Flavio Insinna parla per la prima volta della sua (giovane) fidanzata: “Adriana mi ha reso un uomo migliore”

Flavio Insinna parla per la prima volta della sua (giovane) fidanzata: “Adriana mi ha reso un uomo migliore”
Il conduttore Rai apre il suo cuore al settimanale Oggi. In una lunga intervista in cui parla di tutto. Amore compreso

Flavio Insinna a cuore aperto, apertissimo: per la prima volta, parla della sua fidanzata, Adriana Riccio (che ha ben 13 anni meno di lui). E lo fa in questa intervista esclusiva a Oggi. In cui ricorda anche i suoi esordi, svela perché ha rifiutato Sanremo e del perché si è convinto a riportare in tv Il pranzo è servito.

Flavio Insinna detesta le interviste, ma fa di tutto perché vengano bene. Manda vocali pieni di allegria e di verve organizzativa («Dobbiamo parlare con un attimo di calma, che sia una chiacchiera tra due esseri umani»), trova, nel senso che inventa, uno spazio libero tra riunioni e registrazioni e lo riempie di risate, di una luce speciale che è un po’ sua, un po’ di una donna «che quando se ne va si spegne tutto». Ha riportato in tv Il pranzo è servito di Corrado, tornerà in Don Matteo, ma si parte da Raffaella Carrà. «Credo ci sia solo da ringraziare e da continuare a imparare. Imparare il coraggio di una donna che, famosissima in Italia, decide di giocarsi a testa o croce tutto quello che ha e se ne va all’estero. Trionfa in Spagna, e anziché godersi il successo, rientra a casa e si rimette in discussione. Ci ha lasciato un’impareggiabile lezione di curiosità e di audacia».

A lei l’audacia non manca: ha riportato in tv Il pranzo è servito dell’inarrivabile Corrado. «Lo faccio al mio livello. L’importante è essere leali verso se stessi, e verso i propri miti. Io mi sono innamorato del mestiere guardando in tv Corrado, la Carrà, Enzo Tortora, Baudo. Ho letto una critica del tipo: “Insinna non è Corrado”. Ma davero? Trova una cosa più fantasiosa se mi vuoi ferire…».

Ha paragonato Corrado a Pelé. Lei chi è? «Io ho sempre voluto essere il Gattuso della Rai, ed è una cosa pazzesca che ci sia più o meno riuscito».

La moglie di Corrado, Marina Donato, cosa le ha detto? «“Vatti a divertì”. Che poi era quel che diceva il mio Maestro Gigi Proietti».

Si è sempre divertito, in tv? «Io rivendico una cosa: se rigirassi in dei “sì” tutti i “no” che ho detto nella mia carriera, e tramutassi in “no” i miei “sì”, a quest’ora sarei molto più benestante e infinitamente più infelice. Mi hanno proposto cose giganti, ma quando sapevo o sentivo di non essere all’altezza, ho sempre risposto: “No, non sò bbono”. In Rai i dirigenti mi guardavano come fossi matto, ma sono sempre rimasto fermo nei miei rifiuti. “Lo faccio anche per voi”, spiegavo, “vi farei un danno”».

Tra queste cose giganti c’era il Festival di Sanremo? «È un percorso che il direttore Del Noce voleva fare. Mi diceva: “Tu presenti quello, presenti questo, e poi fai Sanremo”. Io 14-15 anni fa gli risposi: “Non sono in grado”. E lo ripeterei anche oggi. Mi creda: non sto facendo come i re shakespeariani che fingono di spingere via la corona, e poi se la prendono sterminando tutta la corte. Sanremo è da numeri 10, io sono un mediano».

Strano non si ritenga all’altezza… «Arrivare all’Ariston e dire “Buonasera” magari, se non svieni per la paura, ce la puoi anche fare, ma tutta la costruzione del Festival è una cosa da pazzi. Lei mi ci vede a chiamare Giorgia, e dirle: “Ciao, sono Flavio, faccio Sanremo, mi mandi la tua canzone?”. Lei, che pure conosco e che è deliziosa, risponderebbe: “Flavio chi?”».

Non si butti giù. «Nel 2007 andai ospite a Sanremo, e qualche settimana prima feci un salto a trovare Pippo Baudo. Era nel suo studio sommerso da un miliardo di cd, e continuava a chiamare tutti, e a tutti diceva: “Lavora sul ritornello” oppure “Cambia la prima strofa”. Poi a un certo momento mi fa sentire la canzone di Cristicchi (Ti regalerò una rosa, ndr), io chiudo gli occhi per ascoltarla, e quando li riapro me lo ritrovo commosso, con gli occhi lucidi. Mi disse: “Vincerà questa”. Non sono in grado, capisce? C’è questo “piccolo” equivoco: io ho fatto due scuole, un master, svariati seminari per fare l’attore di teatro. Nel giudizio finale della scuola di Proietti c’era scritto: “Perfetto per la tragedia greca e i drammi shakespeariani”. Quando leggo delle stroncature o quando qualcuno dice: “Nun è bbono a presentà”, io sono d’accordo: sono anni e anni che, da attore, faccio finta di condurre. Ma lei lo sa come finisco ad Affari tuoi?».

