C’è anche Miley Cyrus in uno dei tre nuovi episodi della serie sulla tecno-paranoia contemporanea creata da Charlie Brooker, dal 5 giugno su Netflix
Sessualità in digitale, cieca ossessione delle notifiche, robottini più Blade Runner che Alexa. Il 5 giugno arriva su Netflix la quinta stagione di Black Mirror, la serie più ossessiva sul cocktail quotidiano (e distopico) di tecnologia, umanità e società, un’osmosi spesso oscura come “lo specchio nero” di uno smartphone. Dopo Bandersnatch, l’episodio interattivo e immersivo della stagione precedente (dove gli spettatori entravano letteralmente nella storie e potevano scegliere vari finali e scene) che secondo il suo creatore Charlie Brooker “verrà presto riproposto perché andato bene”, sono tre i nuovi episodi della celebrata serie. Il primo, Striking vipers, ritmato da una notevole performance dell’americano Anthony Mackie e Yahya Abdul-Mateen II, mescola una sessualità repressa alla realtà aumentata dei videogiochi, anche se torna a tratti il porno “quasi huxleyiano” che abbiamo già visto nei display di Fifteen Million Merits nella prima stagione di Black Mirror. Nel secondo episodio invece, Smithereens, c’è una folle interpretazione di Andrew Scott, autista on demand che vuole prendersi, a suo modo, la rivincita sul suo social network preferito dopo un clic di troppo. Nell’ultimo, Rachel, Jack and Ashley, too, c’è invece a sorpresa la cantante americana Miley Cyrus, che torna in scena con i capelli rosa e una partecipazione sofisticata, anche se oscurata dal suo “alter ego” di plastica. “Ho scelto Miley per far incazzare tutti”, ha detto Brooker.Dal primo episodio The National Anthem di otto anni fa, che tra le altre cose previde l’umiliazione mediatica di un primo ministro inglese, Black Mirror è cambiato molto, pur sviscerando sempre il suo argomento principe, e cioè quanto ci specchiamo nel tenebroso schermo della tecnologia. In questi nuovi episodi c’è più umanità rispetto al passato ma allo stesso tempo si è perso un po’ il tragico black humor, più inglese che americano, di cui erano pervasi i primi episodi. Stavolta c’è più introspezione, a tratti malinconica, e la tecnologia pare più docile nei confronti degli umani, con tutti i suoi drammatici lati oscuri.Per il resto, anche la quinta serie è stata creata e scritta sempre dallo stesso geniale Charlie Brooker, che con Annabel Jones ne è anche il produttore esecutivo. E continua il concetto di narrazione antologica, cioè con attori, storie e trame sempre diversi e slegati – a parte qualche congiunzione e riferimenti limitati. In occasione di quest’ultimo “release”, Brooker ha detto che anche Bandersnatch “doveva essere incluso in questa ultima produzione. Ma poi abbiamo deciso che poteva reggere da solo”.
Antonella Guerrera, repubblica.it