Cannes: Wenders, il mio film con Papa Francesco

Cannes: Wenders, il mio film con Papa Francesco

Confronto sulla Croisette con mons. Viganò su religiosità e arte

L’occasione è a suo modo storica: per la prima volta un inviato del Vaticano (mons. Dario Viganò, il prefetto per la segreteria delle comunicazioni), viene a Cannes a portare un messaggio cristiano agli artisti e al mondo del cinema, complice l’evento “Festival Sacré de la Beauté” che da anni riunisce sulla Croisette poeti, musicisti e artisti in parallelo con le star del cinema. Ma lo fa in compagnia di uno dei più grandi registi viventi, Wim Wenders, l’autore del “Cielo sopra Berlino” e presidente dell’EFA – l’Oscar europeo – che quest’anno festeggia 30 anni.
Benché il messaggio che i due portano a Cannes riguardi il senso profondo della religiosità nell’arte e nel mondo contemporaneo, oltre ogni fede e confessione, gli occhi di tutti sono puntati sullo straordinario incontro tra il cineasta e Papa Francesco che prenderà forma di film nel 2018 con il titolo “Pope Francis: A MAN OF HIS WORD“. Sull’argomento Viganò stende una cortina di rispettoso silenzio (il film non è ancora partito) e lo stesso Wenders si trincera dietro un rispettoso “Papa Francesco parla da solo e non c’è nessun bisogno di un documentario su di lui. Per questo, dopo lunga riflessione e molti incontri con l’amico Dario, abbiamo scelto un’altra strada sulla quale per ora lasciatemi dire poco o nulla”. La verità è che il film si farà, le prime riprese si sono fatte all’apertura del Giubileo straordinario della Misericordia, e avrà un taglio inatteso: Papa Francesco ne sarà il protagonista rispondendo alle molte domande che quotidianamente gli giungono da ogni parte del mondo. “Non un film sul Papa – si lascia sfuggire Wenders – ma un film con Papa Francesco”. Inedita anche la compagine produttiva che affianca il Centro Vaticano per le Comunicazioni ai produttori storici dell’ultimo Wenders (quelli de “Il sale della terra”) ovvero Celestes Images e Fondazione Solares delle Arti, insieme allo stesso Wenders, PTS Art’s Factory, Neue Road Movies, Fondazione Solares Suisse, Decia Films. Per l’occasione Peter Kujawski di Focus Features ha assicurato la distribuzione mondiale del film-documento.
“Con Wenders ci conosciamo dal 2003 – dice Viganò – quando gli consegnai a Venezia il Premio Bresson, ma la nostra amicizia è diventata frequentazione costante dal 2015 quando abbiamo cominciato a discutere di questa idea. Non dico di più, ma voglio sottolineare che il suo cinema ha le caratteristiche che io apprezzo davvero, ovvero è capace di stimolare un pensiero profondo partendo dall’umanità delle persone. A volte mi dico che il cinema, come tutte le arti, ha bisogno di un Santo Patrono. Ho pensato allora agli angeli che sono movimento e luce, proprio come il cinema, e che portano all’orecchio di Dio i sogni, le paure, le sconfitte, le preghiere degli uomini. E se penso a questi angeli non guardo a quelli di troppa tradizione devozionale, ma agli angeli della Bibbia, a quelli di Dante o di Rilke, insomma ai personaggi del ‘Cielo sopra Berlino’.” “Rispondo che non ne sono in alcun modo responsabile – replica Wenders – perché quando scrissi quel copione volevo creare personaggi oltraggiosamente fittizi, veri e propri caratteri. Il fatto è che, durante la lavorazione, qualcosa di diverso e più profondo è effettivamente successo. Auguro ad ogni individuo e a ogni artista di provare la stessa sensazione, che nel mio caso non veniva da me ma è venuta a me. Ogni artista non deve preoccuparsi del significato della sua opera; se ci pensa troppo, quel significato si perde. E’ invece importante che ciascuno spettatore lo trovi dentro di sé e lo faccia proprio”. “Il bello del suo cinema – chiosa Viganò – specie nei più recenti documentari – è che dà un’anima a ciò che racconta. E questo – a mio modo di vedere – è la chiave di una moderna religiosità dell’arte. Penso al film di Ken Loach che ha vinto qui la Palma d’oro, penso a tante storie che colgono l’essenza dell’uomo, piuttosto che a troppe raffigurazioni bibliche o evangeliche che, ad esempio con la purezza di Pasolini, non hanno nulla a che fare”. “Papa Francesco è l’esempio vivente di un uomo che si batte per ciò che dice” – sostiene Wim Wenders.
“Nel nostro film, egli si rivolge direttamente allo spettatore, in modo sincero e spontaneo. Volevamo che “Pope Francis – A MAN OF HIS WORD” fosse un film per ogni tipo di pubblico, poiché il messaggio del Papa è universale. Grazie alla piena collaborazione del Vaticano, abbiamo avuto il privilegio di accedere a molte udienze con Papa Francesco e Focus Features si unisce ora a noi nel portare la sua straordinaria compassione e il suo profondo umanesimo al pubblico di tutto il mondo”.

(ANSA)

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