Debora Pelamatti, moglie di Pezzali: «Ero vittima di un amore malato. Max è stato la mia cura»

Debora Pelamatti, moglie di Pezzali: «Ero vittima di un amore malato. Max è stato la mia cura»

Max Pezzali e sua moglie, Debora Pelamatti, prima di sposarsi (per lui sono le seconde nozze) sono stati a lungo amici. Amici-amici, di quelli a cui si confidano i segreti più intimi o che sai che puoi chiamare a ogni ora quando sei in difficoltà. Questo, molti fan del cantante già lo sapevano. Quello che però molti non immaginavano è che il loro amore — così felice e bello, almeno per come si può intuire che sia attraverso i social — sia nato spazzando i cocci di qualcosa di tragico. Un amore malato, che Pelamatti viveva con il suo fidanzato precedente e che Pezzali ha aiutato a far dimenticare, diventando per lui «la cura».

I tradimenti

A raccontarlo è stata lei stessa in una lunga e generosa intervista firmata da Selvaggia Lucarelli (che sul tema ha appena pubblicato un bel libro, Crepacuore, edito Rizzoli), su Domani, svelando la potenza devastante di una dipendenza affettiva con un uomo che la manipolava, tradiva e picchiava, ma da cui per anni non riusciva ad allontanarsi. Pelamatti, laureata in Legge, affermata sul lavoro, ha svelato che a conquistarla, all’inizio, erano i gesti eclatanti di questa persona che lasciavano presagire un grande amore: «Per il mio compleanno affitta un’intera spiaggia a Camogli facendola addobbare con candele. Mi diceva che ero la donna della sua vita, che l’amore l’aveva sognato così. Mi aveva messa al centro della sua vita, apparentemente», ha detto. Poi, la scoperta dei ripetuti tradimenti da parte di lui. «…finché una sera passo davanti casa sua e vedo una tizia che sta per entrare. Mi fermo, le chiedo cosa faccia lì, lei ammette di avere una relazione con il mio uomo… Saliamo in casa insieme, io volevo avere delle spiegazioni. Lui nel panico urla che lei è una squilibrata, che si è inventata tutto. Nel frattempo lei piangeva in un angolino».

Le vessazioni

Ma anche lì, succede l’imprevedibile: Pelamatti inizia a capire che non può stargli lontana, sceglie di credere alle sue bugie anche se tutti i suoi amici, a quel punto, la mettevano in guardia, non la capivano più. «Piano piano ho iniziato a mentire a tutti, anche a mia sorella — spiega nell’intervista —. Facevo pensieri strani, pensavo di meritare di soffrire per quella che evidentemente era una causa superiore». Un folle motivo che la spingeva ad accettare vessazioni e, dopo un certo punto, anche violenze fisiche: «Scopro che aveva scritto a venti donne lo stesso messaggio: “Mi manchi, non vedo l’ora di fare l’amore come l’ultima volta”. Eravamo insieme da 5 anni, era l’ennesima mortificazione. Lo affronto, lui mi prende la testa e inizia a sbattermela contro l’asse del water: “Stronza, io stavo giocando!”».

L’amicizia con Max

Lì ha capito definitivamente di aver bisogno di un aiuto anche medico. Nel mentre Pezzali, suo migliore amico dal 1995, le diceva di fuggire. Ma lei ci ricasca «finché una sera lui mi prende a calci e come ulteriore sfregio mi versa una bottiglietta d’acqua addosso. Chiamo Max, lui viene subito ma abbiamo paura che andando al pronto soccorso insieme il giorno dopo i giornali scrivano tutto. Ho un orecchio tumefatto e mi gira la testa, chiamiamo un’amica che mi porta in ospedale». Dopo quel momento, «Max mi confessa di essersi innamorato di me ma di non essere disposto ad assistere a quello scempio che stavo facendo della mia vita, dice che non mi riconosce più e non vuole soffrire, che non mi avrebbe più risposto… Per tre giorni non mi risponde al telefono, mentre l’altro continuava a cercarmi. Allora la notte della Befana salgo in macchina in pigiama e all’una suono il campanello di casa sua. Gli dico che lo amo». Era il 6 gennaio del 2013.

L’amore sano

Da quel giorno i due ex amici hanno iniziato a prendersi cura l’uno dell’altra. «L’altro mi mandava messaggi furibondi dicendo che Max era solo un ciccione tatuato, che non era l’uomo per me, ma non contava più nulla… Penso alla donna che ero in quel periodo ed è come se stessi pensando a un’altra persona. Non mi riconosco… Se ci ripenso me ne vergogno. Pochi sanno di questo mio dolore». E alla domanda: hai mai pensato che Max possa essere stato “un sostituto”? La risposta è onesta: «Certo, anche Max se lo è chiesto. E la risposta è che Max non è stato una ruota di scorta, è stato fin da subito l’amore sano, l’amore pulito. E anche la cura».

Chiara Maffioletti, corriere.it

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