In finale solo due donne su dodici concorrenti. Significa che X Factor è maschilista? La pay tv respinge l’accusa. «Da questo punto di vista noi abbiamo un occhio in più a 360 gradi in tutte le nostre produzioni — spiega Nils Hartmann, senior director Original Productions Sky Italia—. Il talento non discrimina, quest’anno è andata così, l’anno prossimo magari ci saranno 10 donne». Un giudizio condiviso dai 4 giudici, che poi sono quelli che hanno fatto le scelte. Per Emma tirare in ballo quote rosa, sessismo e maschilismo «è una polemica forzata»: «Abbiamo avuto la possibilità di fare scelte su basi artistiche e così è stato. Non mi piace parlare di quote rosa: è anacronistico perché vuole sottolineare che le donne sono la parte debole della società. Ragionare in questi termini significa che non ci sarà mai la parità e non arriveremo mai a una società veramente aperta, inclusiva e senza gabbie per nessuno». Sulla stessa sintonia anche Manuel Agnelli: «Gli artisti sono stati valutati come persone, senza distinguere tra uomini e donne, e per il loro talento. La trasmissione poi non deve dimostrare di avere aperture di nessun tipo, perché lo ha sempre dimostrato nei fatti. Credo che queste scelte tra l’altro siano la dimostrazione della libertà di cui tutti noi godiamo all’interno del programma. Se ci avessero imposto delle quote non saremmo qui a commentare giudizi che sono — ripeto — unicamente basati sul talento». Mika concede: «È un peccato, ma ogni anno è diverso e può succedere che vada così».
I Live di X Factor (al via giovedì, come sempre su Sky Uno, la prima puntata anche su Tv8) si svolgeranno al Teatro Repower di Assago, alle porte di Milano. La finale invece al Forum (sempre Assago) il 9 dicembre. Emma (Vale LP, Le Endrigo, Gianmaria i concorrenti nella sua squadra) ha fatto le sue scelte «cercando personalità e penna, ovvero scrittura. Mi interessa che un talento non abbia idea di cosa vuole fare, ma piuttosto di cosa vuole essere». Il gruppo di Hell Raton (Baltimora, Versailles, Karakaz) ha al centro un lavoro sul crossover tra cantautorato con sonorità e approcci al mondo rap e urban. Il trio di Manuel Agnelli (Erio, Bengala Fire e Mutonia) manifesta la propria forte identità attraverso il racconto della cultura musicale: «Ho scelto due band che interpretano il rock in maniera diversa: una più inglese, l’altra più americana. Erio invece sa mescolare elettronica minimalista e canzone d’autore». Infine con Mika (Fellow, la sedicenne Nika Paris, Westfalia) si manifestano radici multiculturali, «un pop non sintetico, ma di pancia».
Ludovico Tersigni, il conduttore, invece dovrà dimostrare di saper tenere il palco dal vivo, cosa ben diversa dalle puntate registrate e montate dove c’è una rete di protezione e tutto è più semplice. Quanta paura ha da uno a dieci? «Facciamo undici».
Renato Franco, corriere.it