Denise Faro ha un passaporto pieno di timbri e l’entusiasmo grato di chi, pur avendo collezionato esperienze in mezzo mondo, trova il vero posto da chiamare casa nel giardino di nonna, in provincia di Viterbo. Eppure l’artista, che ha appena pubblicato il suo nuovo album Cambio di rotta (pubblicato in doppia versione, spagnola con 11 canzoni e italiana con 10 canzoni),di chilometri ed esperienze ne ha già macinati moltissimi. Recitando da giovanissima in Un Medico In Famiglia e poi a teatro per il Romeo e Giulietta di Riccardo Cocciante, vincendo il premio Viña del Mar che l’ha consacrata icona pop in America Latina, aprendo due concerti a San Siro per Vasco Rossi di cui è diventata amica, vivendo una vita americana colma di aneddoti che ci siamo fatti raccontare (sì, anche di quella volta che Sean Penn cucinò per lei).
Denise, perchè ha scelto di chiamare il suo nuovo album proprio Cambio di rotta?
«Ho passato parte della pandemia a Los Angeles e lì per forza di cose mi sono dovuta fermare e concedermi del tempo. Questo mi ha permesso di mettere ordine, capire cosa amavo e cosa era lontano da me. E in questo periplo mi sono resa conto che nella mia playlist Spotify non avevo salvato canzoni mie. Ho capito che serviva un cambio di rotta e ho deciso di scrivere un album che mi rappresentasse al meglio».
Quando ha capito davvero che sarebbe stato un album di cui andare fiera?
«Mi trovavo a Milano, scrivevo con autori che non conoscevo prima, ho dovuto mettermi a nudo perché mi supportassero al meglio nella scrittura. Una mattina avevo appena finito di cantare Atto di coraggio. Mi sono girata, ho visto tutti in lacrime: è stata una magia intensissima, emozionarci insieme. Ho capito che finalmente stavo davvero trasmettendo ciò che avevo dentro».
Cambio di rotta, implica però una rotta precedente che non le piaceva…
«Sì. Ho vissuto gli ultimi otto anni della mia vita a Los Angeles e mi sono resa conto di aver seguito tante mode, tanti consigli. Mi sono resa conto che mi sono evoluta e che molti generi non mi appartenevano più. Avevo vissuto tra Argentina, Cile, Miami, Los Angeles, avevo smesso di cantare e lavoravo come attrice. Ma sentivo che mancava qualcosa, che volevo tornare a una musica più mia. E così ho cambiato strada e sono tornata a casa mia e alle radici italiane».
C’è un brano cui è particolarmente legata?
«Fuorigioco è la canzone più importante per me (ndr. il brano nasce da una storia vera: un drammatico incidente che, dopo 16 mesi di coma, ha strappato la vita a un giovane giornalista romano fratello della manager e migliore amica di Denise Faro). La mia manager inizialmente mi contattò sui social per propormi di cantarla in spagnolo e quando feci il provino e glielo feci sentire, lei e la sua famiglia s’innamorarono perdutamente della mia interpretazione. Da lì capii che quella doveva essere la mia strada».
Una strada che aveva ben chiara sin da piccola?
«Sono figlia di musicisti e da sempre ho voluto fare arte. Ho iniziato a cantare per parlare con le persone che avevo vicino, ero timidissima. Più che una cantante, mi vedevo ballerina all’inizio. Poi ho capito che cantare mi emozionava di più».
Cosa ascoltava da piccola?
«A casa mia si ascoltava tutto, dalla lirica al rock. E da adolescente adoravo i Backstreet Boys, Britney Spears, Christina Aguilera».
Probabilmente è venuta anche un po’ da loro la passione per il mondo Disney…
«Sì, loro hanno mosso al Disney Club i loro primi passi. E per me lavorare con Disney era il sogno di una vita. Feci i provini per High School Musical a 17 anni, mentre facevo parte del Giulietta e Romeo di Riccardo Cocciante. Non pensavo di superare il casting e invece fui coinvolta subito nel progetto degli Stati Uniti: fu l’inizio del mio sogno americano, a Los Angeles».
E lì cosa avvenne?
«Successe che dopo High School Musical con la mia compagnia fummo coinvolti nel progetto Il mondo di Patty, in Spagna. Finsi di saper parlare spagnolo e volai in Spagna. Lì un talent scout mi notò durante uno spettacolo, mi scrisse su My Space e mi propose di fare un casting per un talent. Il giorno dopo mi trovai con un biglietto di sola andata per il Messico, dove passai due anni».
