È un Ennio Morricone un po’ affranto, a tratti commosso, con la voce rotta e a un passo dalle lacrime, quello che ieri mattina ha parlato dal palco dell’ex Scalo Farini in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico dell’Accademia di Brera di Milano: «I film nei quali sono riuscito ad applicare la musica delle mie aspirazioni rappresentano appena il 5 per cento di tutti quelli che ho fatto». L’Accademia gli ha anche conferito la laurea honoris causa in arti visive. Un premio di cui il direttore d’orchestra si è detto «onorato, perché qui a Brera vengono formati i ragazzi in un sistema di dialogo e scambio in cui mi riconosco, visto che il dialogo tra immagini visive e sonoro è stato alla base del mio lavoro».Eppure, in una lectio magistralis che ha commosso molti in platea, Morricone non ha risparmiato critiche al mondo del cinema. «Le pellicole cinematografiche si producono per una grande massa di pubblico e la maggioranza raramente ama le complicazioni». Da qui, l’amarezza del premio Oscar che nella vita ha realizzato alcune delle colonne sonore più belle e famose, dalle pellicole di Sergio Leone fino a Quentin Tarantino e Gabriele Salvatores: «È sempre più raro, lavorando nel cinema, e non solo per me – ha detto Morricone rivolgendosi agli studenti – riuscire a difendere le proprie esigenze creative degli artisti».“Musica che non ho scritto”.Una vita, la sua, interamente dedicata a comporre musica per il grande schermo, ricevendo due volte l’Oscar – una volta “alla carriera” nel 2007 e nel 2016 per la colonna sonora di The Hateful Eight – e vendendo oltre 70 milioni di dischi nel mondo. Ma a quasi 91 anni Morricone tira le somme e ammette: «Quando ero giovane e frequentavo la scuola di composizione di Goffredo Petrassi al Conservatorio di Santa Cecilia non immaginavo che sarei giunto a comporre musica per il cinema. Avevo allora, e ho ancora oggi, altre aspirazioni. Non che io disprezzi ciò che ho fatto e faccio per il cinema, ma non è certamente la soddisfazione spirituale che ritengo sia stata appagata, almeno in parte. L’altra musica che avrei voluto scrivere è quella che solo raramente riesco a scrivere per un film, perché è difficile trovare qualcuno che possa accettarla senza complicarsi la vita con il pubblico». Un discorso toccante quello del compositore che ha ricevuto applausi scroscianti dalla platea e infinite richieste di «selfie» cui si è prestato un po’ insofferente.
Chiara Baldi, lastampa.it