Il 28 luglio Riccardo Muti compie 80 anni. E si avvia a festeggiarli affrontando per la prima volta una partitura imponente e difficile come quella della ‘Missa Solemnis’ di Beethoven, che dirigerà il 13, 15 e 16 agosto al Festival di Salisburgo, alla guida dei Wiener Philharmoniker, un’orchestra cui è legato da sempre. “Ci lavoro da più di mezzo secolo, ma non ho mai osato dirigerla. Lo farò ad agosto a Salisburgo. È la Cappella Sistina della musica: la sola idea di accostarla mi ha sempre dato grande timore”, ha rivelato il maestro napoletano in una recente intervista al ‘Corriere della Sera’. Insignito da oltre 20 lauree ‘Honoris causa’ dalle più importanti università del mondo, Muti ha alle spalle una carriera di straordinari successi internazionali, sorretta dalla continuità di una instancabile ricerca dei molti significati nascosti nelle partiture dei grandi compositori. A cominciare da Giuseppe Verdi.
Figlio di un medico molfettese, Domenico Muti, e di Gilda Peli Sellitto, nonostante la famiglia vivesse a Molfetta, Muti nasce a Napoli per volontà della madre, che immaginando un giorno di dover rispondere all’estero dove fossero nati i suoi figli, riteneva che Molfetta fosse un luogo sconosciuto e difficile da spiegare, mentre Napoli è una città ben nota in tutto il mondo. Muti però cresce e studia a Molfetta nello stesso liceo che frequentò Gaetano Salvemini, per poi trasferirsi a Napoli e studiare pianoforte con Vincenzo Vitale, diplomandosi al Conservatorio di San Pietro a Majella. Poi si trasferisce a Milano dove studia composizione con Bruno Bettinelli e direzione d’orchestra con Antonino Votto, braccio destro di Arturo Toscanini e rappresentante di quella tradizione operistica italiana che Muti fa propria.
E la rivela compiutamente nel 1971, quando Herbert von Karajan lo invita a dirigere il ‘Don Pasquale’ di Donizetti al Festival di Salisburgo alla guida dei Wiener Philharmoniker. Muti in quell’occasione divide la critica rompendo il cliché che vedeva il capolavoro di Donizetti come una semplice ‘operina’, e ne rivela lo spessore e l’intima inflessione patetica. Con i Wiener inizia un lungo rapporto di collaborazione basato sulla “stima” reciproca, che porta alle interpretazioni mozartiane e all’affascinante lettura delle sinfonie di Schubert, fino ai concerti di Capodanno. L’ultimo, quello dello scorso 1 gennaio, che si è tenuto nella sala del Musikverein di Vienna senza pubblico per via della pandemia.
Nel corso della sua lunga carriera Muti si confronta con le più grandi orchestre, da quella del Maggio Fiorentino, di cui è stato direttore dagli esordi nel 1968 al 1980, a quella della Scala (1985-2005), alla londinese Philharmonia Orchestra (1973-1982), l’orchestra di Filadelfia (1980-1992), ai numerosi incontri con i Berliner Philharmoniker e oggi alla guida della Chicago Symphony, una delle più prestigiose orchestre del mondo sul cui podio arriva nel 2010 in veste di direttore musicale.
In questi anni Muti – sposato dal 1969 con Cristina Mazzavillani, padre di tre figli (Chiara, Francesco e Domenico) e nonno di due nipoti (Gilda, figlia di Chiara e Riccardo, figlio di Francesco) – ha sempre cercato di formare le nuove generazioni di esecutori fondando a Ravenna, città in cui vive con la famiglia, la ‘Riccardo Muti Italian Opera Academy’, con l’obiettivo di trasmettere ai giovani musicisti la sua esperienza, e l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, formata da giovani strumentisti scelti da una commissione internazionale e intitolata a uno dei suoi compositori prediletti, “ingiustamente tralasciato”, secondo Muti, perché considerato “dotto e noioso classicista” e “musicista per musicisti”. In realtà Cherubini era tra i compositori più ammirati da Beethoven che lo considerava “il maggior compositore drammatico vivente”.
Intanto la Warner celebra il compleanno di Muti con un cofanetto di 91 cd che raccoglie tutte le registrazioni di opere sinfoniche e corali dirette dal maestro napoletano tra il 1973 e il 2007 che comprendono musiche di Berlioz, Bruckner, Beethoven, Cherubini, Dvorak, Mozart, Schubert, Rossini, Schumann, Scriabin, Verdi e tanti altri. Una raccolta che getta luce su una carriera straordinaria che non a caso fa di Muti uno degli italiani più famosi in tutto il mondo. E che il prossimo 29 luglio celebra con un concerto nel Cortile d’Onore del Quirinale, alla guida dell’Orchestra Giovanile Cherubini, l’apertura dei lavori del G20 della Cultura. Un auspicio per un uomo che alla soglia degli 80 anni appare disilluso rispetto alla cultura musicale in Italia: “A volte mi sembra di parlare ai sordi. Muti che parla ai sordi… Avvilente. Non è mancanza di volontà; è ignoranza atavica – dice nell’ultima intervista al ‘Corriere’ – E dire che le radici della musica mondiale sono in Italia: Palestrina, Monteverdi, Frescobaldi, Luca Marenzio, Scarlatti…”.
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