No. «Vado a Saint Vincent per ritirare la Grolla d’oro per Don Bosco (miniserie del 2004 sulla vita di don Giovanni Bosco, ndr). Io, che ero semisconosciuto, salgo sul palco all’una di notte, dopo che erano stati premiati tutti, quando in sala il pensiero dominante era: “Troveremo un posto ancora aperto per cenare?”. Per fortuna presentava Fabrizio Frizzi, perché magari un altro, per stanchezza, mi avrebbe liquidato in un minuto. Lui, invece, mentre salgo i gradini per raggiungerlo sul palco, scandisce: “E adesso vediamo un bello spezzone dal film Don Bosco, che ha vinto nella categoria…”. Io, credendo di avere il microfono chiuso, dico: “Ma è proprio necessario?”».

Ed era aperto, il microfono? «Esatto: la gente si mette a ridere, Fabrizio, che era un fuoriclasse, capisce, e comincia a giocare e a scherzare con me. Faccio la cosa che mi riesce meno peggio: il cretino, il pagliaccio. La mattina dopo mi
chiama la mia agente Paola Bonelli e mi fa: “Flavio, che hai combinato ieri sera?”. E io: “Niente, ho preso la Grolla d’oro”. E lei: “Mi stanno chiamando da destra e sinistra, vogliono farti dei provini perché pensano che potresti diventare un conduttore”».

Dopo 15 anni tornerà in Don Matteo nei panni del Maggiore dei carabinieri Flavio Anceschi. «Può testimoniare la mia compagna: la notte prima di tornare sul set non l’ho dormita, sono arrivato al trucco che ero sfigurato. È un pezzo magnifico della mia vita – e dico vita, non carriera – che si riaccende».

Bova, che sostituirà Terence Hill, ha cominciato male: «Sono contento che ritorni Insinna, piaceva tanto a mia madre». Le ha dato del vecchio. «Ma lo sono: ho 56 anni».

Bova va per i 50. «Ho capito, ma la natura, diciamo così, ci ha trattato diversamente. E poi i complimenti che preferisco sono quelli dei bimbi e degli anziani. Una bambina mi ha scritto: “Flavio, dopo Peppa Pig, sei il mio cartone animato preferito”. Vale un Oscar».

A proposito di bambini: perché non ne ha fatti? «Me l’ha come imposto un istinto quasi animale: avendo avuto una famiglia fantastica, non volevo costruirne una “monca”».

Monca? «Con un papà assente, che parte e riparte, e non c’è quando i figli studiano, giocano, crescono».

Si è pentito? «Non è il participio passato giusto. Tornando indietro, una chance in più me la sarei data per provare a vincere paura degli aghi e fare il medico come mio padre. E se avessi fatto il medico, avrei avuto dei figli».

Della compagna Adriana Riccio (ex concorrente di Affari tuoi, ndr) non parla mai. «È una donna che ti dà una forza che non riesco a definire».

Ci provi. «Quando parte e va a trovare i suoi al Nord la casa si spegne. Ma si spegne proprio tutto: il giardino s’intristisce, le cose colorate che abbiamo a casa diventano fosche e cupe. E quando torna si riaccende tutto. Irradia una cosa che ha solo lei, emana una luce… Devo citare l’amico Rosario Fiorello, che quando gli chiesero della moglie Susanna, rispose: “Mi fermo, perché dovrei dire tante cose che a voi parrebbero troppe, mentre a me sembrerebbe di non aver detto ancora abbastanza”».

Il Corriere della Sera le ha chiesto se ha fatto la pace con Antonio Ricci e Striscia la Notizia. Lei ha risposto che la pace deve farla con se stesso. L’ha fatta? «Se sei pacificato con te stesso – e ora lo sono, grazie ad Adriana – sei in pace con tutti. Se ti vuoi bene… Sa qual è la cosa che più vorrei?».

Qual è? «Non sono al livello di Adriana, non lo sarò mai, ma vorrei che un pochino del mio sorriso arrivasse a lei, non vorrei essere la parte che prende e basta. Sono come Jack Nicholson in Qualcosa è cambiato: lei mi dà quella voglia di prendere le pillole per essere un uomo migliore».

Alessandro Penna (oggi.it)

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