Appena usciti ‘Gotta get a grip’ e ‘England lost’, due nuovi brani da solista, rock e politica. Scritti ad aprile, registrati in tempi record: “Non volevo aspettare fino all’anno prossimo perché non volevo che perdessero il loro impatto intrinseco e di significato”
Suonano molto Rolling Stones Gotta get a grip e England lost. Il che in teoria non sarebbe così strano dato che queste canzoni, appena uscite in tutto il mondo, sono di Mick Jagger. E invece è strano eccome, considerato che i precedenti da solista del cantante, tra gli anni Ottanta e Novanta, erano stati tutti tra il pop e la dance, e forse anche per quello tutti dei flop clamorosi. C’è caso invece che questi due brani abbiano un buon successo, perché sono perfettamente in linea con il rock blues elettrico a cui la band ha abituato tutti da oltre mezzo secolo. Tanto che ascoltandoli viene quasi da pensare che alle chitarre ci sia come sempre Keith Richards, e invece è lo stesso Jagger a suonarle, in modo sorprendente. Non è la sola cosa inattesa, dato che i testi sono parecchio politici, o come dice Mick, «il risultato dell’ansia de della consapevolezza di non conoscere il cambiamento politico in atto».
England lost (Inghilterra persa) parla di una partita di calcio, almeno all’inizio: «Sono andato a vedere l’Inghilterra, ma l’Inghilterra ha perso. Non è stato divertente star lì sotto la pioggia, tutti urlavamo forte e ci disperavamo, non è stata una gran partita e io mi sono bagnato». Ma che sia una metafora dell’attualità, Brexit in primis, lo spiegano versi come «credo di star perdendo l’immaginazione, sono stanco di parlare di immigrazione» e «avevo una ragazza a Lisbona e una a Roma, adesso devo stare a casa, chiudere le imposte e serrare le porte, Londra diventerà come Singapore, ma non così calda». Insomma, come commenta lo stesso Jagger, «parla della consapevolezza di non sapere dove ci troviamo e della sensazione di insicurezza, mi sentivo nella medesima maniera mentre scrivevo il testo. Ovviamente le parole sono scandite da umorismo, ma non manca il senso di vulnerabilità caratteristico della nostra situazione come nazione». Una canzone che vede la partecipazione di Skepta, uno dei nuovi talenti dell’urban inglese.
I brani sono disponibili dalla mezzanotte di oggi negli store digitali come singolo ‘doppio lato A’ in vinile e cd. Online oggi anche i due videoclip diretti da Saam Farahmand con gli attori Jemima Kirke (Gotta get a grip) e Luke Evans (England Lost).
Quanto a Gotta get a grip (traducibile con “devo darmi una calmata”), qui si va giù duri: «Il mondo è sottosopra, guidato da pazzi e pagliacci, nessuno dice la verità e il manicomio governa la città». Come se ne esce? Provando di tutto: «Ho provato una deviazione e la coercizione, meditazione e medicazione, la cultura di Los Angeles e l’acquapuntura, ingozzarmi di cibo e incontri di sesso, pazzia indotta e il Cristianesimo, lunghe passeggiate e guide veloci, bordelli e immersioni di profondità». Niente da fare: «Piovono immigrati, i rifugiati entrano sotto pelle, teniamoli giù, teniamoli fuori. Intellettuali chiudete il becco. Picchiamoli con un bastone. Caos, crisi, instabilità, Isis, bugie e scandali, guerre e vandali, truffe informatiche e false politiche, sbattiamo tutto in gattabuia». Il tutto detto, o gridato, con quella sua voce ormonale e strozzata, da un tizio che ieri ha compiuto 74 anni, un perfetto testimonial e favore dell’uso delle droghe e del sesso sfrenato.
Due canzoni che colpiscono per quanto sono piatte, dritte sul muso, immediate. Non a caso: «Ho iniziato a scriverle in aprile, ho voluto che fossero pubblicate subito. Fare un intero album necessita spesso di molto tempo e sono anche lunghe le tempistiche di post produzione. Non volevo aspettare fino all’anno prossimo perché non volevo che perdessero il loro impatto intrinseco e di significato».
Anche perché di impegni gliene sta arrivando un altro non da poco: i Rolling Stones stanno per iniziare a lavorare al primo disco di inediti dopo 12 anni, l’ultimo fu A bigger bang. Lo ha appena annunciato Keith Richards: «Abbiamo materiale nuovo su cui lavorare, e altro ne creeremo. Molto, molto a breve torneremo in studio». Ma già queste due canzoni sono un ideale, ghiotto antipasto.
La Repubblica