(di Tiziano Rapanà) Oddio, il gossip! E non è la protervia di chi pensa: “Non quei argomenti lì, mai”. E che si girella sempre su storie, storielline, storiellacce di ieratica vacuità. Ma quello che conta è il significante dello scritto ed è tutta narrativa spiccia, da cartolina turistica, per riverniciare la noia di luglio. Ed il sabato è sempre il giorno più malandrino, perché non c’è mai pace per l’ozio. I questuanti dei selfie ai vip esistono ancora e smaniano per un like su Instagram dei loro beniamini. I like Chopin, but i don’t like these influencers. E l’amore che è sempre amoricchio, attitudine da photo opportunity (ogni occasione è buona per finire sui giornali), e i vostri vip sono così bravi a friggere ogni sentimento nella sugna della modestia. La luna, le stelle, i baci da autoscatto, tutto fa brodo per una narrativa a veloce consumo. Affibbiatemi un amoricchio e mi raccomando che sia famosa ed avvenente. Mi sacrifico per la patria! Voglio nobilitare il gossip, come protagonista assoluto. E mi vedrete come Alan Ladd ne Il grande Gastby. No, il pettegolezzo non è degenere. Il lavorìo è immorale mica la ginnastica ritmica da letto. Questi loro post così pieni di citazioni, con foto levigate dal mormorìo del dio vanesio e i suoi sodali filtri. Questo gossip non lo si regge più, troppi figurini e troppi riecheggiamenti a frasi ad effetto di ammiccanti prodotti letterari. Non si può sfuggire alla verità dell’esperienza: il citazionismo abbonda sulla bocca dei cretini.