E poi sono arrivati il 2012 e la sua vittoria al prestigioso Festival di Viña del Mar…
«Avevo mandato un mio mp3 al festival e l’avevano rifiutato. Così ho fatto una live su Twitter con i miei fans e lì il produttore di Viña del Mar mi ha sentita cantare e mi ha voluta fortemente. Da quel momento e sino alla mia vittoria è stato tutto velocissimo e bellissimo».
Una fama che l’ha portata dall’Italia al mondo, un po’ come i Maneskin…
«Loro sono formidabili e completamente matti, li adoro! Stanno buttando giù tante barriere estere che non eravamo ancora riusciti ad abbattere prima e hanno un enorme talento».
E con quali altri artisti di talento le piacerebbe collaborare?
«Il mio più grande sogno nel cassetto è collaborare con Ed Sheeran:, amo la sua musica e la sua scrittura. E poi trovo fenomenale Marco Mengoni, per me è “la” voce».
Lei di incontri con artisti ne ha fatti tanti, a partire da quello fortuito con Sean Penn. Come andò?
«Un mio amico mi chiese di portarlo dall’aeroporto a casa di un suo amico regista. Arrivata davanti al cancello della sua casa a Malibu lessi il cognome Penn sul citofono. Quando vidi Sean Penn davanti a me dovetti fingere indifferenza, ma fu un’emozione grande. E lo fu ancora di più scoprire quanto fosse accogliente, amichevole, gentleman. Ci preparò la cena, ascoltò i miei brani e guardò i miei video: una serata bellissima».
E poi l’incontro con Vasco Rossi…
«Ci trovavamo allo stesso evento ed io cantai Grazie a te, brano con cui avevo vinto il Festival di Viña del Mar. Da lì ci siamo incontrati altre volte casualmente ad altri eventi e siamo diventati amici. Nel 2019 mi ha chiesto di aprire due dei suoi concerti a San Siro e oggi per me Vasco oltre che un amico è un mentore, un preziosissimo consigliere che mi ha supportato molto nella scrittura dei miei brani».
Ha collaborato anche con Claudio Guidetti. Musicista, compositore e produttore che ha collaborato con artisti del calibro di Eros Ramazzotti e Laura Pausini.
«Amo Guidetti, lo conosco da dieci anni. Ci fece conoscere la mia amica Debora Villa con cui facevo la serie tv Benvenuti a tavola su Canale 5. Ci siamo rivisti a Los Angeles e un anno fa gli ho chiesto di scrivere qualcosa insieme. Ci siamo visti in studio, qualche accordo suo, ho completato la melodia e in pochi minuti sono nati Cambio di rotta e il duetto con Alexander Aocha ¿Vienes o Vas?»
E tra un viaggio e un brano in giro per il mondo, trova anche tempo per fare del bene. Lei è infatti testimonial con Sharon Stone della Building Peace Foundation, che costruisce ospedali e scuole in Siria.
«Ho cantato durante un loro evento e mi sono innamorata del progetto. Mi hanno invitato a essere una delle madrine. Donare, cose piccole o grandi, è importantissimo e io lo faccio sempre con gioia quando posso. L’ho fatto anche con Fuorigioco: tutti i proventi del brano verranno devoluti all’associazione Emiliano di Nardo per supportare una casa famiglia che ha una sede romana e una in America Latina».
Cosa farà nel suo immediato futuro?
«Fino a gennaio rimarrò in Italia per la promozione dell’album, a febbraio farò la spola tra Messico e Los Angeles, poi andrò in giro anche in tour promozionale tra Argentina e Messico».
Ha mai timore di questa visita così frenetica e nomade?
«Ci sono abituata e mi piace. Mi mette più ansia talvolta non essere all’altezza di chi crede in me e spero sempre di riuscire a fare tutto al meglio delle mie capacità».
In tutto questo andirivieni, c’è un posto che realmente chiama casa?
«Casa di mia nonna a Corchiano, in provincia di Viterbo. Quando mi siedo in giardino, lì mi sento davvero a casa mia».
E cosa dice a sè stessa quando siede in quel giardino?
«Ripenso a me quando ero piccola, avevo tanti sogni e spesso ero triste perché gli altri bambini mi prendevano in giro e mi dicevano che non ce l’avrei fatta».
E ce l’ha fatta alla fine, è felice?
Sì, oggi sono felice. Sono riuscita a eliminare alcune persone nocive dalla mia vita e a spazzare via tanti pregiudizi e anche molte mie insicurezze. Sono cresciuta, mi sento libera e ora no, non ho più paura».
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