LA CHAMPIONS SARÀ TUTTA IN PAY TV

LA CHAMPIONS SARÀ TUTTA IN PAY TV

Parla il direttore dei contenuti di Mediaset Premium: in futuro si giocherà al sabato e alla domenica. Yves Confalonieri: la sola pubblicità non basta a coprire i costi

championsDa ieri sera sulla facciata del Mondadori megastore di piazza Duomo, a Milano, è esposta una installazione di luce alta tre metri, firmata dall’artista Marco Lodola, che celebra i dieci anni dalla vittoria dell’Italia ai Mondiali di calcio 2006 in finale contro la Francia. Rappresenta la famosa testata di Zinedine Zidane (ora allenatore del Real Madrid) a Marco Materazzi.
E si intitola «Mio cugino», ricordando la storia che lega l’Italia ai vicini cugini d’Oltralpe. Chissà se l’iniziativa sarà apprezzata da Zidane (a Milano come tecnico del Real Madrid in finale con l’Atletico Madrid) e soprattutto dalle parti di Premium, che in questi giorni ha griffato tutta piazza Duomo per il big match di domani a San Siro (la Champions è una esclusiva tv Premium fino al 2018), e che entro settembre verrà rilevata al 100% dai francesi di Vivendi. Prevarrà il senso di cuginanza, oppure i transalpini daranno una testata a Mediaset, o, invece, alla fine vincerà l’Italia come nel 2006?
I vertici di Premium, ovviamente, non si sbilanciano. Anche se Yves Confalonieri, direttore dei contenuti di Mediaset Premium, ha le idee piuttosto chiare su come dovrà essere la Champions del futuro: «Questa di Milano è la quarta finale europea prodotta da Mediaset, dopo due di Champions e quella di Europa League nel 2014 a Torino. Da un punto di vista editoriale, siamo molto soddisfatti dopo questo primo anno di esclusiva. E Premium Sport, canale nato solo 11 mesi fa, è diventato la prima rete tematica sportiva per ascolti. Non siamo però stati molto fortunati con le squadre italiane: la Lazio è uscita ai preliminari e la Juve agli ottavi. Credo che l’Uefa debba cambiare qualcosa, dovrà garantire di più nazioni come Italia, Spagna, Germania e Inghilterra, con metodi che offrano certezze ai grandi club e più tutele nei turni preliminari. È pazzesco, per dire, che l’anno prossimo restino fuori dalla Champions brand come Milan, Inter, Chelsea o Manchester United. O che, al prossimo preliminare, la Roma rischi di incontrare il Manchester City». Quanto al futuro del calcio e delle aste dei diritti tv (a inizio 2017 ci sarà quella per la Champions 2018-2021), «credo poco alle formule in chiaro di cui si parla in questi giorni. Il calcio ha costi talmente alti che non si può reggere con la sola pubblicità. Una partita ha pochi spazi nei quali inserire gli spot, non è un programma di intrattenimento dove ogni 25 minuti ne fai 4-5 di pubblicità. Una partita di Champions, quando va bene, ti fa incassare 1-1,2 milioni di euro di pubblicità. Ed è chiaro che solo con gli spot non copri i costi. Secondo me la tendenza sarà verso una Champions tutta in pay. Anche la Coppa Italia, trasmessa dalla Rai (pagati 67 milioni di euro per i diritti in chiaro nel triennio 2015-2018, ndr), non ce la fa a coprire i costi. Figuriamoci la Champions. E tra un paio di aste non escludo che si decida di giocare la Champions al sabato e alla domenica, e i campionati nazionali in turni infrasettimanali».
Per la prima volta la finale avrà uno show inaugurale, con le esibizioni di Alicia Keys e Andrea Bocelli prima del match a San Siro. Poiché sarà l’Italia, e nella fattispecie Premium, a produrre la partita (fornendo il segnale a oltre 200 paesi collegati), lo sforzo messo in campo è notevole: nove regie, di cui sette a San Siro, una in piazza Castello e una in piazza Duomo; allo stadio 43 telecamere, più altre otto per le personalizzate Premium, e una spidercam che, prima in Europa, arriverà a livello del secondo anello del Meazza; nel parcheggio di San Siro un compound per le tv di 13 mila metri quadri che ospita oltre 100 mezzi tv, 1.400 addetti, 35 chilometri di cavi. E l’ex campione di ciclismo Gianni Bugno a volteggiare col suo elicottero per le riprese aeree.
Col passaggio a Vivendi, comunque, cambieranno poche facce a Premium, al massimo un paio di manager di vertice, mentre struttura produttiva e redazione giornalistica guidata da Alberto Brandi rimarranno più o meno le stesse.

Claudio Plazzotta, Italia Oggi

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