La famiglia di Bud Spencer ha comunicato la morte dell’attore alle 22:03 con un post su Facebook. Migliaia i messaggi di affetto
Alle 22:03 di lunedì 27 giugno sulla pagina Facebook ufficiale dell’amato attore italiano è apparso questo messaggio: “Con il più profondo rammarico, dobbiamo dirvi che Bud è in volo verso il suo prossimo viaggio. La famiglia Pedersoli”.
Il post è stato subito condiviso e commentato da migliaia di persone che sono cresciute con i film dell’attore nato a Napoli. “Uno degli eroi che hanno reso unica la mia infanzia. Riposa in pace”, si legge sotto il post, e ancora: “Grazie per avermi accompagnato, bambino e adolescente, ed avere riempito il mio cuore di ricordi che legano i tuoi film alle mie nonne ed ad altre persone importanti che non ci sono più. Ti ho voluto bene, come uno di famiglia. I tuoi film, ci saranno sempre”.
Le faccine tristi su susseguono su Facebook così come anche i commenti, scritti in tutte le lingue. Perché Bud Spencer era conosciuto e molto amato anche fuori dall’Italia. “Non ci posso credere, rimarrai sempre il migliore”, scrive un utente dalla Grecia. “Oggi ci ha lasciato una grande persona, un grande attore. È una leggenda”, commenta un altro dalla Germania.
di Daniele Eboli, Il Giornale
Terence Hill: «Sono sconvolto, ho perso l’amico più caro»
Ricordava Bud Spencer: «Dovevo essere in coppia con un altro attore che la sera prima di girare si è fatto male e così è stato chiamato lui. Il destino. Non abbiamo mai litigato»
«Ho perso il mio amico più caro, sono sconvolto»: poche parole, molta tristezza. Il saluto di Terence Hill a Bud Spencer fa a pugni (quante volte lo hanno fatto insieme) con ironia e autoironia, battuta pronta e gusto del paradosso che sono stati la cifra della vita di Bud Spencer: «Non ho mai voluto fare il cinema». E infatti Bud ha fatto oltre 100 film: «Avevo delle cambiali da pagare. Mi chiesero: sai andare a cavallo, sai parlare l’inglese, ti sei mai fatto crescere la barba? Risposi con tre no. Però gli serviva uno con il fisico come il mio». Ha fatto mille lavori: «Tranne il ballerino e il fantino». Leggeva Cartesio: «Ma il suo “penso dunque sono” per me è “mangio perciò vivo”». In realtà era seguace di una filosofia tutta sua: «Futtetinne». Versione napoletana del fregatene.
Con Terence Hill un rapporto inossidabile: «Dovevo essere in coppia con un altro attore che la sera prima di girare si è fatto male e così è stato chiamato lui. Il destino. Siamo l’unica coppia a non aver mai litigato. E proprio perché non c’era invidia siamo diventati amici. A differenza mia, aveva studiato per recitare. Io non ho fatto scuole né accademie. Ma alla fine anche una scimmia impara a recitare». Nei film il grasso e il magro, il furbo e meno furbo, la mente e il braccio. Nella vita? «Lui è un pragmatico, io un casinaro napoletano. Abbiamo scoperto il comic western senza saperlo». Non si pentiva di niente: «Rifarei tutto, la mia è sempre stata una ricerca continua del limite. Mi ritengo un dilettante di alto livello». Aveva pure il brevetto di volo: «Giravamo Più forte, ragazzi! in Colombia. Io osservavo il pilota e così poi ho provato a farlo». Già, anche le scimmie alla fine imparano.
di Emilia Costantini e Renato Franco, il Corriere della Sera