Laura (interpretata da Carlotta Natoli, vista in “Braccialetti rossi” e “Tutti pazzi per amore”) è una poliziotta di origine romana trapiantata a Torino per seguire Iacopo (Gian Marco Tognazzi), con cui condivide la professione e tre figli: Allegra, in lotta con le bizze dei suoi 13 anni e i gemelli pestiferi Luca e Marco
Sembrerebbe un ménage (quasi) ordinario, con una donna tuttofare divisa tra carriera e famiglia. Ma fin dalla prima puntata sarà chiaro che la vita di Laura è tutt’altro che semplice. Iacopo la tradisce con un’altra donna e alla instancabile poliziotta non resta altra scelta che dirgli addio. La storia inizia proprio da qui, con Laura che orgogliosa firma le carte del divorzio, convinta di potercela fare da sola a gestire casa, figli e delitti irrisolti. A complicare le cose ci si mette Matteo Maresca (Daniele Pecci, già protagonista de “Il bello delle donne” e “Orgoglio”), ispettore capo, tombeur de femme e maschilista, allontanato dalla Sicilia per insubordinazione e spedito in Piemonte a espiare le sue colpe. Dopo un primo “scontro”, Matteo resterà sedotto dalla poliziotta in trench, Carlotta, ci racconta chi è Laura?
Una donna normale, come tante, in perenne equilibrismo tra famiglia e lavoro. Ha un pensiero obliquo, perché non arriva alla risoluzione dei casi attraverso la pura logica. Affronta gli omicidi come un rebus.
Cosa c’è di lei in Laura?
La sua passione e la sua ironia sono caratteristiche anche mie. Laura però è molto più leggera. Di sicuro, il fatto che sia perennemente di corsa, è un mio tratto.
E’ una condizione tipica femminile, non trova?
Assolutamente. La mia detective non sa come dividersi tra mille impegni. La mia vita e quella della maggior parte delle donne è così. Ricordo ancora l’incubo delle lancette che scorrevano quando giravo a Cinecittà la fiction “Tutti pazzi per amore”. Le riprese finivano alle 16 e mezz’ora dopo dovevo essere a scuola dai miei figli. Roba da collasso delle sinapsi. Ci vuole determinazione e poi quella che io chiamo la terza via.
Sarebbe?
Il mondo, soprattutto quello televisivo, si divide in due categorie di donne. Le gnocche o le misteriose. Quindi, o hai la bellezza o punti sul temperamento. Laura invece sceglie l’arma dell’ironia e questo la rende autentica. Anch’io sono così. Questa terza via è il mio asso nella manica.
Si sente penalizzata rispetto ai colleghi uomini? Si dice che guadagnino di più a parità di impegno.
Non so quanto guadagnano. Ma più che economico, il problema è culturale. La società ci chiede di essere madri al top: guai a commettere un errore, le conseguenze sarebbero devastanti. Contemporaneamente devi essere una lavoratrice inappuntabile, perché, oggi più che mai, data la crisi, devi collaborare economicamente. E devi pure sentirti professionalmente realizzata e dimostrare agli altri di esserlo. Come se non bastasse, sei chiamata a fare la moglie accudente e la compagna sexy. Quindi tutti giù con le punturine o le corse in palestra. Sono dei clichè dai quali difficilmente ci liberiamo. Io non mi ci riconosco e questo mi ha penalizzato abbastanza sul lavoro.
In che senso?
Sceneggiatori e registi sono quasi tutti uomini. Inseguono un modello preciso di donna. Fa eccezione Ivan Cotroneo, lui ha uno sguardo diverso sul mondo femminile. Ma complessivamente, essendo il mondo pilotato al maschile, s’immagina che noi siamo lì ad eseguire ordini, pur lavorando il triplo. Purtroppo ci sono ancora pochissime donne che riescono a raggiungere dei posti di potere e per farlo, devono dimostrare di avere attributi al quadrato. Invece anche un uomo con un cervello minimale può sperare di farcela con minori difficoltà. Purtroppo è ancora così.