto tu, sul concetto di “credibilità” ci vivi e lotti da tempo. Questa volta è un impegno ancora più importante: Anna la melodica, Anna che fa il pop classico, dovrà confrontarsi anche con questa nuova costruzione di credibilità…
Io penso sia abbastanza naturale come cosa. È vero che nell’immaginario collettivo sono sempre la ragazza di periferia, la ragazza uscita a 15 anni dal Festival di Sanremo, però diciamo che in America, per esempio, questa trasformazione è naturale, ci sono state da Britney Spears a Cristina Aguilera e altre che nel loro percorso di crescita hanno osato, hanno giocato con l’immagine, si sono messe in gioco. Secondo me nel momento in cui ti adegui a voler fare una cosa è bello giocare nell’orto rassicurante, mentre la cosa più difficile è mettersi in gioco.
Lo dici nel giorno in cui Taylor Swift esce con un album in cui cambia ancora rispetto a solo un anno fa…
Guarda per me è un po’ più difficile rispetto agli altri, perché ognuno ha un percorso proprio, però quando nell’immaginario collettivo vieni fortemente impressa in un certo modo, cambiare è molto più difficile rispetto ad un artista che è in giro da qualche anno.
Se avessi avuto la possibilità di lavorare senza tutta questa pressione fin dall’inizio, da quando eri 15enne, quanto prima sarebbe arrivato questo cambiamento?
No, secondo me è tutto fisiologico, io ho sempre fatto quello che ho sentito in quel determinato momento, dalle tematiche trattate nelle mie canzoni fino ad oggi. Magari se l’avessi fatto prima non sarei stata credibile, oggi c’è un altro tipo di comunicazione, di supporti, ci sono i social, quindici anni fa, durante il mio primo Festival non c’erano, anzi l’essere carina, rispetto ad oggi, era un problema, perché dovevi essere la ragazzina brutta della porta accanto che cantava le canzoni della disperazione, era quello che andava di moda all’epoca. La mia immagine, prima, era vista in un certo modo, oggi è un punto di riferimento e di forza nel mondo omosessuale e nel mondo femminile: la tematica della donna, tra l’altro, l’ho sempre trattata anche con “Essere una donna”, scritta da Mogol.
Temi che poi sono sempre più caldi e attuali…
Certo, attuali adesso, ma quando ho portato al Festival quella canzone devo dire che qualche critica me la sono beccata (ride, ndr).
Com’è confrontarsi con questi ragazzi? Immagino tu abbia avuto un po’ di contatti con loro, no?
Guarda, l’unico così giovane del disco è Emanuele, il resto sono miei coetanei, però il confronto è musicalmente su cose simili, perché alla fine, anche se ho cominciato giovanissima sono comunque giovane e ascolto la stessa musica loro. Magari in alcune cose sono un pochino più estremi, però il confronto è giusto, ma ci rapportiamo bene perché abbiamo la stessa età.
Tra gli italiani chi ascolti?
Alcuni che sono all’interno del disco e quindi non posso nominare, se no svelerei il disco.
Senti, ti fa ridere Anna Trappangelo?
Tantissimo, Trappangelo mi fa troppo ridere, anche perché Flavio, ovvero Mixer T, che sta lavorando a questo disco aveva la cartella del computer coi miei brani nominata proprio come Trappangelo.
E invece quel mondo lì dell’urban come ti ha accolto?
La mia soddisfazione più grande è stata al concerto di Lauro quando ho cantato ‘Ragazza di periferia’: c’è stata un’ovazione. È stato bello sentir cantare da questi ragazzi che sono completamente diversi dal mio pubblico cantare quella canzone. Anche perché l’idea di rivisitare “Ragazza di periferia” è stata di Achille Lauro.
Come sono stati questi mesi di cambiamento e dove ti sta portando questo percorso?
Guarda spero mi porteranno nella serenità massima, mi auguro che questo disco e questi singoli che usciranno vengano apprezzati quanto “Guapo”. Per quanto riguarda questi mesi, a parte il lockdown, la musica è stata fondamentale, è una sorta di rifugio per me.
Il sogno di una collaborazione internazionale che vorresti
Se parli di sogno ti dico Rihanna, così facciamo Anna e Rihanna.
Francesco Raiola, Music.fanpage.it